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lunedì 31 ottobre 2011

Reggio Calabria tra debiti, verità e coscienza

Reggio Calabria 23 ottobre 2011 – 170 o 85? Poco importa. L’entità del buco di bilancio dell’amministrazione comunale reggina non sembra preoccupare il sindaco Demetrio Arena, protagonista di una conferenza stampa di chiarimento, a difesa dei protagonisti recenti della politica cittadina. “Abbiamo il patrimonio edilizio comunale per far fronte a qualsiasi tipo di disavanzo”. Bene, la cittadinanza ne è felice. Anche perché il federalismo municipale obbliga le amministrazioni locali alla totale dismissione del suddetto patrimonio.
Tiriamo un sospiro di sollievo ma restiamo preoccupati. Perché se esiste un disavanzo derivante, a quanto pare, anche da decine di atti poco chiari, è necessario e d’obbligo sapere chi e come ha contribuito a tale dissesto. Perché da qui parte la credibilità della politica. Quella credibilità che, negli ultimi anni, ha portato gli elettori al disamore, percentuale ormai maggioritaria nel Paese. Non si può assolutamente continuare così. Ogni problema, ogni caso diventa oggetto del tam-tam mediatico per poi sgonfiarsi, anche e soprattutto a livello politico, non appena l’interesse dei media si rivolge altrove.
Ecco, il politico è diventato un abile comunicatore, un produttore di sogni o, nel caso delle opposizioni, di paure. Tutti gli atti di amministrazione restano, però, di scarsa importanza, sempre indirizzati al mantenimento degli equilibri o a buttar fumo negli occhi del cittadino.
In un momento di crisi economica mondiale, sono altre le risposte attese. Reggio Calabria ne è un esempio. I lavoratori delle società partecipate (Multiservizi, Leonia, Acquereggine) da mesi protestano, vomitando sulla piazza e su chi è ancora sordo il loro grido di dolore. Gli impiegati di tante altre aziende (vedi GDM) si sono ritrovati senza lavoro e senza speranza da un giorno all’altro. E i giovani? Da ultimi dati Svimez, sembrano costretti a emulare i loro padri e i loro nonni prendendo la via del Nord Italia. Questa volta, però, non si parte con la valigia di cartone ma con tanto di laurea in mano, salvo poi scoprire che a essere più avvantaggiato nella ricerca di un impiego sono coloro che hanno imparato un mestiere, dall’idraulico all’elettricista, passando per l’operaio o il panettiere.
E i politici cosa fanno? Litigano tra loro per una frase, una parola o chissà cos’altro e così il tempo scorre. “E’ un momento difficile per tutti”. E quindi? Staremo a guardare come andrà a finire o proveremo a invertire la tendenza?
Anche per questo, venire a conoscenza di relazioni che imputano ai precedenti amministratori delle gravi mancanze in bilancio, non poteva che causare incredulità e rabbia nella società reggina. E allora urge conoscere la verità. Nessuno sente la necessità di vedere, però, al tramonto del giorno che dirà qual è la realtà dei fatti, questo o quel politico, di qualunque schieramento, cavalcare l’onda favorevole per provare a scalzare l’avversario dal potere o, al contrario, a distruggerlo e screditarlo definitivamente.
Il consiglio comunale convocato proprio per discutere il bilancio da approvare, con eventuali modifiche, ha visto un confronto aspro, sul quale ancora una volta il sindaco Arena è intervenuto chiedendo all’opposizione collaborazione e un diverso approccio politico, in un momento di così grande fermento sociale. Certo, sarebbe sempre auspicabile. Magari pensando prima a dire la verità su quanto accaduto.
Non è possibile andare avanti con il solito “tutto va ben, madama la marchesa”. Qui urgono provvedimenti e scelte che facciano la differenza. Il popolo è allo stremo, bisogna cambiare marcia, puntare su qualcosa di concreto e realizzabile. Ah, sì, la vocazione turistica…
Ma dov’è il turismo sbandierato ai quattro venti? Bisogna esser seri. I depuratori non funzionano e più che depurare inquinano, le strade cittadine sono una groviera, i servizi carenti. Per non parlare dei collegamenti con i paesi dell’interno e dell’erosione delle coste. E poi quale ricettività se gli alberghi son pochi e costosissimi, mentre i B&B sembrano esser stati più un’occasione per ristrutturar casa che un’effettiva offerta? Quella dei trasporti, poi, è una pagina buia per la nostra regione. Un viaggio in treno e aereo costano uno sproposito e quindi, con la A3 ai limiti della praticabilità, chi arriva in Calabria non è altro che l’emigrato, capace di sorbirsi tali disagi pur di rivedere i propri cari.
Di parole il nostro popolo ne ha sentite fin troppe. Bisognerebbe ripartire dalla verità, tagliando i rami secchi, per poi decidere, con i pochi soldi a disposizione, di investire in una direzione. Inutile scialacquare denaro pubblico in iniziative che nascono e muoiono nel giro di poco. Il turismo è il futuro? Investire in infrastrutture e servizi di base, lasciando perdere miss e radio in piazza che poco aggiungono all’afflusso turistico (eventi da classica toccata e fuga). E poi la cultura. Il recupero dei nostri tesori archeologici (pensiamo a mura greche e terme romane abbandonate alle intemperie) e della calabresità, la loro promozione, sarebbe fondamentale. Da questo, sì, arriverebbero i soldi per far crescere la città. Ma forse è solo la mia opinione…
La verità è che un po’ a tutti conviene che Reggio Calabria mantenga questo status. Chi amministra potrà attingere a piene mani ai fondi destinati al sud dal Governo (pochi) o dall’UE (tanti). La minoranza, invece, potrà sempre cavalcare i problemi che, giorno dopo giorno, si paleseranno, in città come in provincia. Di questa situazione se ne avvantaggiano anche le associazioni che nascono (come funghi) con l’unico obiettivo di accedere ai finanziamenti, i giornalisti che vivacchiano tra presunti scoop e moralismi di vario genere, gli imprenditori  e i professionisti che non pagano i giovani perché “c’è crisi”, ma anche quei giovani che giustificano il loro dolce far nulla con l’impossibilità di trovare lavoro.
Ma quando succederà che il reggino, e più in generale, l’italiano, si sentirà componente di un corpo unico? Tutti dovremmo remare nella stessa direzione e invece l’egoismo impera. I risultati sono questi.
170 o 85 milioni? Poco importa, perché il buco più importante è nella nostra coscienza.

Pasquale Zumbo

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