I genitori ne avrebbero voluto fare un
principe del foro, essendo la sua una famiglia di avvocati e avendo dalla sua
una laurea in giurisprudenza, ma il richiamo del giornalismo ebbe la meglio.
Una passione nella quale si è tuffato a capofitto, anche a costo di dare
qualche dispiacere iniziale, poi subito rientrato, ai suoi genitori.
Oggi Arcangelo Badolati è una delle
prime firme della nostra regione, uno dei maggiori depositari di quel
giornalismo d’inchiesta che continua a vederlo in prima linea nell’approfondimento
dei casi più delicati di cronaca nera e dei misteri rimasti insoluti o ancora
avvolti in impenetrabili porti delle nebbie e che, grazie alle sue riconosciute
competenze, sorrette da un fiuto non comune, cerca di rendere meno
inestricabili negli articoli pubblicati per “Gazzetta del Sud” di cui, da
giornalista professionista, è caposervizio o in una copiosa attività da
scrittore che conta già 13 titoli.
Alle sue inchieste, intrise di un forte
impegno civile, e al complesso della sua attività giornalistica che gli ha già
procurato molte soddisfazioni e tantissimi premi, il Sindaco Mario Occhiuto e
la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, hanno
voluto attribuire un riconoscimento speciale.
La consegna del riconoscimento è
avvenuta nel pomeriggio di oggi a Palazzo dei Bruzi nel corso di un’audizione
della commissione cultura alla quale ha voluto partecipare personalmente il
Sindaco Mario Occhiuto.
“Arcangelo Badolati – ha esordito il
Sindaco Occhiuto – è una delle eccellenze del nostro territorio. Nei suoi
scritti c’è il segno della ricerca e della elaborazione di competenze e
professionalità, ma anche il segno dell’indagine giornalistica rigorosa e
dell’articolazione di un pensiero che studia i fenomeni e li approfondisce.
Badolati – ha continuato Occhiuto - anche se nato altrove in Calabria, deve
essere considerato cosentino a tutti gli effetti, perché ha dato molto a questa
città. Si è occupato degli aspetti meno edificanti della Calabria che hanno
contribuito ad accrescere l’immagine negativa della nostra regione, ma se ne è
occupato nel modo migliore, proprio attraverso la sua attività di studio e di
ricerca. Un’attività portata avanti con grande spirito di sacrificio. Anche se
Badolati ne ha avuti tanti e di superiori a questo, il riconoscimento della
commissione cultura, che condivido pienamente ed al quale mi associo, viene dal
cuore della nostra città e della nostra istituzione.”
Prima dell’intervento del Sindaco
Occhiuto c’erano state l’introduzione del Presidente Claudio Nigro e la
relazione del consigliere Mimmo Frammartino che ha subito precisato che
l’audizione odierna non rientrava tra quelle abituali della commissione cultura
avendo, invece, qualcosa di speciale. Frammartino ha passato in rassegna i temi
al centro delle inchieste e dei libri di Badolati da “I segreti dei boss” del
2001 fino al più recente “Stragi, delitti, misteri” , del 2011, in cui mette a
fuoco le vicende più oscure accadute in Calabria e che, a distanza di anni, non
smettono di essere inquietanti.
Per
Mimmo Frammartino Arcangelo Badolati “ha profuso in tutti questi anni un
impegno tangibile che va alla ricerca di risposte, ma che aiuta anche la
società a migliorarsi. Il consigliere relatore ha anche ricordato alcuni dei
più significativi riconoscimenti attribuiti al caposervizio di “Gazzetta del
Sud”: dal Premio “Luigi Malafarina” per il giornalismo
(2012), al riconoscimento speciale ricevuto dall’Associazione Nazionale Polizia
di Stato per le inchieste giornalistiche condotte negli ultimi sedici anni a
quello assegnatogli dalla prestigiosa “Accademia di Calabria” di Toronto nel
2010. Nel dibattito sono intervenuti anche i consiglieri Michelangelo Spataro e
Maria Lucente che ha sottolineato l’impegno, la cultura e la serietà di Badolati.
Quando prende la parola, dopo aver
ringraziato il Sindaco e la Commissione cultura Arcangelo Badolati si dice
subito fiero di vivere a Cosenza e di appartenervi.
“Cosenza è una città diversa dalle
altre città calabresi. Lo è negli umori e nella effervescenza. E’ un privilegio
– afferma - vivere qui, inorridisco quando ne sento parlar male. E sono molto
felice che i miei figli siano cresciuti ed abbiano compiuto gli studi a
Cosenza. E’ una città davvero importante nella storia della cultura del nostro
Paese. E’ l’unico luogo dove si può vivere in maniera più normale rispetto alle
altre città della Calabria. Il mio studio costante sui fenomeni criminosi non è
tanto un atto di denuncia, ma un atto d’amore.”
Badolati segue le varie piste dei
fenomeni di cui si occupa e trae le dovute conclusioni, come le ramificazioni e
i collegamenti della ‘ndrangheta nei paesi europei e nel mondo, l’esistenza
anche in Calabria delle trame terroristiche-eversive, la verità, a lungo
nascosta, della strage di Ustica, fatta di depistaggi incredibili e
inimmaginabili, l’ipotesi, tutt’altro che inverosimile, di un collegamento tra
la strage di Ustica e quella della stazione di Bologna del 2 agosto del 1980. A
questi si aggiungano i depistaggi del caso Lanzino, “un’altra terribile vergogna”,
dice ancora Badolati.
L’ultimo libro, giunto già alla sua
terza edizione, è “Codice Rosso”, scritto insieme al collega Attilio Sabato,
sugli sperperi del pianeta sanità negli ultimi 30 anni, fino allo scioglimento
delle Asp per mafia. Ci tiene a sottolineare un particolare: “il ricavato dei
miei libri va in beneficenza alla Fondazione che porta il nome di Natuzza
Evolo, straordinaria figura e personalità singolarissima che ho avuto la
fortuna di conoscere.
Stasera – conclude - ho ricevuto un
grande regalo.” E va via con un’esortazione che è anche un invito: quello a
celebrare i personaggi del passato di cui Cosenza è ricca, a partire da
Telesio. E lascia intendere che il suo prossimo lavoro metterà a fuoco proprio
la Calabria del ‘500 e ‘600 e quella dei suoi uomini più illustri.
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