Alle prime luci
dell’alba, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di
Pubblica Sicurezza di Polistena e della Squadra Mobile della Questura di Reggio
Calabria ha eseguito l’“ordinanza di
applicazione di misura cautelare della custodia in carcere” n. 3777/11
R.G.N.R.– n. 110/12 R.G. GIP –, emessa in data 28 luglio 2012 dal G.I.P
presso il Tribunale di Palmi, Dott. Paolo RAMONDINO, nei confronti di BRUZZESE
Giuseppe, 20 anni, di Cinquefrondi.
La richiesta cautelare
è stata avanzata dal P.M. presso la
Procura della Repubblica di Palmi, Dott. FRETTONI, che ha
coordinato le indagini, in seguito alle quali al BRUZZESE è stato contestato il
reato di cui agli artt. 110, 575, 577 co. 1 n. 3 c.p. in quanto autore, in
concorso con altri (allo stato non identificati), dell’omicidio premeditato di
FOSSARI Francesco cl’68.
Inoltre lo stesso è
indagato per il delitto di cui agli
artt. 110, 61 n. 2 c.p., e dagli artt. 2, 4 e 7 della L. 895/1967, per avere
detenuto e portato in luogo pubblico, illegalmente, in concorso con altri (allo
stato in corso di identificazione), le pistole utilizzate per commettere
l’omicidio.
La vicenda ebbe inizio
il 02 agosto 2011, alle ore 14.10 circa, allorquando, a seguito di segnalazione
pervenuta al Commissariato di Polistena, personale dipendente in servizio di
Volante intervenne a Melicucco, in via Maggiore Medico Romano, dove si trovava
riverso per terra il corpo esamine di un uomo, successivamente identificato per
FOSSARI Francesco cl’68. Secondo la
ricostruzione fatta dagli uomini della Polizia di Stato, l’auto con a bordo
Giuseppe BRUZZESE e il suo complice non ancora identificato, incrociò la
macchina del FOSSARI all’altezza del cimitero di Melicucco alle ore 14.00. Qui
il Fossari, invitato ad uscire dal mezzo, venne freddato da distanza
ravvicinata con una pluralità di colpi di diverso calibro (9x21 e 7.65),
diretti al capo e al torace ed indicativi di una inequivocabile volontà
omicida.
Gli accertamenti svolti
in merito al feroce fatto delittuoso hanno permesso di inquadrare l’omicidio
nell’ambito della relazione extraconiugale che la vittima intratteneva, da
anni, con la sorella dell’arrestato. Sembrerebbe trattarsi, pertanto, di un
delitto passionale dettato da risentimenti
familiari e maturato con la complicità morale e materiale di più soggetti
legati alla famiglia BRUZZESE.
L’impianto
accusatorio oltre a reggersi saldamente su prove materiali, quali registrazioni
di impianti di video sorveglianza e intercettazioni, trova conferma anche in
numerose incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti dai vari personaggi della vicenda, nonché in
goffi e vani tentativi di depistaggio da questi attuati nel corso delle
indagini.
Terminate
le formalità di rito, il BRUZZESE è stato tradotto presso la Casa Circondariale
di Palmi, dove è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria
competente.
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