Apprendiamo con preoccupazione della "tragica" chiusura del
carcere a custodia attenuata di Laureana di Borrello. Un carcere quello di
Laureana che "ospitava" giovani detenuti per cui il percorso di
riabilitazione era possibile vissuto e praticato, come non avviene purtroppo, e
sempre meno, nel nostro Paese e meno che mai negli Istituti di pena Calabresi. La
situazione delle carceri è un dramma nel dramma: viviamo in una regione in cui,
sono i numeri a fare paura, è una vera e propria emergenza nazionale che non
risparmia la nostra regione: i dati confermano infatti che, in Italia vi sono
66.200 detenuti per 45.750 posti, con Friuli, Lombardia, Liguria, Marche,
Puglia, Valle d'Aosta e Veneto che continuano a superare qualsiasi capienza
tollerabile (1 detenuto in più ogni 2) e, nella nostra Calabria, in
Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia, Toscana, si registra il 40%
in più di presenze detentive rispetto ai posti disponibili. E poi ci sono i
suicidi, dei detenuti soprattutto, ma anche degli agenti di Polizia
Penitenziaria. Qualche mese fa, a Rossano un assistente capo della polizia
penitenziaria si e’ suicidato nella caserma del carcere utilizzando la pistola
d’ordinanza. E qualche tempo prima nello stesso carcere calabrese un altro
agente della Polizia era salito sul tetto per protestare contro
l'amministrazione penitenziaria. La notizia di oggi non fa che confermare la
difficile situazione del sistema penitenziario nella nostra regione, legata
alla patologica carenza di organico dove si vivono oltre i pesanti problemi di
sovraffollamento, anche quelli legati ad una gravissima situazione di organico
che stanno minando il regolare servizio; ci sono carceri in cui gli agenti di
polizia penitenziaria non fruiscono del previsto riposo settimanale, e il
personale è costretto oramai da troppo
tempo ad effettuare circa 50 ore di straordinario mensile per sopperire alle
serie carenze di organico. In questo quadro il carcere a custodia attenuata
di Laureana di Borrello rappresentava l'esempio che un altro carcere è
possibile, che il carcere può davvero essere un luogo di reinserimento e di
conoscenza e pratica di percorsi alternativi alla illegalità, fatti di lavoro
formazione e conoscenze. La chiusura per presunti problemi di organico
rappresenta una beffa, un ingiustizia e
un fallimento del nostro sistema delle regole! Nella nostra Regione dove la
legalità ed il rispetto delle regole deve valere per tutti prima di tutto, si vive l'ennesimo paradosso. Oggi vogliamo affermare il nostro deciso no
alla chiusura del carcere di Laureana, raro esempio di rispetto del dettato
costituzionale, che all'articolo 27 prevede che le pene non possono consistere
in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione
del condannato. Prevedere percorsi di reinserimento, offrire alternative di
vita e di modelli possibili alla illegalita, è questa la missione che gli
istituti di pena nel nostro ordinamento giuridico dovrebbero perseguire,
pensare di chiudere un carcere che era faro e modello per l'intero sistema
penitenziario italina, è gravissimo, per i diritti delle persone detenute e per
tutti quelli che affermano la legalità come valore assoluto, come l'unico
capace di ridare dignità ad una terra devastata da sistemi corrotti e illegali.
Ma ancora una volta, nella pratica delle cose ciò che dobbiamo registrare è un
vero e proprio tradimento dei valori
Costituzionali. Valori che come partito non rinunciamo a rivendicare e a difendere.
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