(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 30 MAR - La Dda di Reggio Calabria ha chiesto all'Autorita' per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di sospendere due imprenditori lombardi che non avevano denunciato di essere vittima di estorsione, escludendone la partecipazione a gare di appalto. L'iniziativa, di cui scrive il Corriere della Sera, e' stata promossa dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dal pm Giuseppe Lombardo e fa riferimento all'inchiesta che lo scorso anno porto' alla scoperta del versamento di tangenti da parte di due imprenditori, Antonio e Gianfranco Dimo, padre e figlio, residenti nel Milanese, alla cosca di 'ndrangheta capeggiata dal boss Giovanni Tegano, arrestato nel 2010 dopo un lungo periodo di latitanza. In particolare, Antonio e Gianfranco Dimo, titolari, rispettivamente, del Consorzio Kalos e della societa' cooperativa New Labor, avrebbero liquidato alla cosca Tegano ventimila euro al mese per gestire gli appalti per le pulizie sui treni. E' la prima volta in Italia che viene formulata una richiesta di sospensione nei confronti di imprenditori che non hanno denunciato il ''pizzo''. Un'iniziativa, fanno rilevare dalla Procura di Reggio Calabria, che rappresenta un obbligo di legge perche' contenuta nel ''Pacchetto sicurezza'' approvato dal Governo nel 2009. La richiesta della Dda reggina sara' valutata adesso dall'Autorita' per la vigilanza sui contratti pubblici, che potra' applicare la sospensione dei due imprenditori coinvolti nella vicenda fino ad un massimo di tre anni.
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