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mercoledì 29 agosto 2012

Regione: Intervista al prof. Spadaro su "Calabria on web"


Come stanno le Regioni italiane  previste dalla Carta costituzionale nel 1948 ma  istituite nel 1970, nel clima di generale disorientamento in cui versano le Istituzioni nazionali e con le gravi difficoltà economiche ed identitarie del sistema delle autonomie locali?  Il costituzionalista Antonino Spadaro offre delle originali chiavi di lettura in un’intervista concessa a “Calabria on web”, il magazine del Consiglio regionale della Calabria (www.calabriaonweb.it): “Si, le Regioni non godono di buona salute – argomenta Spadaro, docente all’Università Mediterranea di Reggio Calabria - ma in verità non godono di buona salute anche gli altri enti locali e lo stesso Stato. La verità è che l’intero sistema Italia, soprattutto negli ultimi vent’anni, è stato soggetto a forte stress, per varie ragioni: la progressiva erosione dell’etica pubblica costituzionale del 1948, che aveva posto le condizioni politico-istituzionali per il riscatto del nostro Paese e aveva reso possibile il boom economico del dopoguerra; il venir meno dei vecchi ma nobili partiti con la loro carica ideale e l’affermarsi invece di forze politiche personalistiche; la crescente diffusione di una cultura consumistica, individualistico-privatistica, con una deresponsabilizzante e cieca fiducia nelle mere forze del mercato, con connessa sottovalutazione del ruolo dei servizi e degli interventi pubblici; la corruzione e il malcostume crescenti; infine, la crisi economica globale, ecc. Insomma, la questione è ben più complessa e generale, anche se va riconosciuto che purtroppo, di solito, le Regioni non hanno costituito – come pure si sperava – un esempio di virtù rispetto alle altre istituzioni. È vero, semmai, che alcune delle problematiche prima accennate nelle Regioni – soprattutto in alcune Regioni – hanno assunto tratti ancora più esasperati e drammatici.  Più precisamente, vista la ricchezza e diversità delle esperienze regionali del nostro Paese, la crisi del regionalismo italiano è una crisi a due facce: per un verso una crisi per l’inefficienza e per gli sprechi connessi all’istituzione regionale; per l’altro, è anche una crisi di crescita: per ciò che le Regioni, almeno alcune Regioni, avrebbero potuto fare ancor meglio se avessero avuto maggiore autonomia, autonomia che è venuta tardi, con le novelle costituzionali del 1999 e del 2001 (in quest’ultima, del resto, l’art. 116, u.c. del Titolo V riformato, prevede anche un regionalismo progressivo). In ogni caso – dopo quarant’anni  dall’istituzione delle Regioni – si può ben dire che la crisi del regionalismo è legata alle cattive prassi adottate, al malcostume politico-ammnistrativo, non all’idea in sé dell’autogoverno regionale, che resta un’intuizione feconda dei nostri Padri costituenti”. Il costituzionalista segnala la necessità di una “ridefinizione dell’architettura istituzionale del Paese” ed a proposito dell’ipotesi di una seconda Camera delle Regioni, che del resto esiste in tutti i sistemi federali o cripto-federali ritiene più opportuna la nascita di una Camera delle Regioni e degli Enti locali: “L’attuale conferenza Stato-Regioni-Enti locali, pur funzionando da camera di compensazione/mediazione fra i diversi enti territoriali, non riesce a soddisfare in toto quest’esigenza. Ma ovviamente sarebbe illusorio pensare che, senza una riforma complessiva delle istituzioni repubblicane, un seconda Camera delle Regioni risolva tutti i problemi”. Al pari con altri costituzionalisti Spadaro non muove censure all’elezione diretta del Presidente della Regione. A tal proposito,  a Romano Pitaro che lo intervista risponde: “L’elezione diretta del Presidente delle Regioni  è stata senz’altro una riforma positiva nel nostro sistema politico-giuridico, che certo può – anzi deve esser perfezionata – ma dalla quale non penso si possa tornare indietro”. 

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