La Federazione del PdCI di Messina ha, pubblicamente,
lanciato un forte allarme riguardo i serissimi rischi ambientali che potranno
correre le acque, siciliane e calabresi, dello Stretto. Un allarme che
divulghiamo e facciamo nostro.
Infatti, sembrerebbe che lo storico Arsenale di Messina
potrebbe essere convertito in un “Centro di eccellenza per la
demilitarizzazione e lo smaltimento delle unità navali Nato”.
Il progetto in questione, che è ad uno stato molto più
avanzato di una semplice idea embrionale, prevede che l’Arsenale messinese
ospiti, per la “rottamazione”, unità navali della Nato con stazza fino a ben
2.000 tonnellate. Si tratta, come è facile intuire, di enormi giganti del mare.
Vere e proprie città galleggianti che hanno l’aggravante di
essere, evidentemente, navi da guerra con tutte le conseguenze del caso.
E’ del tutto ovvio che l’eventuale Centro per lo
smaltimento delle navi da guerra della
Nato rischia di provocare seri rischi per la salute pubblica e, contemporaneamente,
per le acque del mare dello Stretto.
E’ ovvio che l’attività di rottamazione coinvolgerà e
riguarderà: agenti inquinanti, elementi cancerogeni, rifiuti speciali, prodotti
chimici, idrocarburi e, si sussurra, sostanze radioattive e nucleari.
Insomma, nonostante la forte denuncia, vi è un progetto per
trasformare le acque dello Stretto in una inaccettabile bomba ecologica: un mix
esplosivo per il mare e i territori.
Si avrebbe, inoltre, una nuova, quanto ingiustificata,
presenza logistica e militare della Nato nel centro della città di Messina con
una conseguente proiezione nel territorio reggino e calabrese.
Questo grave disegno rischia di essere un duro colpo
all’ambiente e alla salute, poiché ci potranno essere conseguenze nefaste per
lo Stretto di Messina e per i bellissimi territori calabrese e siciliano.
Territori splendidi che, al posto di navi nucleari da rottamare, dovrebbero
ricevere progetti che ne valorizzino il paesaggio e le coste.
Pertanto, rilanciamo pubblicamente un grido d’allarme circa
la sostenibilità di un progetto che rischia di provocare danni irreversibili
allo Stretto e al nostro mare.
Di conseguenza, proponiamo e auspichiamo che si pensi ad un
progetto di conversione dell’Arsenale che preveda un’idea compatibile con la
naturale vocazione turistica dei nostri territori che rischiano di essere
massacrati da idee folli e distruttive. Un progetto “pulito” che ovviamente
deve garantire tutti i posti di lavoro, nessuno escluso.
Su questa vicenda è necessaria un’attenta vigilanza dell’opinione
pubblica, degli organi di informazione e, contestualmente, un intervento degli
enti locali che non possono rimanere silenti e insensibili su una tematica così
delicata che potrà rappresentare una seria nefasta ipoteca sullo sviluppo
futuro della tanto decantata area integrata dello Stretto.
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