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martedì 6 settembre 2011

ADICO: le news

Asili nido e materne: sulle famiglie il costo mensile è in media di 317 euro


6 settembre 2011
Mandare il proprio figlio all’asilo nido o alla Materna costa non poco a mamme e papà: la frequenza della scuola per l’infanzia pesa mediamente sulle tasche dei genitori italiani 317 euro mensili (3.170 euro l’anno), incidendo per il 9,9% sul reddito netto familiare. In particolare per la frequenza di un asilo nido comunale si spendono in media 246 euro mensili, che equivalgono al 7,7% del reddito familiare, mentre per le mense scolastiche nelle scuole materne ed elementari la retta mensile è mediamente di 70 euro, equivalenti al 2,2% del reddito disponibile. È quanto emerge da un’indagine sui costi della scuola per l’infanzia per l’anno scolastico 2010-2011, nelle 21 città Capoluogo di Regione, elaborata dal Servizio Politiche Territoriali della Uil. Ovviamente i costi variano sensibilmente da città a città, anche in relazione ai servizi offerti.
Dai dati elaborati spicca la città di Bolzano dove frequentare la scuola dell’infanzia pesa, mensilmente e in media, per il 14,9% sul reddito familiare (480 euro mensili); a Aosta il 13,2% (424 euro mensili); a Firenze il 13% (419 euro mensili); a Torino il 12,9% (416 euro mensili); a Potenza il 12,7% (409 euro mensili). Più fortunati, si fa per dire, a Catanzaro dove le spese per la scuola d’infanzia incidono mensilmente sul budget familiare, in media, per il 4,3% (138 euro); a Napoli per il 4,7% (150 euro); a Roma per il 6,2% (199 euro); a Cagliari per il 7% (224 euro); a Bari per il 7,1% (227 euro). E la situazione non sembra destinata a migliorare il prossimo anno.
Da una prima proiezione, per il 2011-2012 emergono, infatti, nuovi aumenti. Su un campione di 10 capoluoghi sono 4 le città – Torino, Genova, Bologna, Ancona – che hanno aumentato le rette; 5 città – Milano, Bolzano, Trento, Trieste, e Firenze – hanno mantenuto le stesse rette; mentre una città, Perugia, pur avendo diminuito del 7,7% la retta del nido (da 271 euro dello scorso anno ai 250 euro di quest’anno), ha aumentato del 15% la retta della mensa scolastica (da 40 a 50 euro).
In particolare, a Torino il sistema della scuola dell’infanzia fa registrare un aumento per il prossimo anno scolastico, in media, del 4,1% (retta asili 324 euro mensili e mensa 109 euro mensili); a Genova del 17,4% (retta asili 246 euro e mensa 70 euro mensili); a Bologna del 15,4% (retta asili 258 euro mensili e mensa 110 euro mensili); ad Ancona del 3,2% (retta asili 297 euro mensili e mensa 94 euro mensili). Infine, una curiosità: navigando nei siti istituzionali dei Comuni di scopre che da quest’anno Genova ha messo a disposizione dei cittadini, la simulazione del calcolo per le rette della scuola dell’infanzia. «C’è bisogno – conclude il segretario confederale Guglielmo Loy – di un forte contenimento delle rette e delle tariffe locali in generale, e ciò si può e si deve fare razionalizzando la spesa pubblica a partire dai costi della politica».



