TUMORI: TDM, ACCESSO A FARMACI NON UGUALE IN TUTTE LE REGIONI (ANSA) - ROMA, 29 SET - Non tutti i cittadini nel nostro Paese hanno eguale accesso ai farmaci per la cura del tumore. Ci sono Regioni, come Molise, Basilicata e Valle D'Aosta, che non includono alcuni farmaci antitumorali nei prontuari regionali, rendendoli di fatto inaccessibili ai cittadini; mentre ce ne sono altre, in primo luogo Umbria, Veneto, Molise ed Emilia Romagna, che pongono delle limitazioni all'uso di alcuni farmaci rispetto a quanto indicato dall'Aifa; e altre ancora, prevalentemente Puglia ed Emilia Romagna, dove alcuni farmaci sono erogati solo su richiesta motivata personalizzata. E' questo lo scenario a macchia di leopardo che emerge dall'indagine dell'Osservatorio civico sul federalismo in sanita', realizzata dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e presentata oggi a Roma. In sostanza, quello che emerge dalla ricerca e' che quando si parla di rete oncologica non tutti i cittadini hanno eguali diritti. Questo non vale solo per l'accesso ai farmaci ma anche per la prevenzione e la lotta al dolore, aree in cui si registrano le maggiori differenze nelle cure oncologiche garantite dalle Regioni, con livelli di offerta molto deboli soprattutto in alcune zone del Sud. Sul tema della prevenzione, ad esempio, Liguria, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna riescono a coinvolgere nei programmi di screening contro il cancro alla cervice uterina, mammella e colon retto una fetta di popolazione residente inferiore rispetto allo standard definito dal ministero della Salute. Mentre si distinguono positivamente Toscana, Veneto, Emilia Romagna ed Umbria.
SANITA':TDM, IN 7 REGIONI PARTI CESAREI SOPRA IL 35% CITTADINANZATTIVA,VIRTUOSE LOMBARDIA,EMILIA.R,VENETO,TOSCANA (ANSA) - ROMA, 29 SET - Aumento delle difficolta' di accesso a visite specialistiche e esami diagnostici connessi al percorso nascita, persistenza di sospetti errori nella pratica medica, difficolta' di relazione e mancanza di informazione. Sono alcune delle segnalazioni raccolte da Cittadinanzattiva che ha analizzato le differenze regionali in merito al tema dei punti nascita e alla sicurezza della donna e del bambino. Dal Rapporto dell'Osservatorio viene fuori che almeno 7 Regioni (Liguria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna) hanno una percentuale di cesarei superiore al 35% e che non accennano a diminuire nel corso degli anni. Spicca la Liguria, unica Regione del Nord ad avere percentuali cosi' elevate. Lazio, Puglia e Calabria pur presentando percentuali molto elevate, hanno invece un trend in diminuzione. Le regioni piu' virtuose sono Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Anche la dimensione dei punti nascita, buon indicatore di sicurezza, registra notevoli variazioni tra regione e regione: i Punti nascita in Italia sono 559, di cui 158 con meno di 500 parti l'anno. Le Regioni con piu' punti nascita sono Sicilia (75, di cui 38 con meno di 500 parti l'anno) e Lombardia (75, di cui 8 con meno di 500 parti annuali), seguite dalla Campania (72, di cui 22 con meno di 500 parti l'anno) e dal Lazio (46, di cui 10 con meno di 500 parti l'anno).
LISTE ATTESA: TDM, LEGGI DISATTESE E REGIONI INADEMPIENTI FEDERALISMO SCUSA PER LEGITTIMARE DIFFERENZE (ANSA) - ROMA, 29 SET - Sul fronte della lotta alle liste di attesa le Regioni tardano a mettersi in regola con quanto prevedono le normative nazionali. E' quanto emerge dall'indagine dell'Osservatorio civico sul federalismo in sanita', realizzata dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Dalla ricerca emerge che sono 7 le Regioni ancora inadempienti sull'istituzione dei Cup regionali (Recup): si tratta di Abruzzo, Campania, Calabria, Liguria, Piemonte, Sicilia e Veneto. Le Regioni si differenziano anche per il numero di prestazioni per le quali hanno stabilito tempi massimi di attesa: si va dalle 125 prestazioni del Piemonte, le 101 della Provincia autonoma di Bolzano e le 100 di Lombardia e Provincia autonoma di Trento, alle situazioni negative di Abruzzo, Calabria, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana ed Umbria che ne hanno definito soltanto 33. Inoltre, i piani regionali di contenimento dei tempi di attesa sono ancora in stand by in numerose Regioni, nonostante la scadenza ultima per presentarli fosse quella del 30 luglio appena trascorso: ad oggi Calabria, Lazio, Basilicata, Piemonte e Sicilia sono inadempienti, nonostante le ultime tre ne avessero anche annunciato la pubblicazione. "Il federalismo e' troppo spesso utilizzato come un alibi: le differenze strutturali esistenti tra le Regioni sono state di fatto legittimate, giustificandole come inevitabili", ha spiegato Francesca Moccia, coordinatrice Tdm, aggiungendo che "non e'giustificabile che in alcuni territori sia data per scontata la violazione sistematica di alcuni diritti fondamentali come l'equita' e l'universalita'".
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