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venerdì 3 febbraio 2012

ADICO - Posto fisso, Camusso contro Monti: «Si vogliono togliere tutele ai lavoratori»

«Questa polemica sul fatto che non è più il tempo del posto fisso è un po’ stantia, non è tanto moderna, e nasconde l’idea che bisogna togliere tutele ai lavoratori». È critica Susanna Camusso sulla frase del premier Mario Monti, che mercoledì aveva definito «monotono» il posto fisso. La segretaria generale della Cgil è ospite della trasmissione di Michele Santoro «Servizio pubblico». Una puntata dedicata a rispondere alla domanda «L’eguaglianza, in questa crisi, dov’è? Si salverà l’Italia, o solo una sua parte?». Tema caldo, il precariato, con Sandro Ruotolo in collegamento dal centro sociale Tpo di Bologna. Oltre alla Camusso, in studio c’è il giuslavorista Michele Tiraboschi.
CAMUSSO – «Il 30% dei giovani è senza lavoro, vuol dire che uno su tre vorrebbe poter annoiarsi» ironizza la segretaria generale Cgil . «La verità è che si è voluta creare una giungla di rapporti di lavoro per inseguire la flessibilità – prosegue -. Dobbiamo tornare ad un mercato del lavoro normale». «Un medico ha la possibilità di cambiare, ma se uno fa il saldatore non può andare a fare il chirurgo. C’è un rapporto con le professionalità che ci sono e con il modello che proponi al Paese: se proponi di cambiare è per abbassare la condizione delle persone» argomenta la Camusso.
CRISI – Nel corso della serata si parla anche di crisi. E la Camusso torna all’attacco: «In questo momento nel Paese il pensiero è che siamo sull’orlo del baratro e che questo governo ci salverà. Ma non sono così convinta che la ricetta europea di rigore finanziario ci porterà fuori dalla crisi. Per noi vuol dire recessione».
FIAT – Nella seconda parte della trasmissione, c’è spazio per la Fiat. «Né la Fiom né la Cgil hanno mai detto che non volevano investimenti a Mirafiori, anzi» precisa la Camusso. Quindi spiega: «Vorremmo sapere quali investimenti si vogliono fare. La domanda che rimane legittima è se si deve lavorare in qualunque condizione, perché poi c’è lo schiavismo alla fine di questo discorso. Siamo sicuri che non si stia pensando di dismettere la produzione Fiat nel Paese? Siamo sicuri di volere non investire in tecnologie alternative? Possiamo fare queste domande a Fiat? Svoltiamo verso l’innovazione o facciamo i cinesi d’Europa?».
Fonte: corriere.it

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