scheda Vp consiglio regionale Calabria ucciso a Locri 16/10/2005 Locri (RC), 4 ott. (TMNews) - Il vice presidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, viene ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005, all`interno del seggio allestito per le primarie dell`unione di centro sinistra, a Palazzo Nieddu del Rio, nel centralissimo corso della cittadina locrese. Il killer entra in azione poco dopo le 17 colpendo il politico con 5 colpi di pistola. Francesco Fortugno era stato eletto in consiglio regionale 5 mesi prima in quota Margherita. Il suo posto, dopo la morte nella maggiore assise calabrese venne preso da Domenico Crea, primo dei non eletti. Un mese dopo a Locri vengono arrestati quattro giovani per un indagine sulla cosca Cordì. Uno dei quattro, Bruno Piccolo si pente subito e inizia a collaborare con la giustizia, svelando importanti retroscena sull`omicido più eccellente avvenuto in Calabria. Il 21 marzo 2006, dopo 5 mesi di indagini vengono arrestati i nove presunti colpevoli dell'omicidio. Si tratta di Vincenzo Cordì, 49 anni, Domenico Novella, 30, Antonio Dessì, 24 anni, Gaetano Mazzara, 42 anni, Salvatore Ritorto, 27 anni, Domenico Audino, 27 anni, Carmelo Crisalli, 26 anni, e Nicola Pitari, 27 anni, tutti di Locri. Ai primi quattro il provvedimento restrittivo è notificato in carcere dove sono detenuti per altra causa. Per loro le accuse variano dall'associazione di tipo mafioso all'omicidio e alla rapina a mano armata. In particolare, Salvatore Ritorto è accusato di essere l'autore materiale dell'omicidio. Subito dopo l`arresto anche Domenico Novella, nipote del boss Vincenzo Cordì si pente, ed inizia a collaborare con la giustizia. Il 21 giugno 2006 le manette scattano anche per Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, rispettivamente caposala all` ospedale di Locri, il primo e "collaboratore" della segreteria dell`Onorevole Crea, nella precedente legislatura, il secondo. Per la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria che coordina le indagini sono loro i mandanti dell'assassinio di Francesco Fortugno. Reo di essere stato eletto in Consiglio regionale al posto proprio di Crea. Il 15 ottobre 2007 si suicida, in circostanze rimaste misteriose, il collaboratore di giustizia Bruno Piccolo Il 28 gennaio del 2008 i carabinieri di Reggio Calabria su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito di un'inchiesta sulla sanità, arrestano Domenico Crea, un politico che, secondo l'accusa, era al servizio delle famiglie della 'Ndrangheta. Il suo nome, spunta spesso agli atti del processo Fortugno, ma Crea non entrerà mai formalmente nello stesso. Il 2 febbraio 2009 la corte d`assise di Locri emette la sentenza di primo grado nel processo per la morte di Fortugno è condanna all'ergastolo gli imputati ritenuti mandanti ed esecutori materiali: Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino. La moglie del politico calabrese, Maria Grazia Laganà, che intanto era stata eletta nelle file del PD al parlamento, chiede che le indagini vadano avanti, perché a suo avviso ci sarebbero fatti che devono ancora emergere. Il 24 marzo 2011 la Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria conferma la sentenza di primo grado, che condannava all'ergastolo Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, ritenuti i mandanti del delitto, Salvatore Ritorto, indicato come il killer, e Domenico Audino. Assolti invece per non aver commesso il fatto Vincenzo Cordì e Carmelo Dessì. Ieri, infine, la Corte di Cassazione ha confermato definitivamente il carcere a vita per Giuseppe Marcianò come mandante dell'omicidio, Salvatore Ritorto e Domenico Audino come esecutori materiali del delitto, mentre ha annullato con rinvio alla Corte d`Assise d`Appello di Reggio Calabria per un nuovo processo di secondo grado, la condanna all`ergastolo di Alessandro Marcianò.
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