Il consigliere Domenico Talarico (IdV), in
relazione alle politiche energetiche in Calabria ha rilasciatola seguente
dichiarazione:
“Quando in Calabria
si parla di energie rinnovabili la mente non va immediatamente all’opportunità,
ed alla necessità, di contenere la spesa energetica e di ridurre la dipendenza
del sistema energetico regionale dall’utilizzo del petrolio (cosa in sé
importante), quanto all’abuso che in questi anni si è fatto dell’installazione
di impianti di produzione di energia cosiddetta pulita, anche in aperta
contraddizione con la vocazione e la tipologia dei territori destinati ad
ospitarli”.
“E’
noto a tutti, infatti, che la Calabria produce molta più energia di quella che
consuma (dai dati ufficiali del gestore della rete elettrica risulta che la
Calabria ha un esubero di produzione energetica dell'88,7 %!), eppure continua
la corsa alla riattivazione di centrali, alla realizzazione di parchi eolici,
alla creazione di minicentrali idroelettriche”.
“Gli
investimenti in questo settore sono di dimensioni colossali: fiumi di soldi
vanno a soddisfare gli appetiti di grandi gruppi multinazionali (anche di
organizzazioni criminali, come recenti inchieste giudiziarie hanno dimostrato),
mentre ai territori, ai comuni, alle popolazioni, rimangono, oltre ai danni per
l’ambiente ed il paesaggio, soltanto le briciole”.
“Stanti le
difficoltà in cui versano oggi i comuni, con le casse dissanguate dalle ultime
manovre lacrime e sangue dei governi centrali, si capisce l’interesse dei
sindaci ad aprire il proprio territorio a queste iniziative (In molti casi
sarebbe il caso di dire “speculazioni”), ma non è accettabile che alle
emergenze finanziarie degli enti locali si faccia fronte a discapito
dell’ambiente e della vivibilità dei territori, che in taluni casi vantano
anche un particolare pregio naturalistico”.
“Va bene
investire nelle rinnovabili, ma guai a consentire l’apertura di centrali in aree
protette, ovvero, la devastazione di interi territori montani con
l’installazione di decine di colossi eolici, come nel caso di Cerisano e
Marano Principato, inibendo agli stessi territori ogni potenzialità di
sviluppo turistico”.
“La materia
richiede una nuova regolamentazione, evidentemente. Il Piano energetico
ambientale della Regione risale al 2005, quando le prospettive di una politica
energetica fondata sulla valorizzazione delle rinnovabili apparivano ben più
rosee di quelle poi effettivamente rivelatesi”.
“La crescita
impetuosa e disordinata, delle iniziative imprenditoriali in questo ambito
richiede una riformulazione delle previsioni del Piano energetico, nel quale
possa trovare spazio una maggiore attenzione ai temi della difesa del territorio
e della conservazione dell’ambiente e del paesaggio, nell’ottica di uno
sviluppo ecocompatibile della Calabria”.
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