LE “LAMPADE” USTIONANO: SCATTA IL SEQUESTRO IN ITALIA
5 ottobre 2012
Uno stock di lampade ustionanti, costruite dalla “Smart Technologies” di Genova. Una partita di apparecchi abbronzanti, per l’esattezza il modello Alien 6 articolo 700/6 che il ministero della Salute ha deciso di ritirare dal commercio in tutta Italia, perché avrebbero procurato seri danni a diverse donne. Da parte sua, il titolare dell’azienda ha assicurato che, “nel più breve tempo possibile” ritirerà tutti i faretti difettosi.
Oggi, dopo la notizia pubblicata sull’edizione diRepubblica di Genova, altre quattro donne si sono presentate ai Nas, denunciando gli effetti devastanti provocati dagli stessi faretti difettosi, privi di blocco del filtro dei raggi ultravioletti. Le giovani hanno dichiarato di essersi sottoposte alle sedute abbronzanti tutte nello stesso solarium che utilizza le medesime lampade.
Il ministero della Salute fa sapere che la ditta produttrice si è impegnata “ad effettuare al più presto la ricognizione e la valutazione di tutte le apparecchiature non fornite di tale sistema di sicurezza”.
La vicenda, prima di essere vagliata dal Ministero della Salute che ha assunto la decisione di ritirare le lampade su tutto il territorio nazionale ed ha inoltrato la notifica del “sequestro” alla ditta di Genova, nella sua sede di via al Santuario della Guardia, negli scorsi giorni è finita sulla scrivania del sostituto procuratore Stefano Puppo.
La procura della Repubblica, infatti, ha aperto un fascicolo riguardante le ustioni riportate da una donna genovese nel centro estetico di Albaro. Stando a quanto ha denunciato tramite il suo avvocato, Giuseppina Zambonin, in pochi minuti di esposizione ha riportato bruciature di secondo grado sul viso, simili a quelle provocati da una fiammata. “Ustioni che possono lasciare sulla pelle macchie irreversibili”, dice Angelo Galli, chirurgo plastico al San Martino-Ist.
La ventottenne, parrucchiera di professione, il 20 aprile scorso è finita al pronto soccorso con 14 giorni di prognosi, una settimana dopo si è fatta curare da uno specialista di Chirurgia Plastica. Successivamente, ha chiesto risarcimento al centro estetico “Le Streghe di Albaro”, dove è rimasta sfigurata. Tre mesi dopo, probabilmente a richiesta respinta, ha presentato l’esposto alla procura della Repubblica, producendo le fotografie delle ustioni.
Il pm ha incaricato i Nas degli accertamenti. Ai carabinieri del Ministero della Salute i responsabili del solarium avrebbero dichiarato che alcuni giorni prima alle apparecchiature erano state sostituite le lampadine. Si era pensato a uno sbaglio dei due tecnici incaricati dalla ditta che affitta gli apparecchi: un errore nel montare i filtri che in condizioni normali assorbono i raggi ultravioletti di tipo “B”, aggressivi. Ulteriori verifiche, però, avrebbero permesso di stabilire che gli schermi sarebbero privi di supporto: basta un brusco movimento per farli spostare e renderli inefficaci all’assorbimento degli U. V. La medesima seduta rovinosa nel solarium di via Amendola è stata evitata da un’impiegata dello stesso centro estetico. La donna ha raccontato ai carabinieri che anche lei, subito dopo aver trattato la parrucchiera, voleva sottoporsi a una lampada, ma accortasi del malfunzionamento, ha ovviamente cambiato idea.
Ustioni profonde, vistose bolle sul viso, invece per la donna di Voghera, in un solarium della cittadina del Basso Piemonte che utilizza le stesse lampade prodotte a Genova. Tant’è che i carabinieri hanno messo insieme le due vicende ed hanno fatto partire la segnalazione all’indirizzo del ministero. Che ora ne ha disposto il sequestro.
L’accertamento del difetto di costruzione cambia di molto le responsabilità penali del centro estetico di Albaro e dei tecnici che hanno sostituito le lampade. L’assenza del sistema di bloccaggio dei filtri, invece, chiamerebbe in causa la ditta costruttrice di Bolzaneto, che dal 1981 fabbrica e distribuisce i solarium in Italia e all’Estero.
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