(ANSA) - PALERMO, 5 OTT - ''Graviano mi disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serieta' di certe persone come Berlusconi e Dell'Utri''. L'incontro tra Gaspare Spatuzza e il boss Giuseppe Graviano a Roma, a gennaio del '94, entra nel processo al generale dei carabinieri Mario Mori, imputato di favoreggiamento alla mafia. A raccontare di quando il boss di Brancaccio disse di ''avere il Paese nelle mani'' e' Spatuzza che dal 2008 collabora con la giustizia. Sempre in quell'occasione Graviano disse al suo fedelissimo che nonostante ''avessero chiuso il discorso, serviva il colpo di grazia'' che doveva essere l'attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico, poi fallito. ''I calabresi gia' si sono mossi'', avrebbe detto il capomafia a Spatuzza alludendo all'uccisione di due carabinieri in Calabria. Il pentito ha anche ripercorso il suo ''curriculum'' criminale: dalla ''militanza'' da soldato semplice alla affiliazione rituale e alla reggenza del mandamento mafioso di Brancaccio. Spatuzza, che ha anche raccontato il suo cammino religioso e morale verso la dissociazione dalla mafia, ha parlato dell'intenso rapporto coi boss Giuseppe e Filippo Graviano ai quali - ha detto - continua ad essere legato pur contestando la loro scelta di restare in Cosa nostra. Il pentito ha precisato il ruolo avuto nell'attentato a Maurizio Costanzo, nella strage di via dei Georgofili a Firenze, e nelle bombe a Milano e Roma del '93.
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