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lunedì 1 ottobre 2012

PRC: nota contro chiusura carcere di Laureana


Dal Sappe è giunta notizia secondo cui la casa circondariale a custodia attenuata di Laureana di Borrello verrà chiusa.
La struttura ospitava detenuti in custodia attenuata ed era considerata uno tra i migliori istituti di pena italiana: di tipo cosiddetto “sperimentale”, in quanto forniva i mezzi necessari alle persone detenute per un reinserimento nella società una volta finito di espiare la pena.
Il motivo di tale assurda decisione pare sia quello relativo alla carenza di personale di polizia penitenziaria negli altri circuiti carcerari della regione calabrese.
Spesso, denuncia più volte il Sappe, il personale è costretto a lavorare su doppi turni per far fronte alle esigenze degli istituti, dove la situazione è ormai incontrollabile. Si parla di sovraffollamento, le nostre carceri ospitano il 30% di detenuti in più della capienza consentita, ed il personale non ce la fa a far fronte a tale emergenza.
Nello specifico, quello di Laureana può essere un esempio di quanto sta accadendo in Italia, se non fosse che, in un panorama in cui questa situazione drammatica non trova rimedio nella legislatura, rappresenta l'unico istituto in cui alle persone che vi arrivavano veniva offerta una vera possibilità di riscatto. Il tanto declamato articolo 27 della Costituzione, che prevede la riabilitazione della persona reclusa, in questo istituto aveva modo di essere rispettato.
La questione della carenza di personale non può essere considerata una valida motivazione per far chiudere una struttura come quella di Laureana. Seppur di piccola dimensione, la sua chiusura andrà comunque a gravare sulla situazione di sovraffollamento delle carceri che colpisce tutte le strutture carcerarie calabresi.
Da tempo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha parlato di “prepotente urgenza” facendo riferimento proprio alla gravissima situazione delle carceri italiane, e da tempo, altresì, i vari ministri della giustizia che si sono susseguiti nelle ultime legislature non hanno fatto altro che proporsi nella direzione di dare una giusta e dignitosa dimensione alla detenzione intramuraria. Si sa che la soluzione non è né la costruzione di altre carceri, né tantomeno la chiusura dei rarissimi centri di eccellenza. Se si pensasse di proporre in maniera più allargata le varie misure alternative alla detenzione (come la semilibertà o l'affidamento al servizio sociale) o se si depenalizzassero alcuni reati e cancellassero altri (come quello di “clandestinità” voluto dalla Bossi-Fini), forse la situazione non sarebbe così estrema come lo è attualmente.
Si riempiono le galere fino a farle esplodere, tagliando allo stesso tempo il personale di polizia o al massimo mantenendolo intatto.
Infine si chiudono i centri di eccellenza come quello di Laureana, uno tra le pochissime carceri italiane dove veniva rispettato, efficacemente, il fine riabilitativo e rieducativo della pena. Lo chiudono per mandare il personale di polizia penitenziaria in altre strutture dove ne sono carenti. Tutto ciò in una situazione drammatica di sovraffollamento generale e di malagiustizia che regna dentro queste istituzioni.
Invece, chiudendo Laureana di Borrello, spengono quella fiammella di luce positiva che poteva venire fuori da un luogo di pena. Domanda: perché non iniziare ad accogliere le tante domande di trasferimento di agenti di polizia penitenziaria che dal nord chiedono di essere spostati al sud?
Rifondazione comunista chiede pertanto al Governo d intervenire con urgenza perché venga immediatamente riaperto l’istituto di Laureana.

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