ECCO LE ACQUE MINERALI VIETATE AI MINORI
11 luglio 2012
L’acqua in bottiglia, non sempre a ragione, continua a essere considerata più salubre di quella dei rubinetti italiani. Addirittura consigliata alle mamme per la preparazione del latte dei neonati e per dissetare i bambini. È proprio pensando ai più piccoli che il Salvagente ha fatto analizzare 27 marche di minerali alla ricerca di sostanze, pericolose soprattutto per i bambini, che però le aziende non hanno l’obbligo di riportare in etichetta. Un silenzio che pesa visto che, per esempio, la concentrazione di nitrati e fluoro può dire se una determinata acqua è adatta o meno ai piccoli. Un eccesso di arsenico, invece, rende la minerale pericolosa per tutti. È sulla base della presenza di queste tre sostanze il settimanale ha valutato le acque contrassegnando quelle che vanno bene per i bambini, quelle che andrebbero evitate e quelle assolutamente vietate.
I risultati
Dalle analisi, realizzate dal Laboratorio di controllo di qualità e sicurezza di alimenti e nutraceutici della facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli guidato da Alberto Ritieni, emerge innanzitutto un fuori legge (anche se di un soffio): in uno dei campioni di una nota acqua romana la concentrazione di arsenico supera di poco il tetto massimo consentito di 10 microgrammi/litro (11 nel test). E questo nonostante il dato ufficiale “dichiari” 9 mg/l.
“I parametri possono oscillare”
Spiega al Salvagente Giorgio Temporelli, esperto di acque a destinazione alimentare: “L’oscillazione di alcuni parametri è del tutto naturale e le analisi fotografano la situazione in un determinato momento, non la fissano per sempre. Del resto la legge per le minerali che non consente trattamenti di disinfezione alla fonte (come accade per esempio per gli acquedotti) né l’utilizzo di tecniche che modifichino profondamente le caratteristiche dell’acqua, ammette tuttavia la separazione di tutti gli elementi cosiddetti instabili, come l’arsenico, il ferro e il manganese. Quelli che precipitano a seguito di ossidazione a contatto con ossigeno o ozono”. In questo caso però il trattamento andrebbe indicato in etichetta ed è logico che le aziende non lo considerino un fattore di grande appeal.
Attenzione ai nitrati
Arsenico a parte, altre tre acque sono da evitare per i bambini. A penalizzarle è l’alta concentrazione di nitrati, superiore al limite che la legge fissa per l’infanzia pari a 10 mg/l. Peccato che, a meno di essere mamme molto informate o esperte di nitrati, è impossibile sapere che queste bottiglie sono da tenere lontane dai bicchieri dei figli: le etichette non danno alcuna indicazione a riguardo, né la legge glielo impone.
Vista la pericolosità dei nitrati che nei bambini possono causare la mataemoglobinemia (una patologia che rende scarso il trasporto di ossigeno nel sangue), seguendo il principio di precauzione abbiamo penalizzato tutte quelle bottiglie con una concentrazione superiore a 5 mg/l. Questo era il valore guida per l’infanzia fissato in un vecchio decreto sulle acque potabili (236/88).
Limiti inadeguati
Così il professor Ritieni: “Nella normativa successiva (la 31/2001) è scomparso il valore guida per i neonati ed è rimasto solo il limite massimo per tutti a 50 mg/l. Per le minerali la legge del 2003 fissa il tetto di 10 avendo il legislatore considerato che il consumo di questo tipo di acqua non è né frequente né quotidiano”. Una considerazione, alla prova dei fatti, errata.
La scheda: arsenico, nitrati e fluoro
14 acque adatte a neonati e bambini, 9 preferibilmente da evitare, 4 assolutamente da non consumare. Questo il risultato del test che il settimanale il Salvagente pubblica nel numero di giovedì 28 giugno che ha sottoposto ad analisi 27 acque, misurandone i valori di arsenico, nitrati e fluoro. Parametri importanti da valutare prima di decidere se una minerale è adatta ai bambini. Vediamo perché.
Nitrati
Sono composti azotati la cui presenza indica inquinamento delle falde. Queste sostanze sono pericolose per gli adulti, se consumate in elevate quantità, perché danno luogo alla formazione di nitrosammine, agenti provatamente cancerogeni. Il limite di legge per gli adulti è di 45 mg/l. Per i neonati invece il tetto scende a 10 mg/l. È soprattutto per i più piccoli, infatti, che questo composto può essere pericoloso. Nei neonati la trasformazione dei nitrati in nitriti può causare la mataemoglobinemia, malattia che riduce l’ossigeno nei globuli rossi e può portare alla morte del bambino.
Arsenico
Metallo molto pericoloso, è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come cancerogeno di classe 1, ossia certo per l’uomo. Alcuni studi scientifici lo pongono in correlazione con il tumore al polmone, alla vescica, ai reni e alla cute. Inoltre l’esposizione attraverso l’acqua è stata associata al cancro del fegato e del colon. La legge fissa il limite massimo di arsenico nell’acqua (sia minerale che potabile) a 10 microgrammi per litro.
