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giovedì 29 marzo 2012

Da Nord a Sud avanza un nuovo modello energetico per uscire dalla crisi. Fonti alternative per ridurre la dipendenza dall’estero e creare lavoro pulito e un modello di generazione distribuita, con punte d’eccellenza anche in Calabria, da Cosenza a Crotone. Non è un programma avveniristico ma la fotografia del Paese che emerge dal Rapporto Comuni Rinnovabili 2012 di Legambiente.
Dal 2006 l’Ufficio Energia e Clima dell’associazione cura il rapporto, elaborando informazioni e dati attraverso un questiona¬rio inviato ai Comuni e incrociando le risposte con numeri e rapporti che provengono dal GSE, dall’Enea, da Itabia e Fiper, dall’ANEV e con le informazioni provenienti da Regioni, Province e aziende. Una vera e propria mappatura delle fonti rinnovabili sul territorio italiano. Si assiste a una vera e propria rivoluzione energetica che parte proprio dai territori: oltre 400mila impianti di grande e piccola taglia, diffusi ormai nel 95% dei Comuni italiani con un interessante e articolato mix di produ¬zione da fonti differenti.

Un nuovo modello energetico.
Il monopolio delle fonti fossili è finito. Ed è una buona notizia non solo sotto l’aspetto ambientale. In tempo di crisi economica, il contributo delle fonti rinnovabili al fabbisogno energetico del sistema Italia diventa ancora più determinante. E le indicazioni che emergono dal Rapporto Comuni Rinnovabili fanno ben sperare: nel 2011 in Italia la produzione da energie pulite ha superato il 26% di contribu¬to per i consumi elettrici e il 14% di quelli complessivi.  Ecco perché questi processi possono fare della green economy, in un’accezione larga che incrocia i diversi settori economici, la chiave per uscire dalla crisi. Anche e soprattutto in regioni economicamente depresse come la Calabria.
La crescita degli impianti delle rinnovabili sul territorio è impressionante: sono 7.986 i Comuni dove si trova almeno un impianto, con una progressione costante nel tem¬po. Ciò significa che il sistema energetico italiano è oggi maggiormente in grado di produrre energia in rapporto ai consumi, in particolare delle famiglie.

In Calabria, luci e ombre.
In punta allo Stivale proseguono alcune tendenze consolidate: una discreta produzione di energia da impianti idroelettrici (728,6 MW prodotti da 40 grandi impianti, con 2.113,5 GWh/a) e dal pur controverso grande eolico (934,7 MW). La Calabria resta invece al palo sul fronte del solare, con soli 235,1 MW prodotti: un dato insufficiente rispetto ai risultati delle altre regioni meridionali. Un gap da colmare, anche in  considerazione del fatto che potenzialmente il sole è per la regione una vera e propria fonte di ricchezza, gratuita e pulita.

I comuni rinnovabili: Cosenza e Crotone.
Sono 13 le province che presentano le migliori esperienze, per l’efficacia del mix di tecnologie, e tra queste c’è anche la provincia di Cosenza.
Se invece si prendono in considerazio¬ne i consumi totali nelle Province, ossia considerando anche quelli industriali e agricoli, sono 8 le province in grado con le rinnovabili di coprirli completa¬mente. Al nono posto segue la provincia di Crotone. Un ragguardevole risultato raggiunto grazie alla produzione di 21,6 MW da fotovoltaico, 243 MW da mini eolico, 2.030 kWe di biogas e 85 MW di energia da biomassa.

Fotovoltaico ed eolico, segnali positivi.
Al 38esimo posto nella classifica del solare fotovoltaico su tetti si piazza il piccolo Comune di Candidoni, nella Piana di Gioia Tauro: 393,5 kW (1.003,9 kW/1.000 ab). Un risultato che è frutto dell’impegno dell’agroazienda Fattoria della Piana, un’eccellenza tutta calabrese pluripremiata (è recentissimo il Premio “Best Practices” per la produzione di biogas): i vecchi tetti in eternit dei capannoni dell’allevamento bovino sono stati sostituiti da pannelli fotovoltaici, con un duplice vantaggio.
Sul fronte del grande eolico, da segnalare i Comuni di Maida (40 torri installate e 80 MW prodotti), di San Sostene (43 torri e 79,5 MW) e di Cortale (42 torri e 75,95 MW). Sempre nel Catanzarese, tra i 47 nuovi parchi eolici entrati in funzione nel 2011 c’è anche quello che interessa i Comuni di Gasperina, Vallefiorita e Palermiti con 97,5 MW prodotti.

Biomasse a Strongoli.
Sono 647 i Comuni che hanno in¬stallato sul proprio territorio impianti a biomassa. Tra questi possiamo distin¬guere 394 Comuni con impianti che producono energia elettrica (653,7 MW installati). Con 40 MW prodotti, spicca Strongoli nel Crotonese, le cui centrali bruciano però biomasse provenienti prevalentemente da altri continenti, annullando gli effetti positivi dell’utilizzo delle rinnovabili sul bilancio energetico e ambientale. Per funzionare al meglio, le biomasse devono invece svilupparsi in rapporto al territorio e alle risorse presenti. Un obiettivo da conseguire nell’immediato futuro.

Il futuro dell’energia è già presente, anche in Calabria.
Proprio in Calabria, a Reggio il 17 febbraio scorso, si è tenuto il convegno nazionale di Legambiente dedicato alle rinnovabili. Un incontro non casuale per rilanciare, su un territorio devastato dalle politiche scellerate delle grandi opere e delle fonti fossili, un nuovo modello possibile basato sulle rinnovabili: energia pulita e posti di lavoro, rispetto dell’ambiente e rilancio dell’economia anche e soprattutto in tempo di crisi. Un percorso che i risultati del Rapporto Comuni Rinnovabili 2012 conferma in pieno.

Dichiarazione di Franco Falcone, presidente Legambiente Calabria:
“La diffusione delle fonti rinnovabili sta cambiando lo scenario energetico nel nostro Paese con una velocità e dei risultati impensabili solo pochi anni fa. Grazie a questi impianti abbiamo ridotto le importazioni di fonti fossili e la produzione da impianti inquinanti. Ora è il momento di dare certezze a questa prospettiva, puntando su un modello sempre più efficiente, distribuito, rinnovabile. Occorre spingere su scelte e incentivi per promuovere la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. I comuni rinnovabili sono il migliore esempio della direzione da seguire per un paese come l’Italia, che continua a importare oltre il 93% delle fonti fossili che brucia per produrre energia. In queste realtà le rinnovabili hanno permesso di creare nuovi posti di lavoro, portato servizi, riqualificato edifici e creato nuove possibilità di ricerca applicata oltre a maggiore benessere e qualità della vita. La prospettiva a cui guardare è quella dell’autonomia energetica di edifici, quartieri e ambiti territoriali. I numeri e le esperienze presentate oggi dimostrano come gli obiettivi fissati dall’Unione europea per l’energia e il clima al 2020 siano assolutamente raggiungibili, ma anche come la green economy rappresenti la chiave più efficace per uscire dalla crisi. Auspichiamo che la SEI a Saline sappia cogliere la sfida della green economy e investire su un impianto solare termodinamico, come quello raccontato nel convegno nazionale di Reggio sull'energia”.

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