Roma, 15 dic. (Adnkronos) - Se il tasso di occupazione femminile italiano fosse pari a quello maschile il Pil potrebbe aumentare del 13,6%. Il 'salto' non sarebbe certo minimo per raggiungere quel 67,5% che e' il tasso di occupazione maschile nel 2011, dal 46,5% attuale, ma il risultato sarebbe comunque garantito. Promuovere e migliorare l'efficienza dell'occupazione femminile, dunque, oltre a essere "una questione di equita' e di pari diritti", diventa anche e soprattutto una "questione di efficienza". A fare i conti e' l'ultimo rapporto del Centro studi di Confindustria che spinge per questo a favore di "politiche pubbliche di conciliazione famiglia-lavoro" per aumentare il tasso di occupazione femminile. La strada per arrivare all'obiettivo e' decisamente lunga: non solo, dicono gli economisti di Viale dell'Astronomia, il 30% delle madri interrompe il lavoro per motivi familiari contro il 3% dei padri ma il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 44 anni passa dal 73,1%, per le coniugate senza figli, al 52,5% per quelle con uno o piu' figli. E come se non bastasse la probabilita' di uscire dal mercato del lavoro per le madri con un salario medio e' del 40%. Ad ostacolare il lavoro delle lavoratrice-madri soprattutto la bassa copertura di servizi per l'infanzia che, in particolar modo nel Mezzogiorno, vede una situazione "particolarmente drammatica". "L'insufficienza di strutture pubbliche per la prima infanzia sufficientemente sviluppate e' confermata dall'alta media nazionale di domande di accesso all'asilo nido rimaste inevase, pari al 23,5% del totale, con il picco registrato in Calabria (39%)", dice ancora il Csc.
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