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martedì 27 marzo 2012

ADICO - Bagnasco: “Dare lavoro agli italiani, l’approccio finanziario non basta”

“Mentre la crisi perdura – dice Bagnasco – chiediamo che sollecitamente si avvii la sospirata fase di ripresa e degli investimenti in grado di creare lavoro, che è la priorità assoluta. L’approccio finanziario, infatti, senza concreti e massicci piani industriali, sarebbe di ben corto respiro”. Dunque, il numero uno dei vescovi, sollecita politiche attive per la crescita: il rigore finanziario da solo non è sostenibile. D’altra parte il presidente della Cei, negli ultimi giorni, ha più volte manifestato sensibilità rispetto al dramma della disoccupazione, visitando diversi stabilimenti e incontrando gruppi di operai.
E in particolare, l’appello del cardinale riguarda i giovani che – dice – “sono indispensabili oggi, non solo domani”. “Eppure – continua Bagnasco – dal mondo degli adulti e dalle loro organizzazioni stenta a emergere una disponibilità al riequilibrio delle risorse che sono in campo. E’ una strana congiuntura quella in cui ci troviamo: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli”. E aggiunge: “Questo Paese non si ama a sufficienza” quando non prende “sul serio le generazioni con maggiore spinta innovativa”.
Lavoro è dignità.
Il presidente dei vescovi non prende posizione sulla riforma dell’articolo 18, come invece aveva fatto – con toni molto critici – nei giorni scorsi monsignor Giancarlo Bregantini, 4presidente della commissione lavoro della Cei. Anzi sembra sottolineare il contrasto tra la precarietà di chi entra oggi nel mondo dell’occupazione e le garanzie di chi, invece, gode di un’occupazione stabile. Gli accenti sono posti soprattutto, da Bagnasco, sulla questione della dignità del lavoro. Per il cardinale, bisogna “azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse a disposizione – dello Stato, dell’imprenditoria, del credito, della società civile – per dare agli italiani, a cominciare dai giovani, la possibilità di lavorare: non solo per sopravvivere, ma per la loro dignità”. Per Bagnasco, “la globalizzazione è una condizione ineluttabile, con aspetti che – se non governati – possono modificare radicalmente i destini di un popolo. Ma, aggiunge, dobbiamo starci dentro con “la nostra cifra sociale, superando con la necessaria gradualità gli strumenti che sono inadeguati per raggiungere, nelle condizioni date, la soluzione meglio condivisa”. Insomma, sembra di capire, alcune tutele attuali – per il presidente dei vescovi – non sono più sostenibili ma le riforme non possono essere che graduali e devono puntare a un approdo il più possibile condiviso. E non a caso il cardinale invoca una conversione sul fronte del “fisco, di un reddito minimo, di un welfare partecipato, di un credito agibile”. A questo proposito, un monito viene lanciato nei confronti delle banche: “Gli istituti bancari – dice il presidente della Cei – non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori”.
Lotta a corruzione ed evasione.
Come già era accaduto in passato, 5 il numero uno dei vescovi prende una posizione netta contro alcuni endemici mali italiani: in primo luogo corruzione ed evasione fiscale. Parte dal riconoscimento del ruolo finora svolto dal governo Monti. “Con i provvedimenti adottati – dice – è stato portato al sicuro il Paese, facendo proprie pur con qualche adattamento le indicazioni comunitarie”. Ma aggiunge: “Bisogna però che si approfitti il più possibile di questa stagione, in cui si è costretti a dare una nuova forma ai nostri stili di vita: uscire dall’immobilismo; cominciare a fare manutenzione ordinaria del territorio; continuare nella lotta all’evasione fiscale; semplificare realmente alcuni snodi della pubblica amministrazione; dotarsi di strumenti pervasivi e stringenti nel contrasto alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica”.
Valori non negoziabili e pressing sulla politica.
Anche stavolta il numero uno dei vescovi chiede la “promozione dei valori indisponibili della vita umana, specie nei momenti di maggiore fragilità, come l’inizio e la fine. “Quale tranquillità può garantire – dice Bagnasco – uno Stato che permette l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito?”. E a proposito di fine vita, il presidente della Cei condanna “le tesi scientifiche internazionali che chiedono la sospensioene di nutrizione e idratazione” per i pazienti in stato vegetativo permanente. “Siamo all’inaccettabile rovesciamento – dice il cardinale – di quanto in Italia prevede il disegno di legge che, approvato alla Camera, attende l’auspicabile sì del Senato”. Insomma, una sollecitazione al Parlamento perché dia il via libera al testo voluto dal centrodestra sul testamento biologico.
Bagnasco interviene anche sul divorzio breve che – secondo presidente della Cei – “infragilisce il matrimonio. In una cultura del tutto-provvisorio – dice – l’introduzione di istituti per loro natura consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscano a diffonderla, non sono un ausilio né alla stabilità dell’amore né alla società stessa”.
Pressing sul legislatore anche su un tema molto diverso, quello del lavoro di domenica. Le parole di Bagnasco rappresentano un netto no ai tentativi di liberalizzazione degli orari dei negozi. “Non possiamo tacere – attacca – il lavoro intrinseco della domenica, giorno nel quale non solo ci si riposa dal lavoro, ma la famiglia si ritrova insieme con ritmi più distesi e partecipa, se credente, alla liturgia del Signore”.
Ici alla Chiesa.
La soluzione trovata dal governo Monti sull’Ici per i beni ecclesiastici 6 è apprezzata dalla Cei. E Bagnasco lo sottolinea in un passaggio del suo discorso: “Siamo lieti – dice – che il tema dell’Ici sui beni ecclesiastici abbia avuto un’evoluzione positiva, arrivando con sollecitudine a un approdo soddisfacente, eliminando le sia pur remote ma possibili zone d’ombra, sottraendo argomenti a polemiche sgradevoli e devianti, fondate talora su vere e proprie menzogne”.
I partiti si rinnovino.
Infine, il presidente della Cei affronta il tema della crisi della politica, invitando “tutti i partiti” a rinnovarsi: “Non hanno alternativa – dice – se vogliono tornare, com’è fisiologico, a essere via ordinaria della politica ed essere pronti, quando sarà, a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese”. Insomma, la Chiesa comincia a guardare anche al di là del governo tecnico.

di TIZIANA TESTA
fonte: repubblica.it

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