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giovedì 28 luglio 2011

PdCI: Non è un paese per disabili

La manovra economica approvata in fretta e furia la settimana scorsa a colpi
di fiducia, non avrebbe potuto essere più odiosa perché si rivolge, in
maniera quasi persecutoria, contro la parte più debole della società: le
persone con disabilità e per giunta in giovane età.
Infatti, le misure previste e già in vigore, per quanto riguarda il sostegno
scolastico alle persone con disabilità, sono davvero incredibili e
socialmente offensive.
Mentre in tutte le scuole italiane, dal nord al sud, aumentano gli alunni
disabili, il governo della destra ha deciso una drastica riduzione degli
insegnanti di sostegno.
C'è il concreto rischio che a parole si proclami un rapporto ottimale di un
insegnante di sostegno ogni due alunni disabili, ma nella realtà concreta
delle politiche del Ministero della Gelmini ciò si traduce in un rapporto 1
a 3. In pratica gli insegnanti di sostegno sono sempre meno e la loro
presenza è già oggi largamente insufficiente ed inadeguata.
Meno insegnanti di sostegno significa meno integrazione e meno inclusione
per gli alunni disabili che con questo andazzo rischiano perfino di non
poter andare a scuola.
E' davvero sconcertante che tutto ciò avvenga mentre il ministro Gelmini è
lanciato in una campagna propagandistica che annuncia l'assunzione di 67.000
precari, cosa tutta da verificare e che certamente come si vede per gli
insegnanti di sostegno, non risolverà affatto i gravissimi problemi di
organico delle scuole italiane.
Tutto ciò è l'effetto dei tagli indiscriminati alle spese sociali. L'attacco
al welfare e allo stato sociale produce tra le sue conseguenze più nefaste
il pesante restringimento della tutela delle persone con disabilità.
Bisogna ribellarsi contro queste scelte che sono assai più negative in
Calabria, laddove la presenza degli insegnanti di sostegno è ancora più
ridotta e i diritti dei disabili sono largamente compromessi.
Lo Stato deve garantire il rispetto dei diritti e non può limitarsi ad una
carità pelosa che sta facendo diventare il nostro paese il fanalino di coda
dell'Europa.
Da queste cose si misura il grado di civiltà di un paese di una classe
dirigente. Evidentemente per l'Italia si tratta di una fase davvero buia
nella sua storia in cui una classe dirigente rapace, corrotta ed arrogante
mantiene intatti i propri privilegi di casta ma continua a colpire
pesantemente i ceti più deboli e si accanisce contro i disabili.
IL SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
MICHELANGELO TRIPODI

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