APPROVATO IL PIANO FAMIGLIA: AIUTI FISCALI E PER LA CASA
7 giugno 2012
Approvato dal Consiglio del ministri, su proposta del ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi, il Piano nazionale per la famiglia. “È la prima volta che nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi al termine del Cdm.
Quanto ai contenuti del Piano, i principi ispiratori sono: “Cittadinanza sociale della famiglia, intendendo la famiglia quale soggetto su cui investire per il futuro del Paese, valorizzando la sua funzione per la coesione sociale e per un equo rapporto tra le generazioni; politiche esplicite sul nucleo familiare: finora nel nostro Paese gli interventi a favore delle famiglie sono stati o dettati dall’emergenza e quindi necessariamente frammentati e disorganici, o indiretti, cioè riflesso a volte inconsapevole di altre politiche. Si tratta invece ora di delineare un quadro organico di interventi che abbiano la famiglia come destinatario; sussidiarietà e sviluppo del capitale umano e sociale, nel senso che gli interventi devono essere attuati in modo da non sostituire ma sostenere e potenziare le funzioni proprie e autonome delle famiglie, in una logica di empowerment delle famiglie stesse e dei loro membri, anzichè di mero assistenzialismo, facendo leva sulla loro capacità di iniziativa sociale ed economica; solidarietà, intesa anche come rafforzamento delle reti associative delle famiglie, soprattutto quando si tratti di associazioni che non solo forniscono servizi alla persona, ma costituiscono sostegno e difesa dalla solitudine, luogo di confronto e di scambio”.
Inoltre, “le priorità individuate dal Piano quali aree su cui intervenire con maggior urgenza sono: le famiglie con minori, in particolare quelle numerose; le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti; le famiglie con disagi conclamati sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli”. In particolare, “gli interventi si articolano secondo le seguenti direttrici: equità economica (fiscalità generale, tributi locali, revisione dell’Isee); politiche abitative per la famiglia; lavoro di cura familiare: servizi per la prima infanzia, congedi, tempi di cura e interventi sulla disabilità e non autosufficienza; pari opportunità e conciliazione tra famiglia e lavoro; privato sociale, terzo settore e reti associative familiari; servizi consultoriali e di informazione (consultori, mediazione familiare, centri per le famiglie); immigrazione (sostegni alle famiglie immigrate); alleanze locali per le famiglie; monitoraggio delle politiche familiari”. Il comunicato ricorda che “il testo è stato elaborato nell’ambito delle attività dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia – organo misto che comprende rappresentanze dei livelli di governo, delle parti sociali e della società civile – che ha, tra le sue funzioni, il supporto al Dipartimento per le politiche della famiglia ai fini della predisposizione del Piano nazionale per la famiglia. L’assemblea dell’Osservatorio, sulla base di un testo elaborato dal suo comitato tecnico-scientifico e sul quale si è svolto un ampio confronto, sia in sede di Osservatorio sia attraverso la conferenza nazionale di Milano del novembre 2010, ha approvato una bozza di Piano il 23 giugno 2011. Tale bozza, successivamente illustrata in Consiglio dei ministri, è stata sottoposta alla Conferenza unificata per la prescritta intesa – ai sensi dell’art. 1, comma 1251, lettera a) legge n. 296/2006 – che è stata sancita il 19 aprile scorso, dopo un approfondito lavoro istruttorio tra tutti i livelli di governo (Stato, regioni ed enti locali)”.
Fonte:avvenire.it
L’IMU TRA CODE E CAVILLI. UN PAGAMENTO A OSTACOLI
7 giugno 2012
Mancano dodici giorni alla scadenza dell’Imu e l’ansia cresce. I Caaf sono presi d’assalto dai contribuenti non solo in cerca di assistenza fiscale, ma anche di conforto. Tanto che per far fronte alla fortissima domanda, molte sedi in numerose città resteranno aperte anche di sabato, il 9 e il 16 giugno, gli ultimi due fine settimana utili per la compilazione del famigerato modello F24, anticipa Valeriano Canepari, presidente della Consulta nazionale dei Caaf.
