L'aumento dell'Iva deciso dal Governo – dichiara Pietro Giordano Segretario Generale Adiconsum - oltre che produrre effetti negativi sui consumi degli italiani, rischia di realizzare effetti perversi sui prezzi dei beni soprattutto di prima necessità (alimentari, abiti, ecc.).
Così come avvenne in occasione del passaggio dalla Lira all' Euro gli arrotondamenti a rialzo dei prezzi operati soprattutto dai commercianti sono un rischio più che concreto.
Adiconsum - continua Pietro Giordano - crede molto probabile che gli aumenti del punto percentuale dell'Iva produca un rincaro dei prezzi diffuso superiore al calcolo matematico dell' aumento dell'Iva.
Per fare solo un esempio - continua Pietro Giordano - un abito del prezzo di 100,00 € non sarà esposto al prezzo di 101,00 €, ma molto probabilmente così come avvenne nel cambio tra Lira ed Euro lo stesso vestito verrà esposto a 105,00 - 110,00 € oppure con aumenti percentuali che vanno ben aldilà dell' 1%.
Adiconsum impegna da subito le sue strutture in tutto il paese a monitorare a campione i prezzi prima e dopo l'aumento dell'Iva, denunciando eventuali speculazioni che i commercianti (non certo tutta la categoria) tenteranno di operare ai danni dei consumatori.
Adiconsum - continua Giordano - non comprende perché il Governo:
1. Non abbia operato un aumento anche di 2 - 3 punti dell'iva sui beni di lusso non colpendo così i beni di largo consumo.
2. Non abbia realizzato la tassazione attraverso una patrimoniale sui beni mobili e immobili intestate a società di comodo e a evasori fiscali, facilmente rintracciabili ispezionando porti, aeroporti, catasto e garage.
3. Non abbia colpito ulteriormente gli sprechi e i benefit determinati dal costo della politica, anziché ridimensionarne i tagli.
Pur essendo indispensabile secondo Adiconsum una manovra robusta che non ci faccia precipitare nel baratro del default economico, non si possono colpire sempre "i soliti noti" cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, quindi gli strati più deboli del paese.
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