Visita il nuovo sito Italia Inchieste

E' ONLINE IL NOSTRO NUOVO SITO ITALIA INCHIESTE (http://italiainchieste.it/) CON PIU' NOTIZIE, PIU' SPAZIO PER I LETTORI, PIU' INTERATTIVITA', VIDEO E NOVITA'... VI ASPETTIAMO!!!

giovedì 2 agosto 2012

Reggio Calabria: Polizia, arresti Gioia Tauro



Nel corso della notte il Commissariato di P.S. di Gioia Tauro e la Squadra Mobile di Reggio Calabria  hanno dato esecuzione a due ordinanze  di custodia cautelare in carcere  emesse dal Tribunale - Ufficio GIP di Palmi a carico di:

1.     DELFINO Rocco, nato a Gioia Tauro il 25.07.1962,

2.     DELFINO Giovanni, nato a Gioia Tauro il 16.06.1957,

3.     ABATE Saverio Carmelo, nato a Gioia Tauro il 27.04.1961,

4.     ABATE Antonio, nato a Gioia Tauro il 26.01.1966,
5.     BEVILACQUA Armando,  nato a Reggio Calabria il 25.12.1978,

6.     BEVILACQUA Armando, nato a Melito di Porto Salvo il 13.03.1989,

ritenuti responsabili, in concorso tra di loro ed in più circostanze, di furto e ricettazione di elevati quantitativi di rame.

Contestualmente agli arresti, sono stati eseguiti i Decreti di sequestro preventivo delle società “Fratelli Delfino” di Delfino Giovanni e TRA.FER. dei fratelli Abate, entrambe con sede a Gioia Tauro, aventi ad oggetto sociale la raccolta, trasformazione e commercializzazione di materiali ferrosi e similari.
Le indagini avevano avuto inizio il 2 novembre 2011, allorquando nella mattinata la Volante del commissariato di Gioia Tauro era intervenuta  presso la sede della ditta ECO Attrezzature S.R.L., operante all’interno di un capannone industriale di proprietà della ditta RADIPLAST S.r.l., sito nella 1^ zona industriale del comune di San Ferdinando, dove ne era stato richiesto l’intervento per una constatazione di furto di cavi in rame.
Nel corso del sopralluogo gli agenti, nell’effettuare i rilievi tecnici all’interno di una cabina elettrica di trasformazione a 20.000 Volts, sita all’interno del cortile del predetto capannone, notavano delle tracce di sostanza ematica, per cui effettuavano una verifica all’interno del trasformatore attraverso il pannello posto sulla parte superiore, che risultava rimosso, constatando che all’interno vi era un cadavere carbonizzato, successivamente identificato in Sadik EL TAYB, nato in Marocco il 14.09.1979, domiciliato ad Anzio.
In considerazione di quanto sopra, appariva pertanto ragionevole ritenere che il soggetto stesse tentando di sottrarre materiale in rame all’interno della cabina, quando era rimasto folgorato dalla corrente elettrica a 20 mila volt.

Il giorno successivo, 3 novembre 2011, la dipendente  Volante si recava nuovamente presso la ditta RADI PLAST, poiché un dipendente della stessa riferiva della presenza di due uomini in fuga, intenti presumibilmente a sottrarre del materiale elettrico.
Giunto sul posto, il personale operante nel fare il sopralluogo, rinveniva nelle immediate adiacenze dei capannoni della ditta  “Inveco”, confinante con la RADI PLAST vario materiale, palesemente di provenienza furtiva. Si procedeva, quindi, ad una perquisizione all’interno del capannone INVECO, dove si erano nascosti due soggetti extracomunitari che, alla vista degli operanti, cercavano di dileguarsi, senza peraltro riuscire perché prontamente bloccati.
Appariva chiaro dalle circostanze accertate che i due extracomunitari si fossero recati nel luogo dove sono stati fermati per recuperare il materiale precedentemente asportato dall’interno del capannone RADI PLAST e nascosto  in quello della INVECO. I due venivano identificati in RIMILI Issam, nato in Algeria, domiciliato a Rosarno, e BAFI Keame, nato in Ghana e domiciliato a Rosarno, clandestino.

RIMILI Issam decideva di confessare, confermando che la morte di EL TAYB era avvenuta accidentalmente mentre stavano rubando dei cavi di rame, e dava delle importanti indicazioni, utili per il prosieguo delle indagini.

Attraverso vari servizi di appostamento ed attività d’intercettazione telefonica, si accertava l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, con precisa organizzazione dei compiti.

Il ruolo di effettuare i furti, il più pericoloso, è assegnato ai cittadini extracomunitari, che si devono anche occupare di bruciare i cavi.

Qui termina il loro ruolo; il rame bruciato, infatti, viene consegnato a cittadini di etnia rom stanziati a Gioia Tauro, che a loro volta lo consegnavano a due centri di raccolta:
·        F.lli DELFINO  di DELFINO Giovanni s.a.s. con sede sociale in Gioia Tauro via Lomoro nr. 17 e sede operativa in via Ponte Vecchio;
·        TRA. FER. s.r.l., con sede sociale in Gioia Tauro via Padova nr. 20 e sede operativa in località Sant’Angelo s.n.c. (str. Provinciale Gioia Tauro - Rizziconi).

Entrambi, come detto, sottoposti a sequestro preventivo ed affidati ad un custode giudiziale.

Le indagini si sono protratte sino al mese di luglio. L’ultimo sequestro è stato effettuato il 5 luglio 2012, a carico dei sopracitati BEVILACQUA Armando, cl. 78, e BEVILACQUA Armando, cl. 89, bloccati dalla Volante mentre stavano trasportando 7.500 chilogrammi di rame di provenienza furtiva presso il Capannone dei fratelli DELFINO.
Va sottolineato che il furto dei cavi di rame, ed il suo successivo riciclaggio, negli ultimi tempi ha fatto registrare in tutto il territorio nazionale un allarmante  aumento  a causa del valore crescente di questo  metallo.

Per tali motivi il 24 febbraio 2012 presso il Viminale, tra il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, le Ferrovie dello Stato Italiane, l’Enel, la Telecom Italia e l’Anie,  è stato sottoscritto il protocollo istitutivo dell’Osservatorio sui furti di rame.

Nessun commento:

Posta un commento

Puoi commentare questa notizia.