Dal
Sappe è giunta notizia secondo cui la casa circondariale a custodia attenuata di
Laureana di Borrello verrà chiusa.
La struttura ospitava detenuti in
custodia attenuata ed era considerata uno tra i migliori istituti di pena
italiana: di tipo cosiddetto “sperimentale”, in quanto forniva i mezzi
necessari alle persone detenute per un reinserimento nella società una volta
finito di espiare la pena.
Il motivo di tale assurda decisione
pare sia quello relativo alla carenza di personale di polizia penitenziaria
negli altri circuiti carcerari della regione calabrese.
Spesso, denuncia più volte il Sappe, il
personale è costretto a lavorare su doppi turni per far fronte alle esigenze
degli istituti, dove la situazione è ormai incontrollabile. Si parla di
sovraffollamento, le nostre carceri ospitano il 30% di detenuti in più della
capienza consentita, ed il personale non ce la fa a far fronte a tale emergenza.
Nello specifico, quello di Laureana può
essere un esempio di quanto sta accadendo in Italia, se non fosse che, in un
panorama in cui questa situazione drammatica non trova rimedio nella
legislatura, rappresenta l'unico istituto in cui alle persone che vi arrivavano
veniva offerta una vera possibilità di riscatto. Il tanto declamato articolo 27
della Costituzione, che prevede la riabilitazione della persona reclusa, in
questo istituto aveva modo di essere rispettato.
La questione della carenza di personale
non può essere considerata una valida motivazione per far chiudere una
struttura come quella di Laureana. Seppur di piccola dimensione, la sua
chiusura andrà comunque a gravare sulla situazione di sovraffollamento delle
carceri che colpisce tutte le strutture carcerarie calabresi.
Da tempo il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha parlato di “prepotente urgenza” facendo riferimento
proprio alla gravissima situazione delle carceri italiane, e da tempo, altresì,
i vari ministri della giustizia che si sono susseguiti nelle ultime legislature
non hanno fatto altro che proporsi nella direzione di dare una giusta e
dignitosa dimensione alla detenzione intramuraria. Si sa che la soluzione non è
né la costruzione di altre carceri, né tantomeno la chiusura dei rarissimi
centri di eccellenza. Se si pensasse di proporre in maniera più allargata le
varie misure alternative alla detenzione (come la semilibertà o l'affidamento
al servizio sociale) o se si depenalizzassero alcuni reati e cancellassero
altri (come quello di “clandestinità” voluto dalla Bossi-Fini), forse la
situazione non sarebbe così estrema come lo è attualmente.
Si riempiono le galere fino a farle esplodere,
tagliando allo stesso tempo il personale di polizia o al massimo mantenendolo
intatto.
Infine si chiudono i centri di
eccellenza come quello di Laureana, uno tra le pochissime carceri italiane dove
veniva rispettato, efficacemente, il fine riabilitativo e rieducativo della
pena. Lo chiudono per mandare il personale di polizia penitenziaria in altre
strutture dove ne sono carenti. Tutto ciò in una situazione drammatica di
sovraffollamento generale e di malagiustizia che regna dentro queste
istituzioni.
Invece, chiudendo Laureana di Borrello,
spengono quella fiammella di luce positiva che poteva venire fuori da un luogo
di pena. Domanda: perché non iniziare ad accogliere le tante domande di
trasferimento di agenti di polizia penitenziaria che dal nord chiedono di
essere spostati al sud?
Rifondazione comunista chiede pertanto
al Governo d intervenire con urgenza perché venga immediatamente riaperto
l’istituto di Laureana.
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