Quella di eleggere con un colpo di maggioranza
Antonio Barrile quale rappresentante della Regione nella sezione controllo
della Corte dei Conti è una scelta, da parte di Scopelliti e del centrodestra
calabrese, del tutto faziosa, inopportuna e per nulla tecnica. Specie considerato
che è proprio dalla Corte dei Conti che ci si aspettano rilievi sui conti degli
Enti e che Barrile, braccio destro proprio di Scopelliti, è stato Capo di
Gabinetto del Comune di Reggio Calabria, poi sciolto per contiguità mafiose, e punta
di riferimento del tanto decantato “modello Reggio” che ha condotto la città in
riva allo stretto allo sfascio. Lo ricordiamo per due fatti significativi:
quando è scoppiato il caso delle “toghe azzurre” a Reggio Calabria e le
consulenze legali risultavano affidate sempre agli stessi professionisti, tra
questi alcuni che condividevano lo studio professionale con Barrile, mentre
tanti altri avvocati iscritti alla short list restavano in attesa di incarichi
che non arrivavano mai; e poi, come ben resocontato dagli organi di stampa, in
occasione di una “confusa” deposizione in seno al processo Fallara, quando
incalzato dalle domande del pm Sara Ombra e del presidente del Tribunale di
Reggio Calabria, Olga Tarzia, ha proferito una serie di “non so” e di “non
ricordo”. Insomma, una serie di titoli non proprio di merito, anzi.
Per questo giudichiamo del tutto inopportuna e
negativa la scelta su Barrile che, tra l’altro, per quanto ci è dato sapere,
non è in possesso di specifiche competenze essenziali per svolgere il compito
che gli viene affidato.
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