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giovedì 21 febbraio 2013

Regione: Chizzoniti su budget strutture sanitarie private


Il presidente della Commissione speciale di vigilanza Aurelio Chizzoniti torna ad occuparsi della “questione dei criteri per la definizione ed assegnazione dei budget alle strutture sanitarie private”  che - a suo avviso - “andrebbero riesaminati alla luce delle numerose pronunce giurisprudenziali. Sentenze che appalesano l’ingiusta penalizzazione delle strutture operanti nel rispetto del budget a favore, invece, di quelle che sistematicamente producono prestazioni fuori piano finanziario”.
Secondo Aurelio Chizzoniti, “la revisione dei punitivi standard assunti, è indifferibile non solo per elementari motivi di giustizia sostanziale, ma anche responsabilmente per impedire il dilagare di un prevedibilissimo contenzioso con esiti devastanti per l’erario regionale. Da qui, anche l’ineludibile necessità di restituire il governo del pianeta sanità a criteri di equità, anteponendo al capriccio della forma, la concretezza delle cose (giuste)!”.
Dopo la missiva dell’1.02.2013 in cui il presidente della Commissione di vigilanza interpellava i vertici politici della Regione, Aurelio Chizzoniti riprende carta e penna per sollecitare “un pronto e risolutivo intervento”.
Rivolgendosi ai presidenti della Giunta e del Consiglio, Giuseppe Scopelliti e Francesco Talarico, al direttore generale dell’Esecutivo Franco Zoccali e al dirigente generale dell’Avvocatura regionale Paolo Arilotta, Chizzoniti richiede il “doveroso riesame delle decisioni palesemente assunte contra ius e che hanno determinato l’attuale stato di fatto”.
“Ho raccolto e fatto mie le fondate preoccupazioni che attanagliano numerosi operatori sanitari costretti a subire illogiche e tutt’altro che imparziali riduzioni di budget, (peraltro gelidamente intervenute ex post e non ex ante rispetto ai connessi periodi temporali)” - spiega il presidente della Commissione speciale di vigilanza”.
Nel ripercorrere le varie fasi Chizzoniti scrive: “Il Consiglio di Stato è giunto a scardinare l’opinabile impostazione tecnico-giuridica della pirandelliana vicenda di cui è stata informata anche l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, poiché, di fatto, resta fortemente compressa e condizionata anche la libera scelta dell’utente. A talune aziende viene di fatto impedito di potersi espandere nonostante le innegabili potenzialità operative di cui dispongono - rimanendo vittime, quindi, di un budget assegnato ‘ad libitum’ che sorprendentemente esalta il fuorviante e strumentale ‘trucco’ budget-fatturato. Un quadro che  dà vita a posizioni dominanti d’impresa che mortificano e distorcono scolastiche ed elementari regole concorrenziali. Anche perché in Calabria persiste la ‘buona abitudine’ di assegnare il budget a fine anno, ovvero dopo che è stato eseguito il lavoro, e cioè quando lo stesso - con cinica glacialità ed a ‘tumulazione avvenuta’ -  arriva ad essere decurtato in alcuni casi anche del 71%, 61%, 48% , 72%, 60% ecc. Alla luce di tutte queste riflessioni, è di stellare evidenza come le strutture che ex ante abbiano avuto assegnato un budget ridotto, rimangano obtorto collo, prigioniere dello stesso, per cui sono costrette a limitare la propria attività con assoluta, fisiologica impossibilità di qualsivoglia crescita. Un’assurda preclusione trattandosi di strutture che dispongono di congrue virtualità aziendali fatalmente penalizzate da un vizio genetico, concepito e disegnato a mano libera, circolare e fortemente contaminante, poiché sostenuto da una incontrollabile inerzia di quiete. In tal senso, confortano le propositive osservazioni figlie della logica oltre che delle numerose pronunce della Magistratura Civile ordinaria - fin qui imprudentemente ignorate - che accolgono le domande risarcitorie introduttive di pesanti giudizi ex adverso”.  

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