Borse in picchiata, corre lo spread. Moody’s: Italia sorvegliato speciale


5 settembre 2011
Merkel: Italia e Grecia molto fragili. L’Europa perde 254 miliardi di capitalizzazione.Milano giù del 4,8%
Chiude di poco sopra i minimi ma pur sempre in picchiata Piazza Affari in una giornata di panico per tutta l’Europa. I mercati temono l’arrivo della recessione mentre ancora non si vedono all’orizzonte strategie per la riduzione dei debiti sovrani per i paesi più a rischio dell’area dell’Euro, a partire dall’Italia. Mentre il presidente in pectore della Bce Mario Draghi ha ricordato che il sostegno ai Btp da parte della banca centrale europea può essere solo temporaneo. L’ ultimo Ftse Mib segna un rosso del 4,83% dopo aver accusato perdite anche superiori al 5%. Milano ha visto andare in fumo altri 16,3 miliardi di capitalizzazione, l’Europa rappresentata dalla Stoxx 600 ha perso, sempre in termini di capitalizzazione, 254 miliardi. Francoforte ha accusato un ribasso del 5 ,03%, toccando i minimi degli ultimi due anni. A Parigi l’indice Cac è crollato del 4,56%. Tra le meno peggio Londra (-3,24%).
MERKEL: ITALIA E GRECIA MOLTO FRAGILI – La giornata si è chiusa poi con una L’Italia e la Grecia sono in una situazione «estremamente fragile». È quanto avrebbe detto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, accostando per la prima volta le crisi di Italia e Grecia, in un incontro con i parlamentari della Cdu. Lo riferisce a Reuters una fonte presente al briefing
NUOVO ALTOLA’ DI MOODY’S – Il rating dell’Italia «è attualmente Aa2 ed è sotto osservazione per un declassamento» afferma l’agenzia Moody’s in una dichiarazione, dopo le voci circolate sul mercato negli ultimi giorni che davano vicino un declassamento. Moody’s aveva posto sotto revisione il rating italiano Aa2 in vista di un possibile declassamento il 17 giugno.
BANCHE AI MINIMI – Sull paniere principale le banche sono state affondate come puntualmente avviene nelle giornate di forti tensioni sul debito e dunque sui titoli pubblici dei quali gli istituti di credito sono i grandi detentori. Intesa Sanpaolo ha chiuso in calo del 6,96% e Unicredit ha perso il 7,30% dopo che entrambe hanno subito un breve congerlamento al ribasso. Le quotazioni di entrambe le banche sono sui minimi storici tra perdite che superano il 50% negli ultimi dodici mesi. Pesanti anche Mediaset (-5,7%), Fiat (-6,46%)
GLI INDICATORI DI RISCHIO – Il differenziale tra i Bund tedeschi e i Btp decennali italiani, indicatore di quant più rischiosi sono considerati questi ultimi rispetto ai primi, ha toccato un massimo di 3702punti dai 327,3 punti segnati in apertura di giornata per poi assestarsi a 365. Anche i credit-default swap (Cds) sull’Italia, i contratti derivati con cui ci si protegge dal rischio d’insolvenza, sono volati al massimo storico di 427 punti . Livelli record anche per i Cds francesi (179 punti). In forte rialzo quelli greci (a 2.428 punti), irlandesi (825), spagnoli (410).
Paola Pica
il corriere.it


È sempre caro-scuola: 318 euro per i libri, 120 per gli accessori. «Con la crisi educare i figli a rinunciare alle marche»


