Roma, 24 mar. - (Adnkronos) - La 'ndrangheta reggina e' "riuscita ad espandersi in molte parti del mondo a cominciare dalla Lombardia e da altre regioni del Nord Italia", riuscendo "a realizzare una vera e propria 'colonizzazione' in ampie zone della Lombardia, e non solo", anche con la "diffusione dell'omerta' e del silenzio in tante province lombarde, come denunziato dalla procura della Repubblica di Milano", fenomeni di fronte ai quali "e' necessaria la reazione della societa' civile". Lo afferma, in una lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera, Giuseppe Pignatone, da tre anni a capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. L'espansione della 'ndrangheta fuori dalla sua area di origine "non e' un fenomeno nuovo e gia' in passato le indagini e i processi hanno documentato queste espansioni. Stiamo pero' assistendo a un'evoluzione decisiva", sottolinea Pignatone, spiegando che la 'colonizzazione' avviene "riproducendo la sua peculiare struttura organizzativa con la creazione di decine di locali e con l'affiliazione di centinaia di persone, ma senza mai interrompere il legame essenziale con la terra d'origine a cui sono sempre rimesse le decisioni strategiche". "La scelta delle cosche calabresi di adottare una politica di basso profilo e la corrispondente scarsa attenzione dell'opinione pubblica hanno finora ostacolato la comprensione della sua reale natura di associazione mafiosa che, proprio perche' tale, e' capace -prosegue Pignatone- di penetrare in strati sociali diversi, di acquisire alleanze e complicita', basate spesso sulla paura, ma a volte anche su calcoli di convenienza: pacchetti di voti per i politici, laute parcelle o buoni affari per professionisti e burocrati, capitali a buon mercato e ostacoli alla concorrenza per gli imprenditori e cosi' via". "Per lo stesso motivo - aggiunge Pignatone - non si e' colta la capacita' della 'ndrangheta di progettare a lungo termine anche nei settori piu' delicati: un boss di San Luca e' stato intercettato mentre programmava di concentrare tutti i voti controllati dalle cosche su sei candidati di assoluta fiducia, strategicamente scelti sul territorio, da far eleggere al consiglio provinciale e da portare, dopo un'adeguata sperimentazione, prima al consiglio regionale e poi al parlamento nazionale, cosi' da avere in quelle sedi uomini propri, superando la mediazione spesso troppo complessa o ritenuta poco affidabile dei partiti. Quel progetto e' stato stroncato dagli arresti, ma credo meriti ancora una attenta riflessione". Il capo della Procura di Reggio Calabria sottolinea poi "la presenza della 'ndrangheta in tanti settori dell'economia dell'Italia centrale e settentrionale, luogo ideale per investire, senza destare troppo l'attenzione, le somme ingentissime di cui le cosche dispongono. Chiarissimo e' stato in questo senso l'allarme del Governatore della Banca d'Italia". Pignatone ammonisce a "evitare l'illusione che si possano accettare, specie in questi periodi di crisi, i capitali della 'ndrangheta lasciando fuori dalla porta chi quei capitali offre: prima o poi costui presentera' il conto non solo con la sua forza economica, ma anche con la minaccia, implicita o esplicita, di ricorrere alla violenza". Per contrastare la diffusione territoriale della 'ndrangheta "e' necessaria l'attivita' di repressione da condurre, con tutte le risorse necessarie" , e questo "tanto in Calabria, dove ci sono il cuore e la testa dell'organizzazione, quanto nel Nord Italia dove ci sono le sue ramificazioni e la sua espansione economica". Ma "la repressione non basta. E' necessaria la reazione della societa' civile, con tutte le sue articolazioni, ognuna delle quali puo' svolgere un ruolo prezioso, innanzi tutto agendo secondo le regole e contrastando il silenzio e l'omerta': cosi' si puo' sconfiggere questo cancro della societa', come l'hanno definito i vescovi italiani, che mette a rischio l'economia e la democrazia del nostro Paese", conclude Pignatone.
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