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giovedì 4 ottobre 2012

ADICO: le news


ANTITRUST CONTRO LE BOLLETTE: “STOP AI CONSUMI PRESUNTI”


3 ottobre 2012
Occorre che “le bollette siano stabilmente basate sui consumi reali e non su quelli presunti: si tratta della pre-condizione necessaria per indurre i consumatori finali a una maggiore sensibilità verso offerte concorrenziali”. Lo scrive l’Antitrust nella segnalazione a governo e Parlamento. Nello stesso documento l’Autorità invita il Governo a individuare “le infrastrutture energetiche ritenute prioritarie e l’introduzione di meccanismi di incentivazione economica alla loro realizzazione (ad esempio percentuale elevata – o totale – di copertura dei costi di investimento a fronte di un accesso regolato), accompagnate da forme di penalizzazione finanziaria per il soggetto realizzatore qualora non completi l’investimento nei tempi previsti”.
Poste. L’authority chiede anche di “separare BancoPosta dalle attività postali tradizionali per aumentare il grado di concorrenza nel settore bancario e garantire maggior trasparenza nel settore postale tradizionale”. L’Antitrust aggiunge che “attraverso una chiara collocazione delle risorse tra le due attività si eviterebbero i rischi di sussidi incrociati e di offerte economiche non replicabili perchè basate su non chiare attribuzioni di costi comuni, creando altresì un contesto concorrenziale più ampio”.
Liberalizzazioni. Il processo di liberalizzazione ha mostrato, durante il Governo Monti, “rapide accelerazioni ma molto resta ancora da fare”. I settori in cui l’esecutivo dovrebbe intervenire sono, soprattutto, i trasporti, le infrastrutture energetiche, i servizi postali, le assicurazioni, i servizi pubblici locali e quelli professionali fino alla sanità.
La relazione. Nella segnalazione, richiesta dal Governo per predisporre la legge annuale per la concorrenza, l’Antitrust ribadisce che “l’apertura dei mercati e l’introduzione dei meccanismi concorrenziali sono ingredienti imprescindibili per stimolare, in prospettiva, la crescita e migliorare il benessere dei consumatori. Devono tuttavia essere accompagnati da istituzioni efficienti e veloci, che diano certezza dei tempi a chi vuole investire nel nostro Paese: ripensamento dell’attuale assetto del federalismo per uscire dal gioco dei veti incrociati, pubblica amministrazione orientata al servizio delle imprese e dei cittadini, riforma della giustizia sulla scia di quanto efficacemente avviato negli ultimi mesi dal dicastero competente, devono accompagnare il processo in corso”.
Alcuni dei principi enunciati dall’Antitrust sono trasversali: “Laddove i servizi vengono svolti in concessione, la durata delle concessioni stesse va ridotta, commisurandola ai tempi di rientro dell’investimento. Una volta scadute vanno riaffidate con procedure di gara trasparenti e competitive”. Le tariffe devono essere orientate al recupero di efficienza, piuttosto che all’inflazione, in base a meccanismi di price-cap. Nei trasporti va resa operativa, senza indugi, l’Autorità di settore. Occorre coniugare l’esigenza dell’equilibrio economico del gestore del servizio pubblico con l’ingresso di altri operatori, istituendo una royalty a carico di questi ultimi: verrebbe così garantito l’ingresso dei concorrenti nei settori più profittevoli senza ricadute negative sui conti del gestore pubblico. Tale contributo andrebbe versato all’ente che sussidia l’attività di servizio universale. L’Antitrust ricorda a Governo e Parlamento che da questi processi potranno derivare, nel breve tempo, chiusure delle imprese meno efficienti e riduzioni occupazionali: per questo occorrono politiche in grado di mantenere la coesione sociale e sostenere i soggetti più deboli. L’Autorità intende infine dare nuovo impulso al programma di clemenza per combattere i cartelli segreti tra imprese e chiede correttivi normativi per incentivare i soggetti a denunciarli.