26 agosto 2011
Una media di 318 euro per i libri di testo della prima superiore. E circa 65 euro – ma si può arrivare a spenderne anche 92 se si scelgono le marche più in voga – per corredare figlioletto o figlioletta di zaino, agenda e astuccio griffati per l’ingresso alle medie, che salgono a 120 se si considerano anche gli articoli di cartoleria di base (penne, matite, quaderni) e tecnica (compasso, squadre, carta da disegno). Sono queste le spese più gravose che le famiglie dovranno sostenere a settembre per mandare i figli a scuola. Per quantificarle, l’Adico Associazione Difesa Consumatori ha messo a confronto i costi dei prodotti delle marche più in voga tra i giovanissimi nei principali ipermercati della zona, e ha rilevato i costi dei libri adottati dalle scuole superiori di Mestre per il prossimo anno scolastico. E il risultato mostra come, anno dopo anno, i prezzi non accennino a calare e anzi, in molte classi si introducano non solo nuove edizioni, ma anche ulteriori volumi che fanno quindi lievitare la spesa. Dove la spesa complessiva diminuisce, in parallelo, è perché i docenti decidono di “togliere” qualcosa dalla lista.
Libri di testo: chi “sale”, chi “scende”, ma il conto resta salato
Dai 291 euro dello Zuccante ai 336 euro del Bruno, ma si arriva anche a 352 euro per l’Algarotti, anche se in questo caso sono inseriti nel conto dei libri consigliati: pure quest’anno mandare un figlio in prima superiore si conferma, insomma, una spesa non da poco: in media, 318 euro. E se è il liceo scientifico mestrino quest’anno a salire sul gradino di più “caro” della città per i libri di testo, è sempre il classico quello per il quale il primo anno serve un investimento maggiore, dovuto ai vocabolari di latino (il più usato, il Castiglioni Mariotti, costa da prezzo di listino 85,60) e di greco (per il Rocci servono 93 euro): e la spesa sfiora facilmente i 500 euro. Secondo i dati forniti dalla libreria Pacinotti di Mestre, questi sono i costi dei libri di testo al primo anno: Franchetti 317 euro; Bruno 336 euro; Morin 311 euro; Zuccante 291 euro; Gritti 326 euro; Stefanini (linguistico) 309 euro; Pacinotti 305 euro; Algarotti 352 euro. E il confronto con i dati 2010 mostrano come in alcuni casi il conto sia aumentato (per esempio al Franchetti, 309 euro lo scorso anno, o al Pacinotti, 296) mentre in altri sia diminuito (Bruno 336 euro, Zuccate 291 euro). L’aumento dei prezzi sul singolo tomo – fanno sapere dalla libreria Pacinotti di Mestre – resta contenuto, oscillando fra lo 0,5% e l’1, 2%.
Materiale scolastico: salasso “alla moda”
Zaino, agenda e astuccio triplo. Per comprare la terna irrinunciabile degli oggetti per i ragazzini delle medie rispondendo ai dettami delle mode, i genitori mestrini spenderanno quest’anno in media 65,7 euro: 8,9 euro per l’agenda, 34,9 per lo zaino e 21,90 euro per l’astuccio. Ma se si calcola il costo sui prezzi delle marche più care – Hello Kitty in testa – lo scontrino si “allunga” fino a un totale di 92,7 euro (12,90 per l’agenda, 49,90 per lo zaino e 29,90 per l’astuccio). Il conto complessivo invece si abbassa a 38,8 euro se si scelgono marche meno costose (agenda a 4,99 euro, zaino a 19,90 e infine astuccio a 13,90). Risparmiare ulteriormente però si può: se si rinuncia del tutto alle griffes ci si può portare a casa uno zaino fantasy o monocromo a 5 euro e uno zaino trolley a 7 . A queste spese vanno poi aggiunti i prodotti di cartoleria di base come matite, penne, evidenziatori, quaderni, colla, forbici: altri 25 euro di media, senza contare le strumentazioni tecniche (compasso, righelli e squadre, fogli da disegno, matite). L’Adico quindi stima che in media una famiglia spenderà per tutto questo 120 euro. «I genitori devono cercare di non assecondare troppo i capricci dei figli, vista la sproporzione di costi tra i prodotti griffati e quelli senza marca – suggerisce Garofolini – e a questo va aggiunto che spesso i materiali di marca non sono nemmeno salutari, anzi: basti pensare ad alcuni zaini tra i più diffusi alle superiori, che non hanno nemmeno lo schienale preformato e il cui costo sfiora i 50 euro».
«Quelle scolastiche sono spese ineludibili per le famiglie, ma oggi più che mai affrontarle diventa un vero sacrificio, quasi insostenibile per chi ha più di un figlio – commenta il presidente dell’Adico Carlo Garofolini – e il fatto che il prezzo del singolo testo scolastico non aumenti o aumenti di poco non fa la differenza perché il problema sono le continue ristampe e nuove edizioni, che spesso limitano la possibilità di ricorrere ai mercatini dell’usato».
L’Adico raccomanda poi ai consumatori di tenere d’occhio le offerte (sconti sui libri di testo e vocabolari o prezzi speciali su una selezione di prodotti di cancelleria) proposte dagli esercenti dell’edizione 2011 del “Kit Scuola” promosso dal Comune di Venezia: in aumento il numero dei negozi che aderiscono (al 22 agosto erano 148 contro 113 del 2010) e positivo anche il fatto che, come spiegano dall’ufficio Tutela Consumatori di Ca’ Farsetti, «per favorire il contenimento dei prezzi degli articoli necessari all’istruzione rispetto al 2010, molti esercenti hanno lasciato invariati i prezzi dell’offerta o hanno applicato uno sconto maggiore (es. Auchan, Book Shop, Coop, Cartolandia, Gio.car…)». Spesso lo sconto si trasforma in un buono da utilizzare nel punto vendita, ma soprattutto nel caso dei supermercati si tratta comunque di un vantaggio per il nucleo famigliare.


