Davvero non se ne può più. Dopo che
stanno venendo fuori tutte (per la verità ancora tante nebulose devono essere
dipanate) le malefatte dei dieci anni di governo Scopelliti-Raffa-Arena; dopo
che i Commissari hanno riscontrato che il Comune di Reggio Calabria dopo 10
anni di malgoverno si trova ad avere un passivo di 690 milioni di euro, dopo
che i dipendenti dell’Amministrazione per la prima volta nella storia non
ricevono lo stipendio perché l’Amministrazione non ha più un euro; dopo che i
processi in corso hanno accertato che vi è stata in questi anni una gestione collusa
delle società miste (a partire dalla Multiservizi e dalla Leonia ) tra
amministratori e 'ndrangheta; dopo che gli studenti non ricevono da anni i buoni
libro; dopo che la città è invasa dai rifiuti perché il Comune non ha i soldi
per conferire i rifiuti nelle discariche; dopo che quegli amministratori sono
riusciti a creare un debito con l’ENEL di oltre 10 milioni di euro; dopo che si
è scoperto che in questi anni, l’Amministrazione (Scopelliti, la Giunta, i
Revisori dei Conti, i consiglieri di maggioranza) non ha pagato i contributi
previdenziali ai dipendenti; quegli stessi Amministratori (diremmo meglio
disamministratori) hanno pur il coraggio di annunciare, attraverso una nota
stampa a firma “PDL – Grande città Reggio Calabria”, che hanno proposto ricorso
avverso il Decreto di Scioglimento. Incredibile! Forse, dopo che hanno
provocato un buco di 680 milioni di
euro vorrebbero restare attaccati alle
poltrone del comune di Reggio Calabria per arrivare a raddoppiare la cifra dei
debiti già enormi? Ci vuole davvero faccia tosta!
Faccia tosta, che almeno per una volta, non
hanno avuto alcuni consiglieri comunali del centrodestra, da sempre vicini alle
posizioni del governatore Scopelliti, che sono diventati gialli in volto al sol
pensiero di dover apporre una firma in calce al ricorso.
Attraverso la stampa , annunciano,
inoltre, che ha assunto la loro difesa – tra gli altri – anche l’avv.to
Giuseppe Valentino.
L’avv.to Valentino, però, mentre assume
la difesa, dimentica di essere al tempo stesso Senatore di questa Repubblica;
anzi dimentica di avere all’interno del Parlamento una carica di Presidente
della Commissione Contenzioso e dimentica che è stato anche Sottosegretario al
Ministero di Grazia e Giustizia.
Cioè assume la difesa mentre quale
Senatore è pagato dallo Stato ed è pagato cioè con i soldi che i cittadini
versano allo Stato attraverso le tasse.
Perché, è certo possibile che un
avvocato mentre è anche deputato assuma una difesa; non è eticamente premiabile
ma si può fare; ma assumere la difesa di persone che sono accusate di aver
amministrato in contiguità con la 'ndrangheta è un fatto grave; ed è un fatto
gravissimo se ha assunto la difesa per contestare un provvedimento (il Decreto
di Scioglimento del Comune) che porta la firma del Presidente della Repubblica;
già di quella Repubblica che lui in quanto Senatore rappresenta.
Ci siamo voluti soffermare su tale
aspetto della vicenda – se dovessimo raccontare tutte le malefatte commesse
dalla gestione Scopelliti avremmo bisogno di un’enciclopedia – perché è
sintomatico di un modo di essere di una classe politica che ha segnato
un’epoca; l’ultimo decennio. Ma purtroppo il segno lasciato non rimarrà nella
storia positiva del mondo; ma semmai – speriamo – verrà cancellata dai libri di
testo perché ha rappresentato la vergogna di una terra – la città di Reggio –
che non meritava una simile peste. Purtroppo non verrà dimenticata dalla nostra
generazione perché per almeno i prossimi dieci anni dovremo lavorare per recuperare
il disastro finanziario, etico e morale che Scopelliti ed i suoi compagni di
ventura hanno creato.
Ed hanno pure avuto il coraggio di fare
ricorso al Decreto di scioglimento.
E qui mi fermo; lo
sdegno per tale notizia non mi consente di andare avanti; se penso che proprio
in questi giorni ricorre l’anniversario della morte di Italo Falcomatà e ciò mi
obbliga a mettere in termini di paragone la primavera di Reggio di Italo con
l’inverno della gestione Scopelliti. Davvero è troppo per una persona normale
che vuole bene alla sua terra.
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