Dopo il blitz di fine anno a Cortina è scoppiata la psicosi da scontrino. Accompagnata da un diffuso richiamo ai cittadini, affinché la ricevuta fiscale venga sollecitata a ogni pagamento. Spesso lo scontrino, non viene chiesto per timidezza, timore, o per semplice ignoranza. Non tutti, d’altronde, conoscono gli obblighi di legge e non sanno chi è tenuto a rilasciare l’attestato di pagamento. Per rinfrescarci la memoria proviamo a fare un quadro sintetico delle norme e delle situazioni più frequenti. Innanzitutto, per distinguere il tipo di ricevuta, bisogna sapere che scontrini, ricevute fiscali e fatture sono documenti che certificano i corrispettivi incassati da un’azienda o da un professionista a fronte della vendita di un bene o della prestazione di un servizio. Lo scontrino e la ricevuta possono essere alternative tra loro, sono normalmente emesse nei confronti dei clienti consumatori finali non titolari di partita Iva. La fattura, invece, è richiesta all’esercente dal cliente titolare di partita Iva per giustificare la contabilità dei costi sostenuti dalla sua attività d’impresa.
CHI E’ OBBLIGATO – Bar, ristoranti, alimentari, mercati ambulanti e negozi in generale hanno l’obbligo di rilasciare una ricevuta. Lo scontrino fiscale è emesso dal «misuratore fiscale», volgarmente detto cassa, in realtà un piccolo computer che conserva traccia di ogni pagamento (ce ne sono in giro anche di falsi, pochi però, secondo l’Agenzia delle Entrate). Il pezzetto di carta che viene consegnato al cliente è contraddistinto dal logotipo fiscale (simbolo MF seguito da cifre/lettere identificativo del misuratore fiscale) solitamente riportato nella parte inferiore dello scontrino. La ricevuta è invece compilata a mano in doppia copia, su un bollettino madre/figlia (una copia per il cliente, l’altra per l’esercente), con data e numerazione progressiva. Quest’ultima è la forma diffusa tra i prestatori d’opera come operai, idraulici, elettricisti, e da chiunque non voglia sobbarcarsi l’onere del registratore fiscale. Attenzione al trucco del «preconto» utilizzato da alcuni ristoratori che presentano una nota col dettaglio del pasto, incassano il compenso e non rilasciano la ricevuta vera e propria. Talvolta intascandosi anche l’Iva che aggiungono a piè di lista. Bisogna sempre ricordarsi di chiedere lo scontrino dopo aver pagato il ristorante.
CHI E’ ESENTE – Tabaccai, edicole, benzinai non sono tenuti al rilascio dello scontrino. Attenzione: chi paga il caffè e compra un pacchetto di sigarette al bar-tabacchi dovrà ricevere la ricevuta per la bevanda. Le stazioni di servizio devono invece rilasciarla per i beni eventualmente acquistati presso i loro shop, come gli accessori per l’auto. I benzinai a richiesta emettono inoltre fattura per i clienti con partita Iva. In alcuni ipermercati va diffondendosi il rilascio di uno scontrino non fiscale: tutto regolare. Una legge recente consente a chi opera nella grande distribuzione di alleggerire l’onere dei «misuratori fiscali» (laddove sono presenti molte casse). Fermo restando l’obbligo di comunicare telematicamente ogni mese all’Agenzia delle Entrate gli incassi quotidiani. «Ma nel loro caso il rischio di evasione da omessa certificazione è basso in considerazione anche dell’insieme di regole di controllo di gestione, interne alle aziende in questione», spiega Mario Carmelo Piancaldini, capo settore dell’Agenzia delle Entrate.
CARTE DI CREDITO – La loro diffusione aiuta a combattere l’elusione. A differenza del contante che può essere nascosto, il denaro elettronico, carte di credito o bancomat, lascia traccia nel conto corrente che per il Fisco è trasparente. Difficile sfuggire agli accertamenti.
ACQUISTI ON LINE – Le regole del gioco non cambiano. Chi vende su Internet deve rispettare i medesimi obblighi degli altri commercianti. La ricevuta va inviata insieme al bene acquistato, ma può essere sostituita da una nota elettronica completa di tutti gli elementi fiscali, inviata via mail, stampabile e conservabile dall’utente. E anche in questo caso, il pagamento elettronico, scoraggia l’evasione.
Paolo Lorenzi
fonte: corriere.it
fonte: corriere.it
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