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giovedì 22 settembre 2011

ADICO: le news

Quarant’anni, ottimo lavoro ma vive ancora sulle spalle dei genitori. Nuovo caso di “bamboccioni” all’Adico: «Le famiglie si ribellino»

21 settembre 2011
La coppia di mestrini ha chiesto l’aiuto dei legali. Il presidente Garofolini: «Bisogna trovare il coraggio di reagire. Ma per chi non ha lavoro servono auti e incentivi»
I tempi sono duri per tutti: lavori precari che non permettono ai giovani di essere indipendenti, pensionati che con 600 euro non arrivano a fine mese, famiglie in cui l’unico genitore che aveva un’occupazione si trova cassaintegrato o in mobilità. Di questi tempi, il termine “bamboccioni” insomma va usato con cautela. Ma il caso che si è presentato all’Adico Associazione Difesa Consumatori rientra pienamente nella categoria: due anziani genitori che non ce la fanno più a sopportare le continue vessazioni di un figlio più che adulto, e ben sistemato, ma che non ha alcuna intenzione di lasciare la cameretta della sua infanzia, i vestiti lavati e stirati e i pasti sempre pronti. Così l’ufficio legale ha fatto partire una dura lettera di diffida al figlio bamboccione intimandolo a lasciare l’abitazione famigliare entro dieci giorni dal ricevimento. Altrimenti scatterà l’azione davanti al Tribunale di Venezia, con la richiesta di un ordine di protezione.
Così il tema dei bamboccioni, di cui l’Adico si è già occupata diverse volte in questi mesi, torna prepotentemente alla ribalta con una vicenda davvero esemplare e che ha dell’incredibile. L’eterno bambino in questione, 41 anni, di Mestre, vive ancora con i genitori nonostante abbia un lavoro stabile e ben pagato in un ente locale a Venezia. Ma di rendersi indipendente proprio non ne vuole sapere. Anzi, con le sue continue richieste e un atteggiamento violento e aggressivo ha portato i genitori all’esasperazione, tanto che la madre è stata ricoverata. I due mestrini a questo punto hanno superato anche le ultime titubanze e si sono rivolte agli uffici di via Volturno per un intervento risolutivo, ricordandosi che già qualche tempo fa i legali si erano occupati di vicende analoghe.
«Fin’ora abbiamo avuto una soluzione positiva praticamente in tutti i casi prima di arrivare a una causa – spiega uno dei legali dell’Associazione – l’orientamento dei giudici infatti è quello di indurre le parti a trovare un accordo e l’obbiettivo di un azione legale in questo contesto è proprio quello di dare la “sveglia” a chi fa il furbo e approfitta oltre il limite della decenza dei genitori e del loro affetto. In questi casi è giusto che il “bamboccione” se ne vada». Ma è facile capire come una famiglia, prima di arrivare a far recapitare una diffida al figlio, cerchi ogni alternativa. «Invece i genitori devono trovare il coraggio di affrontare questo problema, privato e delicato, rendendolo pubblico grazie all’intervento di un legale qualificato – aggiunge il presidente dell’Adico Carlo Garofolini – l’Adico si è specializzata anche in questo tipo di pratiche e sa che sono centinaia le famiglie invischiate in un rapporto malsano con figli che, pur avendo la possibilità di uscire di casa non lo fanno o che non lavorano e sono contenti di non farlo, e spesso vessano i genitori con crescenti pretese».
Più in generale comunque, al di là di casi estremi come questo, resta il problema di un’intera generazione di giovani messi all’angolo da una crisi economica e occupazionale senza precedenti e dalla mancanza di interventi risolutivi da parte della politica. «Un ragazzo che non trova lavoro, o che è costretto a occupazioni precarie che non gli consentono di sostenere nemmeno l’affitto di una stanza in condivisione, di certo non si può definire bamboccione. Il Governo dovrebbe farsi carico una volta per tutte di questa problematica che sarà la vera condanna del Paese se non si troveranno soluzioni – attacca infine Garofolini – servono non solo ammortizzatori per chi il lavoro lo perde, ma incentivi e sgravi fiscali per le aziende che assumono precari e inoccupati e aiuti economici ai giovani che non riescono ad abbandonare il tetto famigliare perché non guadagnano abbastanza».

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Sette, semplici mosse per eliminare il consumo di 15 chili di plastica a testa

20 settembre 2011
Sette, semplicissime mosse per eliminare in un anno il consumo di almeno 15 chili di plastica per ogni italiano. I dettagli di una campagna molto ambiziosa, ma anche per questo più appassionante, li trovate sul sito www.portalasporta.it che, attraverso una rete di diversi amministratori locali sparsi in giro per l’Italia (Comuni virtuosi), da qualche tempo lancia iniziative e progetti per un cambiamento, dal basso, degli stili di vita. Come si elimina tanta plastica in un colpo solo? Per esempio, bevendo l’acqua del rubinetto ed evitando così le ingombranti, inquinanti e costose confezioni di plastica. Oppure acquistando prodotti sfusi o alla spina, ormai presenti in una parte significativa dei punti vendita della grande distribuzione. E ancora: usando, nelle nostre case, spazzolini e rasoi con le testine intercambiabili. Pensate che, soltanto senza quelle bottiglie di acqua con le quali ogni giorni gonfiamo frigoriferi e cantine, si possono risparmiare, oltre a tanti soldi per la spesa, anche 3,5 chili di plastica a persona. Il progetto “Meno plastica per tutti” contiene tre punti di forza che lo rendono unico in Italia. Innanzitutto un obiettivo molto attuale, che viene perfino prima degli effetti positivi nella lotta contro l’inquinamento: la riduzione dei rifiuti con la cancellazione di alcuni sprechi. Meno plastica, infatti, significa meno spazzatura. E qui dobbiamo tenere presente che, nonostante la Grande Crisi e la flessione dei consumi, il sacchetto medio dell’immondizia nelle case dei cittadini europei continua pericolosamente a crescere. Siamo a quota 532 chilogrammi pro capite, e senza correzioni arriveremo a 558 chili nel 2020. Troppi. Anche per quei comuni che riescono a fare un’elevata percentuale di raccolta differenziata e hanno introdotto il sistema del “porta a porta” per il ritiro dell’immondizia a domicilio. Il secondo punto di forza è il tentativo di coinvolgere nell’iniziativa, in un meccanismo di sistema, oltre alle istituzioni politiche, a partire dal governo e dalle amministrazioni locali, anche le scuole, i commercianti, i protagonisti della grande distribuzione. Un gioco di squadra che può dare risultati molto significativi, come si è visto nel caso dell’eliminazione dei sacchetti di plastica, affermata attraverso una direttiva europea e poi una legge italiana. Un prossimo passo potrebbe essere l’eliminazione di inutili mini-imballaggi di plastica nei supermercati come i sacchetti dei reparti di ortofrutta. E infine “Meno plastica per tutti” richiama ciascuno di noi alla possibilità di applicare gesti semplici, piccoli e quotidiani, per grandi obiettivi. Il mondo si cambia anche così: senza troppi messaggi planetari, che talvolta evaporano nell’aria fritta delle belle e impossibili parole, ma con la limpidezza e l’efficacia di una nuova, buona abitudine.

di Antonio Galdo
www.nonsprecare.it

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