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mercoledì 9 gennaio 2013

Regione: Vicepresidente del Consiglio su situazione carceri


“La condanna della Corte europea di Strasburgo all’Italia per il sovraffollamento delle carceri dovrà essere assunta come monito e come uno degli impegni prioritari dal prossimo Parlamento”.
Lo afferma il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò.
“L’Italia ha dovuto subire l’ennesima umiliazione su una questione civile assolutamente delicata che connota l’indice di qualità del sistema democratico. Ma i dati – prosegue Alessandro Nicolò – sono inquietanti: sono ventimila i detenuti in più rispetto alla capienza di 45 mila delle strutture operative, di cui il 40% in attesa di giudizio. Lentezze processuali, strutture fatiscenti le cui condizioni si sono ulteriormente aggravate per il taglio delle risorse della Giustizia, relegano il nostro Paese accanto alla Serbia, nonostante il decreto salva-carceri, che ha permesso di deistituzionalizzare  ed assegnare alla pena alternativa ben tremila detenuti. Secondo i dati dell’associazione ‘Antigone’ – prosegue Alessandro Nicolò – fatta base cento per posti letto, sono 142 i detenuti in Italia, a fronte di una media europea del 99% circa. Tutto ciò, in condizioni fatiscenti, spesso senza acqua e servizi igienici minimi, situazioni – sottolinea Nicolò – che inducono fatalmente atteggiamenti autolesionistici, forme di aggressività, ulteriormente moltiplicate dall’insufficienza di personale di polizia penitenziaria, di servizi sociali, di strutture alternative aperte, come nel caso del ‘Luigi Daga’ di Laureana di Borrello.  E’ dunque necessario stringere i tempi – suggerisce Alessandro Nicolò -  individuando, nel contingente, istituti giuridici che consentano forme di detenzione extracarceraria, e, nel contempo, accelerare tutte le procedure amministrative affinchè strutture di detenzione come il supercarcere di  ‘Arghillà’, siano al più presto messe nella condizione di operatività. La sentenza di Strasburgo – conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale – è stata uno spartiacque senza ritorno per il nostro sistema penitenziario cui occorrerà la massima attenzione, nonostante i tempi di crisi, poiché rappresenta uno degli indici di civiltà, di autorevolezza di uno Stato che non dia l’impressione di comminare soltanto ‘vendette’, ma che sia garante delle parti, aggressori ed offesi, con i canoni della democrazia compiuta”. 

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