Anche Poste Italiane teme la calca degli ultimi giornie, per tagliare i tempi allo sportello, ieri ha diramato una circolare per permettere ai contribuenti di iniziare il processo di compilazione dell’F24 sul sito online delle Poste, senza bisogno di essere un utente autenticato. Una volta compilato il modello, l’utente salva la pratica e la stampa (in tre copie), così all’ufficio postale dovrà pagare soltanto l’importo dovuto, perché grazie alla presenza di un codice a barre sul modello stampato, l’impiegato allo sportello non dovrà inserire manualmente i dati al computer. Con un risparmio di 7/8 minuti a persona.
Il tempo, però, non è al primo posto tra le preoccupazioni di chi deve fare i conti con la nuova imposta. E sono tanti. «Il 75% dei contribuenti che consegnano il 730 deve pagare l’Imu —stima Canepari —. L’affluenza nei nostri centri è talmente alta che in questi giorni abbiamo sospeso o ridotto molto la compilazione delle dichiarazioni fiscali per privilegiare l’assistenza all’Imu. Per ogni pratica non serve molto tempo, al massimo una decina di minuti, ma questo vuol dire che non possiamo sbrigare più di 6-7 persone all’ora ».
Tutto della nuova imposta contribuisce a creare diffidenza. Oltre al giro di vite sui criteri che definiscono l’abitazione principale, l’unico immobile a godere di detrazioni, rispetto alla vecchia Ici, ad esempio, non è più possibile essere esentati dal pagamento quando si dà in uso la seconda casa di proprietà a un figlio o a un genitore. E anche questo aumenta il malessere.
In alcuni casi perfino pagare si rivela complicato, perché alcune banche continuano a respingere i modelli F24 privi dei codici delle rate. Il «pasticcio» risale a una decina di giorni fa. A partire dal 23 maggio, in seguito alle indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate, gli istituti di credito hanno rifiutato i modelli rimasti in bianco nella casella della rata (fino ad allora era lecito), scatenando il panico tra i contribuenti. Ma l’immediato intervento dei Caaf, che avevano già compilato migliaia di modelli senza l’indicazione delle rate, ha rimesso a posto le cose. E il giorno dopo l’Agenzia diretta da Attilio Befera ha comunicato ad Abi e Poste l’obbligo di «accettare anche le deleghe di pagamento senza indicazione del numero di rate scelte» (la nota campeggia ancora tra le notizie in primo piano sulla home page dell’amministrazione fiscale).
La comunicazione, cambiata in senso opposto nel giro di 24 ore, però ha creato non poca confusione. Come nel caso di Bergamo, dove molti sportelli bancari hanno rimandato a casa molti contribuenti. Assodato che va bene anche lasciare la casella in bianco, i codici da indicare sono «0101» per chi sceglie di pagare l’imposta in due rate (acconto entro il 18 giugno e saldo il 17 dicembre) e «0102» per chi opta per le tre rate (la seconda dovrà essere pagata il 17 settembre). Ricordando che l’agevolazione vale solo nel caso dell’abitazione principale, visto che per gli altri fabbricati è possibile solo pagare in due rate.
Ma i codici delle rate sono soltanto un esempio della complessità di un tributo che la gente continua a non comprendere. Ecco perché cerca aiuto. Soprattutto pensionati ed anziani. «Sono ansiosi perché si trovano a pagare una tassa che negli ultimi anni avevano cancellato, in un momento di forte disagio sociale », spiega Canepari. E «quando la gente fatica ad arrivare a fine mese e all’improvviso deve pagare un nuovo balzello, vuole capire che cosa e quanto sta pagando. Ha paura di sbagliare. Perciò si rivolge ai Caaf per fare i conteggi insieme».
Per chi vive oltre confine e possiede una casa in Italia, il pagamento è ancora più arduo. Non potendo compilare l’F24, i residenti all’estero dovranno fare due bonifici: uno indirizzato al Comune dove si trova l’immobile e l’altro, per la quota di competenza dello Stato, direttamente alla Banca d’Italia.
Giuliana Ferraino
fonte: il corriere.it
fonte: il corriere.it
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