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martedì 31 gennaio 2012

ADICO - L’auto e i nuovi stili di vita: la lezione di Detroit

31 gennaio 2012
di Antonio Galdo. Il salone dell’auto di Detroit, che traccia la rotta del mercato per l’anno in corso, si è appena concluso e l’evoluzione dell’industria automobilistica, abbinata a un sostanziale mutamento dei nostri stili di vita, appare molto veloce e con almeno tre certezze acquisite. Il consumo di auto, innanzitutto in città, è destinato a diminuire, parallelamente a una crescente sensibilità in materia di lotta all’inquinamento e di risparmio energetico, ovvero di riduzione degli sprechi. I nuovi sistemi di propulsione, ibridi ed elettrici, rappresentano il vero salto della tecnologia e del design ormai già consolidato, tanto da essere definito come “la nuova normalità” del settore. Che cosa significa questo mutamento, in concreto? Semplice: le 40 anteprime mondiali presentate nel salone americano hanno tutte, in comune, l’obiettivo di ridurre taglie, prestazioni e costi. Un effetto downsizing, come dicono gli anglosassoni. Ed ecco, per fare degli esempi, la nuova city car della Mercedes, Smart For Us, lunga appena 3 metri e interamente elettrica, come la berlina della Tesla o quella marcata Chrysler-Fiat. Sullo sfondo del mercato, se è vero che gli americani continuano a comprare Suv (meno inquinanti e con minori consumi) per i lunghi e medi spostamenti, anche considerando la geografia del Paese, è sempre più probabile che l’obiettivo fissato dal presidente Obama, un milione di auto elettriche sulle strade degli Stati Uniti entro il 2015, non sia più un sogno o uno slogan elettorale. Il secondo fattore di cambiamento certificato dal salone di Detroit riguarda le politiche commerciali, e dunque il marketing, dei grandi produttori. Fino a ieri si puntava sulle prestazioni e sulla potenza delle automobili, adesso un’azienda che vuole vincere la difficile partita della concorrenza, e talvolta anche quella della sopravvivenza non ha alternative: deve, come imperativo categorico, innovare all’insegna della sostenibilità e di un mix di tecnologia, design e prezzo, tutti orientati a un consumo più rispettoso dell’ambiente. Chi non regge l’urto di questa scommessa rischia di sparire o comunque di scivolare nella zona bassa della classifica delle vendite. E le proposte innovative da mettere in campo non riguardano soltanto le auto sportive o le city car, ma anche la fascia delle vetture più pesanti e perfino il segmento del super lusso. Auto molto belle e lussuose, ma altrettanto inquinanti, sono considerate invendibili, e dunque impresentabili sul mercato. Infine, terza certezza acquisita a Detroit, il vento impetuoso del cambiamento dovrà fare i conti con la lunga recessione e gli effetti a catena della Grande Crisi. Ciò vale per tutti i paesi, dall’Europa agli Stati Uniti passando per il Giappone, dove l’automobile è da diversi decenni un prodotto di largo consumo e non più uno status symbol. In Italia, per restare ai mutamenti in casa nostra, il mercato nazionale dell’auto nel 2012 tornerà indietro ai livelli di quasi 30 anni fa, addirittura del 1984. E le consegne, secondo le previsioni di Moody’s, l’agenzia di rating che non si occupa solo dei debiti nazionali e sovranazionali, al termine dell’anno appena iniziato scenderanno a 1,625 milioni, più o meno come ai tempi della Fiat di Vittorio Ghidella. Un tuffo all’indietro, che certo nel breve periodo avrà conseguenze negative sull’industria automobilistica e sul suo indotto, ma che nel medio e lungo termine premierà chi è stato capace di innovare e di interpretare al meglio la sfida del cambiamento. Ed è molto probabile che, per spingere nella direzione giusta un’industria che resta un perno dell’economia nazionale, arriveranno anche nuovi incentivi. Auguriamoci che non siano a pioggia, ma mirati a incoraggiare nuovi modelli, nuovi consumi, nuovi stili di vita. E quindi nuova crescita.

Fonte: www.nonsprecare.it

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