(ANSA) - PALMI (REGGIO CALABRIA), 6 FEB - Sull'attendibilita' e la credibilita' di tre collaboratori di giustizia si e' incentrata la prima parte della requisitoria del pubblico ministero, Alessandra Cerreti, nell'ambito del processo a presunti boss e gregari della cosca Pesce di Rosarno in corso davanti ai giudici del Tribunale di Palmi. Per otto ore il pm ha illustrato la posizione dei tre pentiti, Giuseppina Pesce, Rosa Ferraro e Salvatore Facchinetti, spiegando le motivazioni della loro collaborazione e ricostruendo il contributo fornito alle indagini. In particolare il magistrato ha evidenziato che Giuseppina Pesce, figlia di Salvatore, boss dell'omonima cosca di Rosarno, ha deciso di collaborare con la giustizia come ''atto d'amore - ha detto il pubblico ministero - nei confronti dei propri figli. E la collaborazione di Giuseppina Pesce fa tanto paura alla 'ndrangheta, piu' di un pentito maschio, perche' dimostra che una donna puo' ribellarsi allo strapotere delle cosche''. Nella requisitoria il pubblico ministero ha affrontato anche il tema delle dichiarazioni fornite dagli altri due collaboratori di giustizia che, insieme a Giuseppina Pesce, hanno svelato, secondo l'ipotesi accusatoria, le attivita' illecite della cosca ed i collegamenti che garantivano le eventuali coperture. L'accusa ha anche illustrato le numerose pressioni esercitate dagli esponenti della cosca su Giuseppina Pesce e Rosa Ferraro per convincerle ad interrompere la collaborazione con la giustizia. Al termine della prima parte della requisitoria il processo e' stato aggiornato a venerdi' per la prosecuzione dell'intervento del pm.
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