In Italia 1,2 milioni di giovani sono senza lavoro. L’Italia ha il primato negativo nell’Ue


24 agosto 2011
In Italia la disoccupazione giovanile rimane a livelli altissimi, con, quasi 1,2 milioni (1.183.000), di under 35 senza lavoro – fa sapere l’Adico – il peggior dato d’Europa. E, a stare peggio, sono i ragazzi fino a 24 anni: il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età è del 29,6% rispetto al 21% della media europea. A scattare la fotografia del mercato del lavoro nel nostro Paese è l’ufficio studi di Confartigianato, rilevando che tra il 2008 e il 2011, anni della grande crisi, gli occupati under 35 sono diminuiti di 926.000 Unità. Ma le imprese italiane, nonostante la crisi, denunciano la difficoltà a reperire il 17,2% della manodopera necessaria.
Se a livello nazionale la disoccupazione delle persone fino a 35 anni si attesta al 15,9%, va molto peggio nel Mezzogiorno dove il tasso sale al 25,1%, pari a 538.000 giovani senza lavoro. La Sicilia è la regione con la maggior quota di disoccupati under 35, pari al 28,1%. Seguono la Campania con il 27,6%, la Basilicata con il 26,7%, la Sardegna con il 25,2%, la Calabria con il 23,4% e la Puglia con il 23%. Le condizioni migliori per il lavoro dei ragazzi si trovano invece in Trentino Alto Adige dove il tasso di disoccupazione tra 15 e 34 anni è contenuto al 5,7%. A seguire la Valle d’Aosta con il 7,8%, il Friuli Venezia Giulia con il 9,2%, la Lombardia con il 9,3% e il Veneto con il 9,9%.
Nella classifica provinciale la maglia nera va a Carbonia-Iglesias dove i giovani under 35 in cerca di occupazione sono il 38% della forza lavoro. Seguono a breve distanza Agrigento (35,8%) e Palermo (35,7%). La provincia più virtuosa è Bolzano dove il tasso dei giovani senza lavoro è pari al 3,9%, seguita da Bergamo con il 5,6%, e da Cuneo con il 5,7%.
Ma la crisi del mercato del lavoro italiano non riguarda soltanto i giovani. Il rapporto di Confartigianato mette in luce un peggioramento della situazione anche per gli adulti. La quota di inattivi tra i 25 e i 54 anni arriva al 23,2%, a fronte del 15,2% della media europea, e tra il 2008 e il 2011 è aumentata dell’1,4% mentre in Europa è diminuita dello 0,2%.
In un contesto così critico, il rapporto rivela paradossi tutti italiani sul fronte dell’istruzione e della formazione che prepara al lavoro. Per il prossimo anno scolastico 2011-2012, infatti, è previsto un aumento del 3% degli iscritti ai licei e una diminuzione del 3,4% degli iscritti agli istituti professionali. Una strada per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro è rappresentata dall’apprendistato. Secondo la rilevazione di Confartigianato gli apprendisti in Italia sono 592.029. L’artigianato è il settore con la maggiore propensione all’utilizzo di questo contratto: il 12,5% delle assunzioni nelle imprese artigiane avvengono infatti con l’apprendistato, a fronte del 7,2% delle aziende non artigiane.
La crisi continua a mietere vittime soprattutto tra i giovani – denuncia il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – se consideriamo poi che la nuova occupazione è unicamente fatta di lavoro precario che ormai riguarda l’80% delle nuove assunzioni, di questo passo l’Italia rischia di trasformarsi in un Paese senza futuro.


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