(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 1 MAG - ''Chiunque puo' cessare la sua collaborazione per le ragioni piu' diverse, alcune delle quali (violenza, minaccia, offerta di denaro) hanno, se provate, precise conseguenze processuali previste dal codice''. Cosi' il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone replica a Piero Sansonetti che ieri sul Riformista aveva fatto riferimento alla vicenda della collaborazione di Giuseppina Pesce, poi ritrattata con una lettera. In una lettera al direttore del Riformista, Pignatone afferma che ''l'esperienza di questi trent'anni dimostra che proprio queste sono le cause piu' frequenti delle ritrattazioni, ma e' compito del processo accertarlo. Deve essere chiaro che rinunziare ad utilizzare, con ogni necessaria cautela, i collaboratori di giustizia, significa rinunciare allo strumento che ha consentito di comprendere cosa sono veramente le grandi organizzazioni mafiose, di conoscerle dall'interno, di identificare e condannare i responsabili di gravissimi delitti, di accertare molte delle collusioni che fanno forti le mafie, e che le rendono un pericolo mortale per la democrazia e la liberta' del nostro Paese''. Per Pignatore ''tutto questo avrebbe effetti ancor piu' devastanti nel contesto della 'ndrangheta, in Calabria e nel resto d'Italia, dato che solo ora e dopo molti ani in cui questo veniva ritenuto impossibile, hanno iniziato a collaborare alcuni appartenenti a quella che tutti concordano nel definire oggi la piu' ricca, potente e pericolosa delle organizzazioni mafiose''.
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