Spendersi
tanto per il sociale e nel contempo dare sfogo alla sua passione di sempre: la
scultura.
Sono
le due anime che convivono in Eugenio De Luca, apprezzato scultore cosentino di
particolare versatilità, se è vero come è vero che se ad uno scultore non
sempre riesce di dipingere, nel suo caso passare dall'arte scultorea alla
pittura è stato del tutto naturale, anche se il suo estro si manifesta
soprattutto nel plasmare i materiali più disparati con le tecniche più antiche.
Appartato,
di una semplicità disarmante, eppure estremamente rigoroso nel descrivere le
sue molteplici opere. Cosa che ha fatto puntualmente in occasione dell’incontro
che Eugenio De Luca, che nella vita di tutti i giorni lavora come operatore
sociale nella struttura sanitaria “Borgo dei mastri”, ha avuto a Palazzo dei Bruzi con i componenti
la Commissione cultura del Comune, presieduta da Claudio Nigro, nell’ambito
dell’iniziativa “Nemo Propheta in patria”.
Dopo
il saluto del Presidente Nigro, è stato Mimmo Frammartino a svolgere la
relazione introduttiva.
Frammartino
è andato a ritroso nel tempo, agli anni ’80 e ’90 quando da assessore allo
sport ebbe modo di conoscere Eugenio De Luca e di apprezzare le sue prime opere
esposte in una personale allestita in Piazzetta Toscano, dopo gli studi al
Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro.
Il
consigliere Frammartino ha dettagliatamente illustrato il percorso artistico di
De Luca, fondato sull’approfondimento delle diverse tecniche esecutive e di
restauro, figurando il recupero di oggetti di antiquariato tra le
specializzazioni dell’artista cosentino.
Ed
Eugenio De Luca ha portato con sè in commissione cultura una delle opere che
meglio di tutte le altre sintetizzano la sua arte: una scultura che raffigura
una donna che ha subito violenza e che fa parte di un trittico dal titolo “Sarajevo”
che evoca la tragedia della guerra nei Balcani. Un’opera che Eugenio De Luca ha
descritto in commissione sottolineando, come del resto aveva già fatto nella
didascalia che accompagna l’opera, che “le guerre e le sopraffazioni dei
diritti altrui sono l’eterna tragedia dell’umanità. Mi sono domandato – ha
affermato lo scultore cosentino – se l’arte possa aiutare a sconfiggere le assurdità
della guerra e la risposta è stata affermativa.”
E
se la scultura “Sarajevo” è finita, nel
1995, anche per l’intensità del suo messaggio, nella rivista specializzata
“Europa Flash Art”, la produzione artistica di Eugenio De Luca è sbarcata anche
oltreoceano. Il suo “Ecce Homo”, donato alla comunità dei calabresi in Canada
dal Comune di Dipignano, è esposto in una grande Chiesa di Toronto. Le tecniche
adoperate da De Luca vanno dall’utilizzo della gomma lacca e cera alle sculture
in vetroresina e, in molti casi, patinate in bronzo.
Da
studente De Luca partecipò alla realizzazione anche del Cristo in cemento
armato che adorna la facciata della Chiesa di Loreto a Cosenza.
E
verso la città l’artista nutre sentimenti di grande rispetto, coltivando, però,
anche un sogno, neanche troppo nascosto : trasformarla in “un piccolo giardino
di cultura”.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche i consiglieri Massimo
Commodaro per il quale Eugenio De Luca “è un artista che induce alla
riflessione” e Maria Lucente che soffermandosi soprattutto sulla scultura
“Sarajevo” ne ha colto la profondità del messaggio “per riflettere sulla violenza
alle donne e il continuo femminicidio che ancora oggi viene perpetrato a loro
danno”.
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