(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 13 GEN - ''Il cranio del brigante Villella, ancora trattenuto dal museo 'Cesare Lombroso' a Torino, va con immediatezza restituito al suo paese d'origine, Motta Santa Lucia, perche' gli sia data una dignitosa sepoltura''. E' quanto sostiene il consigliere regionale di Idv Giuseppe Giordano, promotore di una mozione - approvata all'unanimita' dal Consiglio regionale della Calabria il 10 maggio 2012 - con cui si richiede sia la restituzione dei resti di Giuseppe Villella (e' morto a 69 anni nel carcere di Vigevano e nel suo cranio Lombroso, che agi' all'alba del 4 gennaio 1871 nel suo laboratorio di Pavia con il compasso scorsoio per scoperchiarlo e dissezionarlo, asseri' di aver rintracciato la 'fossetta occipitale mediana' che avrebbe dovuto dimostrare la teoria del delinquente nato) che la chiusura del museo Lombroso. ''Non se ne puo' fare una questione tecnico giuridica di un caso cosi' culturalmente e socialmente emblematico. Al di la' delle decisioni dei giudici - aggiunge Giordano - quel cranio non rappresenta piu' esclusivamente la storia di una singola persona, rea di essere nata in un periodo difficile e di essere stato un meridionale senza santi in paradiso, ma e' un simbolo del Mezzogiorno su cui ancora pesano pregiudizi mortificanti e iniqui. Domani sulla vicenda si pronuncera' il consiglio comunale di Torino e gia' si registra la contrarieta' della Lega alla restituzione del cranio di Villella, segno che gli umori xenofobi e antimeridionali di quella forza politica non sono mai cessati. D'altronde anche volendo consentire la prosecuzione del museo Lombroso, dove ci sono orrori d'ogni genere su cui si esercitava il medico veronese per dimostrare le sue farneticazioni razziste, il posto del cranio di Villella puo' essere preso da un calco in gesso''. Per Giordano ''giuridicamente, eticamente, ma anche dal punto di vista religioso, i resti di una persona vanno seppelliti. Non c'e' obiezione che tenga. E' chiaro che trattenere tuttora quel cranio, a dispetto di ogni legge, significa ostinarsi a non voler rileggere, con la necessaria obiettivita', la storia del brigantaggio postunitario e non riconoscere che il Mezzogiorno subi' allora gravi torti. Questo stesso Mezzogiorno che naturalmente non pensa di tornare indietro, perche' e' convinto che l'Unita' italiana sia una valore imprescindibile da difendere ad ogni costo e che il suo orizzonte non sia il passato o l'ideologia delle 'piccole patrie', ma l'Europa politica e democratica''.
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