La nota della Procura della
Repubblica di Reggio Calabria relativa alla consegna di copia del decreto di
archiviazione emesso contro il dr. Cisterna risente di alcune imprecisioni e
può disorientare la pubblica opinione, in una vicenda che ha visto fin troppo
volte circolare informazioni e ricostruzioni arbitrarie.
La difesa del dr. Cisterna,
avendo appreso come al solito dalla stampa, che era stata depositata al Gip la
richiesta di archiviazione nel suo procedimento ne ha richiesto per ben due
volte (in data 17 settembre 2012 ed in data 19 settembre 2012) il rilascio di una
copia per poterla visionare. A queste legittime richieste è stato opposto per
due volte un rifiuto. Si era anche
abbondantemente chiarito all’Autorità giudiziaria che, una volta letta la
richiesta di archiviazione (intanto inviata dalla Procura al CSM), si sarebbero
potuti offrire elementi a chiarimento e a sostegno dell’assoluta trasparenza della
condotta del dr. Cisterna quando si fosse decisa l’archiviazione del fascicolo.
Così non è stato e il 29
novembre 2012 il decreto di archiviazione è stato depositato ed esso si compone
di 83 pagine e, come se non bastasse, rinvia anche alle oltre 500 della richiesta.
Insomma 600 pagine circa di un provvedimento che il dr. Cisterna ha ben definito
una sentenza in contumacia e che sarà impugnato, per mandato del nostro
assistito, come atto abnorme in tutte le sedi.
Ciò posto cade in errore la
Procura reggina quando prende in esame non questa vicenda, del tutto
inoppugnabile nella sua ricostruzione sin dal comunicato ANSA del 2 febbraio
2013, ma quella relativa al semplice rilascio di una copia del provvedimento
conclusivo del Gip, adottato, si ripete, senza che il dottor Cisterna abbia mai
potuto leggere la richiesta dell’accusa. E questo, ripetesi, la nota ANSA del 1
febbraio 2013 lo dice chiaramente, senza alcun incertezza o rischio di
confusione.
Quanto al ritiro di questa
copia, di cui parla il comunicato della Procura, avvenuto il 1 febbraio 2013, è
stato il dr. Cisterna a richiedere espressamente ai propri difensori di non ritirare
l’atto prima che il TAR di Roma prendesse in esame un suo, decisivo ricorso.
E ciò per evitare che la
pronuncia del TAR, ancora non depositata, fosse preceduta dalla solita
propalazione su qualche giornale di notizie diffamatorie che lo riguardavano.
A questo proposito il dr.
Cisterna ricorda il contenuto degli articoli apparsi su due quotidiani
nazionali che lo additavano come “truffatore” pochi giorni prima che la
Cassazione esaminasse il suo ricorso contro il trasferimento provvisorio,
Sarebbe
giunta, dopo una dozzina di fughe di notizie, a partire da quella clamorosa del
17 giugno 2011 - quando il principale quotidiano nazionale diede notizia
dell’iscrizione del dr. Cisterna quale indagato in coincidenza con il suo
interrogatorio a Roma – di accertare le responsabilità di questi fatti, la cui
irruzione, il dottore Sferlazza ne converrà, tra l’altro tempisticamente
perfetta, ha pesato in modo improprio e negativo sull’intero procedimento.
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