IL 62,1% DEGLI ITALIANI NAVIGA SUL WEB. QUASI UNO SU DUE È SU FACEBOOK


3 ottobre 2012
“I media siamo noi”. È questo lo slogan che sintetizza i risultati del 10° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, promosso da 3 Italia, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom Italia, presentato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, Presidente e Direttore
Generale del Censis. Il rapporto annuncia l’inizio dell’era “biomediatica”, in cui web e connessioni mobili mettono al centro l’individuo, e l’utente diventa il contenuto.
Il rapporto evidenzia che Internet viene usato dal 62,1% degli italiani (+9% in un anno) e che cresce del 10% l’utenza degli smartphone (li usa il 54,8% dei giovani). Non si arresta inoltre l’emorragia di lettori per i quotidiani (-2,3%) e meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno.
D’altro canto il web 2.0, i social network, la miniaturizzazione dei dispositivi hardware e la proliferazione delle connessioni mobili inaugurano appunto l’era biomediatica, in cui diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali.
Nei consumi mediatici nel 2012 viene premiata l’integrazione dei vecchi media con la rete. La televisione ha un pubblico che coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione: il 98,3% (+0,9% rispetto al 2011). Ma si diversificano i modi di guardare la tv. Si consolida il successo delle tv satellitari (+1,6%), della web tv (+1,2%) e della mobile tv (+1,6%). Oggi un quarto degli italiani collegati a Internet (il 24,2%) ha l’abitudine di seguire i programmi sui siti web delle emittenti televisive e il 42,4% li cerca su YouTube per costruirsi i propri palinsesti su misura.
Percentuali che aumentano tra gli internauti di 14-29 anni, salendo rispettivamente al 35,3% e al 56,6%. La chiave del successo è l’integrazione dei vecchi media nell’ambiente di Internet. Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione di massa: l’ascolta l’83,9% della popolazione (+3,7% in un anno). Ma sono sempre più importanti le forme di radio che si determinano all’intersezione con la rete: la radio ascoltata via web tramite il pc (+2,3%) e per mezzo dei telefoni cellulari (+1,4%), che stanno soppiantando un mezzo digitale di prima generazione come il lettore portatile di file mp3 (-1,7%).
Proprio i telefoni cellulari (utilizzati ormai dall’81,8% degli italiani) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%), anche grazie agli smartphone (+10% in un solo anno), la cui diffusione è passata tra il 2009 e il 2012 dal 15% al 27,7% della popolazione e oggi si trovano tra le mani di più della metà dei giovani (54,8%). Questi ultimi utilizzano anche i tablet (13,1%) più della media della popolazione (7,8%).  (Spe/Col/Adnkronos)
Internet è il mezzo con il massimo tasso di incremento dell’utenza tra il 2011 e il 2012 (+9%), arrivando al 62,1% degli italiani (erano il 27,8% dieci anni fa, nel 2002). Il dato sale nettamente nel caso dei giovani (90,8%), delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,1%), e dei residenti delle grandi città, con più di 500.000 abitanti (74,4%). Gli iscritti a Facebook passano dal 49% dello scorso anno all’attuale 66,6% degli internauti, ovvero il 41,3% degli italiani e il 79,7% dei giovani. YouTube, che nel 2011 raggiungeva il 54,5% di utenti tra le persone con accesso a Internet, arriva ora al 61,7%, pari al 38,3% della popolazione complessiva e al 79,9% dei giovani.
Nel corso dell’ultimo anno, il 37,5% di chi usa lo smartphone ha scaricato applicazioni e il 16,4% lo fa spesso. Soprattutto giochi, ricercati dal 63,8% di chi scarica app, meteo (33,3%), mappe (32,5%), social network (27,4%), news (25,8%) e sistemi di comunicazione (messaggistica istantanea e telefonate tramite Internet: 23,2%).
I quotidiani registrano un calo di lettori del 2,3% (li leggeva il 67% degli italiani cinque anni fa, oggi sono diventati solo il 45,5%), anche se le testate online contano il 2,1% di contatti in più (20,3% di utenza). La free press perde l’11,8% di lettori (25,7% di utenza), -1% i settimanali (27,5% di utenza), +1% i mensili (19,4% di utenza), -6,5% l’editoria libraria.
Ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno: il 49,7%. Anche se si segnala un +1% per gli e-book. E proprio tra i giovani la disaffezione per la carta stampata è più grave: tra il 2011 e il 2012 i lettori di quotidiani di 14-29 anni sono diminuiti dal 35% al 33,6%, quelli di libri dal 68% al 57,9%.
Si riducono i consumi di quotidiani, ma i portali web d’informazione generici sono utilizzati ormai da un terzo degli italiani (il 33% nel 2012). Non è il bisogno d’informazione a essere diminuito, ma le strade percorse per acquisire le notizie sono cambiate. La tendenza a personalizzare l’accesso alle fonti e la selezione dei contenuti comporta però il rischio che si crei su ogni desktop, telefonino o tablet un giornale composto solo dalle notizie che l’utente vuole conoscere. È il rischio del solipsismo di Internet: la rete come strumento nel quale si cercano le conferme di opinioni, gusti, preferenze che già si possiedono; il conformismo come risultato dell’autoreferenzialità dell’accesso alle fonti d’informazione.
Fonte: avvenire.it

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