Milano, 4 giu. (TMNews) - "In buona sostanza, le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano mostrano che la 'ndrangheta in Lombardia si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni si limitano a riprodurre modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Qui la 'ndrangheta si è radicata, divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo gradò di indipendenza dalla "casa madre", con la quale, però, continua ad intrattenere rapporti molto stretti". Lo scrive il gup milanese Roberto Arnaldi per motivare le condanne emesse sette mesi fa a carico di 110 indagati nel processo con rito abbreviato in uno dei tronconi di indagine relativi alla presenza della 'ndrangheta in Lombardia. "Dalle· stesse parole degli imputati ascoltate nelle molteplici intercettazioni ambientali emerge che la struttura 'ndranghetista si presenta organizzata in una Provincia, tre sub strutture operanti in tre precise aree calabresi Oonica, Tirrenica e Città) e nelle locali, composte a loro volta da una o più famiglie (dette 'ndrine), mentre in Lombardia risultano operare le locali denominate Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Piotello, Rho, Pavia, C~o, Mariano Comense, Erba, Desio e Seregno" aggiunge il gup.
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