
1. DELFINO Rocco,
nato a Gioia Tauro il 25.07.1962,
2. DELFINO Giovanni, nato a Gioia Tauro il 16.06.1957,
3. ABATE Saverio Carmelo, nato a Gioia Tauro il 27.04.1961,
4. ABATE Antonio,
nato a Gioia Tauro il 26.01.1966,
5. BEVILACQUA Armando, nato a Reggio Calabria il
25.12.1978,
6. BEVILACQUA Armando, nato a Melito di Porto Salvo il 13.03.1989,
ritenuti responsabili, in concorso tra di loro ed in più circostanze, di
furto e ricettazione di elevati quantitativi di rame.

Le indagini avevano avuto inizio il 2
novembre 2011, allorquando nella mattinata la Volante del commissariato
di Gioia Tauro era intervenuta presso la
sede della ditta ECO Attrezzature S.R.L., operante all’interno di un capannone
industriale di proprietà della ditta RADIPLAST S.r.l., sito nella 1^ zona
industriale del comune di San Ferdinando, dove ne era stato richiesto
l’intervento per una constatazione di furto di cavi in rame.

In considerazione di quanto sopra,
appariva pertanto ragionevole ritenere che il soggetto stesse tentando di
sottrarre materiale in rame all’interno della cabina, quando era rimasto
folgorato dalla corrente elettrica a 20 mila volt.

Giunto sul posto, il personale
operante nel fare il sopralluogo, rinveniva nelle immediate adiacenze dei capannoni
della ditta “Inveco”, confinante con la RADI PLAST vario
materiale, palesemente di provenienza furtiva. Si procedeva, quindi, ad una
perquisizione all’interno del capannone INVECO, dove si erano nascosti due
soggetti extracomunitari che, alla vista degli operanti, cercavano di
dileguarsi, senza peraltro riuscire perché prontamente bloccati.
Appariva chiaro dalle circostanze
accertate che i due extracomunitari si fossero recati nel luogo dove sono stati
fermati per recuperare il materiale precedentemente asportato dall’interno del
capannone RADI PLAST e nascosto in
quello della INVECO. I due venivano identificati in RIMILI Issam, nato in Algeria, domiciliato a Rosarno, e BAFI Keame, nato in Ghana e domiciliato
a Rosarno, clandestino.
RIMILI Issam decideva di confessare,
confermando che la morte di EL TAYB era avvenuta accidentalmente mentre stavano
rubando dei cavi di rame, e dava delle importanti indicazioni, utili per il
prosieguo delle indagini.
Attraverso vari servizi di
appostamento ed attività d’intercettazione telefonica, si accertava l’esistenza
di una vera e propria organizzazione criminale, con precisa organizzazione dei
compiti.
Il ruolo di effettuare i furti, il
più pericoloso, è assegnato ai cittadini extracomunitari, che si devono anche
occupare di bruciare i cavi.
Qui termina il loro ruolo; il rame
bruciato, infatti, viene consegnato a cittadini di etnia rom stanziati a Gioia
Tauro, che a loro volta lo consegnavano a due centri di raccolta:
·
F.lli DELFINO di DELFINO Giovanni s.a.s.
con sede sociale in Gioia Tauro via
Lomoro nr. 17 e sede operativa in via Ponte Vecchio;
·
TRA. FER. s.r.l., con sede sociale in Gioia Tauro via Padova nr. 20 e sede operativa in
località Sant’Angelo s.n.c. (str. Provinciale Gioia Tauro - Rizziconi).
Le indagini si sono protratte sino al mese di luglio. L’ultimo
sequestro è stato effettuato il 5 luglio 2012, a carico dei
sopracitati BEVILACQUA Armando, cl. 78, e BEVILACQUA Armando, cl. 89, bloccati
dalla Volante mentre stavano trasportando 7.500 chilogrammi
di rame di provenienza furtiva presso il Capannone dei fratelli DELFINO.
Va sottolineato che il furto dei cavi
di rame, ed il suo successivo riciclaggio, negli ultimi tempi ha fatto
registrare in tutto il territorio nazionale un allarmante aumento
a causa del valore crescente di questo
metallo.
Per tali motivi il 24 febbraio 2012 presso il
Viminale, tra il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, le Ferrovie dello Stato Italiane, l’Enel, la Telecom Italia e l’Anie, è stato sottoscritto il protocollo istitutivo
dell’Osservatorio sui furti di rame.
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