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giovedì 28 marzo 2013

Casa Circondariale di Lamezia: il presidente Talarico scrive al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria


In merito alla paventata chiusura della Casa Circondariale di Lamezia Terme, raccogliendo le preoccupazioni espresse da organizzazioni sindacali, istituzioni ed associazioni, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico ha scritto al Capo del Dipartimento  dell’Amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, per ribadire “la sua più netta contrarietà”.
Talarico assicura: “l’Istituzione che rappresento promuoverà tutte le azioni che saranno necessarie per garantire il mantenimento di un presidio di sicurezza importante nella sede di Lamezia (terza città della Calabria per densità abitativa) che, in caso contrario, sarebbe l’unica a vedere soppressa la Casa Circondariale in cui lavorano oltre settanta operatori”.
“Auspicando una immediata riconsiderazione di decisioni che porterebbero alla soppressione del carcere di Lamezia e, in attesa di poter incontrare il signor Ministro della Giustizia, mi preme mettere in evidenza - aggiunge il Presidente  - che una non augurabile decisione di chiusura, costringerà i familiari di molti detenuti a recarsi in altre sedi per far visita ai propri congiunti; provocherà disagi a magistrati ed avvocati che operano nel Tribunale di Lamezia e non contribuirà certamente a risolvere, anzi la aggraverà, la questione del sovraffollamento nella carceri che, come ha commentato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è una di quelle questioni che  rappresenta ‘una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi’”.
“Sarebbe un grave errore, pertanto - conclude il presidente del Consiglio - chiudere il carcere di Lamezia, mentre da più parti si invocano interventi strutturali capaci di far fronte al sovraffollamento  e ai disagi che ne derivano. Come è stato dimostrato, nell’occasione della chiusura, poi scongiurata, di alcuni Tribunali in Calabria, le soppressioni non comportano riduzioni della spesa, anzi finiscono con l’appesantirla”.

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