Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti –
informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale - è stato ospite,
lunedì sera, a Levico Terme (Trento) della rassegna "idee d'autore"
dove, con Mimmo Nasone, coordinatore di Reggio Calabria dell'associazione
Libera, ha affrontato e discusso con alcuni giovani il delicato problema delle
infiltrazioni mafiose al nord. Dopo il saluto del Sindaco di Levico Gianpiero
Passamani e dell'assessore provinciale alla cultura della provincia di Trento
Franco Panizza, che ha ricordato la collaborazione positiva con il Presidente
Scopelliti quando era sindaco di Reggio Calabria, è iniziata la riflessione
sull'importanza dell'interesse dei giovani verso le iniziative che affrontano
il tema della legalità: "Noi siamo in una zona tranquilla - ha evidenziato
l'assessore Panizza - ma il pericolo che si diffonda l'illegalità anche da noi
al nord è reale e chi lo vive in prima persona può spiegarlo". D'accordo
il Presidente Scopelliti il quale ha sottolineato: "E' vero, parlarne
aiuta in prospettiva e dà forza alla legalità e si deve fare molta attenzione
perché la mafia prova a insinuarsi nelle regioni ricche. Il nostro territorio
vive una fase delicata; in tutta la Calabria c’è la presenza importante e
significativa dello Stato che ha deciso di dichiarare guerra ai poteri
criminali con grandi successi. Oggi si intravede finalmente una prospettiva
perché la battaglia al crimine organizzato è decisa ed offre ai cittadini la
certezza che lo Stato, attraverso la magistratura e le forze dell'ordine, pone
un argine ad una certa stagione".
Anche Mimmo Nasone, dopo aver raccontato la sua esperienza in Libera, ha
evidenziato l'importanza di "aggredire esperienze particolari di mafia per
dare una risposta efficace alla gente" sottolineandone la vittoria più importante,
l'uso sociale dei beni mafiosi confiscati. “La confisca dei beni è stata fondamentale,
è una cosa che la 'ndrangheta non tollera – ha aggiunto Scopelliti. La mafia
non ha paura di una sola cosa, delle parole, perché tanto non spostano nulla e purtroppo
in Italia c’è chi fa antimafia solo a chiacchiere. Quando si confisca un bene è
il segnale che un comunità si riprende i propri spazi. Purtroppo la legge ha un
limite burocratico: dal sequestro all'assegnazione passano almeno sette - otto
anni; questa è l'altra faccia della medaglia. Da sindaco ho assegnato qualche
immobile sequestrato alle famiglie bisognose, qualcuno il giorno dopo lo ha
distrutto ed io, in risposta, ho stanziato subito i fondi per ristrutturarlo.
Questo è il messaggio importante che dovevamo dare alla nostra comunità', ai
giovani" .
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