L’associazione chiede un piano d’ammodernamento e
ispezioni capillari sugli impianti
Ciafani (vicepresidente Legambiente): “Sulla gestione
dell’acqua è ora di cambiare”
Barillà (Legambiente Calabria): “Lesi interessi di
cittadini e consumatori, ci costituiremo parte civile”
Saragò(Legambiente
Calabria): “Un plauso alla Procura di Vibo, ora diamo certezze alla gente”
“In
Calabria sulla gestione dell’acqua, della depurazione e degli acquedotti serve
una svolta. L’eccellente lavoro delle forze dell’ordine sta finalmente facendo
luce su uno scandalo che si consuma da troppi anni ma è necessario avviare al
più presto una rivoluzione nel sistema dei controlli ambientali e sanitari che
rafforzi il ruolo di Asl e Arpa”.
Così
il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani commenta il sequestro
effettuato dai Carabinieri del Nas di Catanzaro dell’invaso artificiale “Alaco”,
al confine tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia e del relativo impianto
di potabilizzazione e gli avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti e
tecnici della società di gestione del servizio idrico, di responsabili di
Aziende Sanitarie Provinciali, di dirigenti regionali e dell’Arpacal nonché dei
sindaci di alcuni comuni.
Uno
scandalo annunciato, quello dell’acquedotto dell’Alaco e fallimenti altrettanto
annunciati, quelli della gestione Sorical e Veolia in Calabria secondo
Legambiente che chiede da tempo più controlli sanitari e ambientali, un piano
d’ammodernamento degli impianti, insieme a un serio e concreto impegno istituzionale per
chiudere la stagione delle privatizzazioni e dare seguito al principio
dell’“acqua bene comune” sancito dal responso referendario del 2011.
“Da
Crotone, alla presenza della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti – ha
aggiunto Nuccio Barillà della segreteria nazionale di Legambiente – avevamo
denunciato le responsabilità di Veolia e Sorical per una gestione carica di
ombre su cui ben oltre l’inchiesta dovrà essere fatta piena luce. Anche per
questo nelle scorse settimane abbiamo chiesto l’istituzione di una commissione
regionale ad hoc. Sono stati lesi diritti fondamentali come quelli alla salute
dei consumatori e dei cittadini, per questo già da ora annunciamo che
Legambiente si costituirà parte civile nell’eventuale processo che seguirà. Uno
scandalo che apre interrogativi sul sistema delle dighe, da rivedere e
ricalibrare, completando solo quegli invasi effettivamente necessari, e perfezionando
il controllo del sistema a valle”.
La
vicenda dell’Alaco assume contorni ancora più inquietanti se si tiene conto del
fatto che si tratta di uno scandalo annunciato e – sottolinea la nota
dell’associazione ambientalista – che sono state moltissime le denunce sulla
mancata bonifica così come è lunga la lista delle vertenze in capo alla Veolia,
la multinazionale francese azionista di maggioranza della Sorical (col plauso
della Regione) fino alla recente decisione di abbandonare la Calabria.
“Un
plauso alla procura di Vibo, e in particolare al procuratore Mario Spagnuolo – conclude
Franco Saragò, della segreteria
calabrese di Legambiente – che continua nell’attività di tutela del territorio
e della salute dei cittadini. L’operazione odierna accende i riflettori su un
settore molto delicato che soprattutto in Calabria necessita di essere
adeguatamente monitorato e per il quale la nostra associazione negli anni si è
sempre spesa segnalando le innumerevoli criticità. La Calabria anche in ciò è
terra di contraddizioni: alle enormi risorse spese negli anni non corrisponde
un adeguato servizio di distribuzione che garantisca la purezza delle acque
erogate e la salute dei cittadini, mentre molte opere continuano a rimanere
incompiute. Ci auguriamo, confidando nella sensibilità e nell’attivismo degli
inquirenti e degli uffici preposti, che si avvii un’azione di controllo
capillare su tute le reti idriche calabresi affinché venga verificata e
certificata la potabilità delle acque erogate e di fatto affinché i cittadini
riacquistino la fiducia nel servizio pubblico, al momento seriamente
compromessa”.
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