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giovedì 20 settembre 2012

Energia Pulita: E’ il tempo del Manifesto. E’ il tempo di schedare chi è con e chi è contro Reggio


A quasi 48 ore dalle prime indiscrezioni su questo “atto di amore” pubblico verso la propria città, a Reggio c’è un proliferare di commenti, pubblici e privati, sulla sua origine, diffusione, potenziale strumentalizzazione. Insomma, tutti contro tutti. Era forse questo l’obiettivo dell’operazione?
Speriamo proprio di no. Soprattutto perché, nel bene e nel male, non sarà il Manifesto a cambiare le sorti di Reggio Calabria, che sono state scritte, a più mani, negli ultimi anni, da chi – ora come allora – ha approfittato della buona fede dei reggini e, forse, della loro non consapevolezza delle proprie potenzialità.
Su gran parte del contenuto del Manifesto non c’è molto da dire. Molti di noi avrebbero sottoscritto che il “contrasto alla 'ndrangheta deve continuare con determinazione, serietà e discernimento”;
avremmo sicuramente condiviso la “fiducia nell'operato delle istituzioni chiamate, in questo momento, ad assumere decisioni fondamentali per il futuro della nostra Reggio”;
e saremmo stati d’accordo sulla considerazione che “Reggio non è soltanto bellezze naturali ma anche cultura, eccellenze lavorative, imprenditoriali, professionali, scolastiche che danno lustro all'intero Paese nella ricerca, nell'arte, nell'economia, nella pubblica amministrazione, nella medicina e in tutti gli altri settori del vivere civile”…
Ma di quale “campagna di diffamazione” si parla nel Manifesto? Gli articoli pubblicati da alcuni quotidiani locali e nazionali hanno solo tolto il velo che a tutti i costi qualcuno voleva mantenere su una situazione di cui ormai i reggini sono a conoscenza da tempo, grazie anche al lavoro della Magistratura e delle Forze dell’ordine.
Nessuno ha criminalizzato la città intera, ma la sua classe dirigente, evidentemente, sì. Le vittime di quella che il Manifesto definisce una “violenza” mediatica sono, grazie a loro stessi, gli autori della dissennata amministrazione che ha portato, questa sì, il Comune allo sfascio, tra sprechi ed inefficienze, se non abusi ed illegalità diffuse.
Nessuno costruisce alcuna strategia “denigratoria di una intera comunità”, perché la Comunità siamo
anche noi e sappiamo bene che Reggio è fatta di onesti lavoratori, eccellenti professionisti, studenti
capaci, persone perbene che nulla hanno a che spartire con quel perbenismo di facciata e
quell’opportunismo morale non nuovo da queste parti.
Come abbiamo più volte detto noi di EP, Reggio è fatta di tanti Maria, Giuseppe, Giovanni, Francesca,
Vincenzo, Paola, Luigi e così via, ai quali però, forse in assenza di titoli e qualifiche da accostare,
nessuno ha chiesto se fossero stati disposti a firmare il Manifesto. Eppure anche loro potrebbero
sentirsi offesi dalle azioni denigratorie in atto e potrebbero dire qualcosa su cosa sperano per la loro
Città. Perché la Città è di tutti gli oltre 180.000 abitanti, votanti e non. E’ per loro che bisognerà
rimboccarsi le maniche e ripartire per garantire un presente, prima ancora che un futuro, dignitoso,
ma soprattutto libero da ricatti e condizionamenti.

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