Fluoro
Questo elemento è problematico solo per i bambini. L’eccesso di fluoro può causare fluorosi dentale (macchie bianche sullo smalto dei denti) e scheletrica (indurimento anormale delle ossa). Per questo, le acque che ne contengono più di 1,5 mg/l in etichetta devono recare l’avvertenza. “Non è opportuno il consumo regolare da parte dei lattanti e dei bambini di età inferiore a sette anni”.
Barbara Liverzani
fonte:il salvagente.it
fonte:il salvagente.it
La redazione di Adico ci tiene a precisare che al momento ha voluto divulgare la notizia in oggetto, citando la fonte, perchè ha ritenuto di grande interesse l’articolo.
Anche noi non siamo ancora a conoscenza delle marche, però collegandosi al link della notizia http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Ecco+le+acque+minerali+vietate+ai+minori&idSezione=16361 sarà possibile trovarle pubblicate nel dettaglio.
Anche noi non siamo ancora a conoscenza delle marche, però collegandosi al link della notizia http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Ecco+le+acque+minerali+vietate+ai+minori&idSezione=16361 sarà possibile trovarle pubblicate nel dettaglio.
Ringraziamo tutti per l’interesse dimostrato ….
OCSE: OK RIFORME, IN ITALIA PRECARIO 1 GIOVANE SU 2
11 luglio 2012
L’Ocse promuove la riforma del lavoro del governo di Mario Monti ma lancia l’allarme sul tasso di disoccupazione del nostro Paese che – nonostante un lieve calo a maggio – continuerà ad aumentare, colpendo soprattutto i giovani, una categoria che già conta il triste record di un precario su due. Mentre in Europa è record di senza lavoro: è la fotografia scattata dall’Employment Outlook 2012 presentato oggi a Parigi, del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria. “E’ assolutamente imperativo fare uscire l’eurozona dalla crisi”, ha avvertito Gurria, riferendosi – in primo luogo – ai dati allarmanti sulla disoccupazione nell’eurozona, che con l’11,1% di senza lavoro raggiunge il livello più elevato di sempre. Quanto all’Italia, il dato sulla disoccupazione è stato del 10,1%, in leggerissimo calo rispetto al mese precedente (10,2%). Ma l’Ocse non si fa illusioni e mette in guardia il nostro Paese: “L’Italia è stata colpita duramente dalla crisi ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare”.
“La recente recessione – prosegue l’organismo – ha colpito duramente l’economia italiana”. Di conseguenza, “dopo un temporaneo miglioramento all’inizio del 2011, il tasso di disoccupazione ha ripreso a crescere negli ultimi tre trimestri fino a superare il 10% in maggio e si prevede che continuerà a aumentare nel 2013″. Mentre i giovani sono i primi “a pagarne il prezzo”, scrive ancora l’Ocse.
Ed è allarme anche sulla precarietà. In particolare, secondo il rapporto, in Italia nel 2011 era precario un giovane su due, il 49,9% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Nel 2010, lo era il 46,7% e nel 2009 il 44,4%. Preoccupazione anche per quel 19,4% di giovani disoccupati e inattivi che hanno abbandonato la ricerca di un posto, il dato più elevato dopo Turchia e Messico. Nonostante i dati allarmanti, l’Ocse plaude alla riforma del mercato del lavoro approvata lo scorso giugno dal Parlamento e invita il nostro Paese ad attuarla in tempi rapidi. Anche perché “é probabile che riduca i costi sociali e occupazionali delle prossime recessioni”. In particolare, “una minor incidenza del lavoro a termine e di altre forme contrattuali atipiche e precarie dovrebbe favorire la capacità del mercato del lavoro italiano di affrontare future recessioni, riducendone anche i costi sociali”. Da parte sua, anche il vicedirettore dell’Ocse per l’Occupazione, Stefano Scarpetta, ha detto che il pacchetto di riforme intraprese da Monti “é epocale”, ma ora bisogna attuarlo rapidamente perché la sua messa in opera è “fondamentale”. “L’Italia – ha proseguito – deve far ripartire la crescita. Non si risolvono i problemi sociali senza crescita”.
Quanto ai dati sulla disoccupazione, all’inizio “prevedevamo un aumento quest’anno e una stabilizzazione nel 2013. Ma ora c’é un’incertezza enorme”. L’esperto ha anche insistito su quelli che a suo avviso sono i tre pilastri fondamentali per il nostro Paese: flessibilità all’ingresso, sussidi per la disoccupazione e apprendistato. Intanto, secondo la Cgia di Mestre, i precari italiani sono 3.315.580: lo stipendio è mediamente di 836 euro netti al mese (927 euro per i maschi e 759 per le donne), solo il 15% è laureato, la Pubblica amministrazione è il principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale). Una fotografia con cui viene sfatato il luogo comune che identifica il precario con un giovane con un titolo di studio molto elevato.
di Paolo Levi
fonte:ansa.it
fonte:ansa.it
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