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martedì 1 gennaio 2013

Caro 2013... ti scrivo


Benvenuto, caro 2013! Dal secondo dopoguerra a oggi, sei certamente stato il "nuovo anno" tra i più attesi, in Italia e nel mondo. Il tuo arrivo ha finalmente liberato tutti dall'infausto 2012. 
Abbiamo trascorso gli ultimi 365 giorni atterriti da spread, crisi economiche, politiche e di Governo. Abbiamo visto l'Europa bacchettare gli italiani e poi banchettare con le lobby economiche del Bel Paese. Siamo stati tartassati da TG che, come cassandre, annunciavano nuovi tagli a spese e servizi, tasse nuove o rincarate. Abbiamo assistito a proteste, sit-in, scioperi, a chiusure di aziende e fabbriche.
Abbiamo visto i giovani deprimersi per il loro utopico futuro e gli adulti togliersi la vita dopo aver perso lavoro e dignità. Abbiamo visto gli ospedali chiudere e la povertà aumentare, crollare strade e palazzi, città sommerse dai rifiuti.
Abbiamo ascoltato i soliti politici dire le solite ovvietà mentre rubavano i soldi del popolo. Abbiamo sentito i "soliti raccomandati" far la morale a chi ogni giorno lotta per restare a galla.
Abbiamo assistito al primo commissariamento di Giunta e Consiglio Comunale di un capoluogo di Provincia. Abbiamo visto Equitalia azzannare al collo piccoli imprenditori in difficoltà perché creditori disperati degli enti pubblici non hanno pagato tasse inique.
Abbiamo visto la FIAT provare a scappare dall'Italia dopo che l'Italia l'ha tenuta su per decenni con i contributi statali. E, dulcis in fundo, abbiamo atteso la fine del mondo annunciata dai Maya ma siamo ancora qui. La fine del mondo...
Caro 2013, crediamo che tutto ciò che l'Italia ha vissuto in questo ultimo anno sia abbastanza. A te il compito di sovvertire le sorti di un Paese che, da troppo tempo, manca di forza e coesione sociale. L'egoismo, l'individualismo, impera. La mano destra non sa cosa fa la sinistra e neppure se ne interessa. Questo Paese cambierà quando tutti capiranno che il nostro benessere deriva dal benessere del nostro prossimo. Queste feste natalizie sono e sono state il termometro del nostro declino: acquisti in picchiata e tavole più povere per pranzi e cene di festa, negozi vuoti e commessi tristi.
Non sarà un'ulteriore aumento della pressione fiscale a salvarci. Se ci sono stati sprechi, la responsabilità è di chi ha amministrato il denaro pubblico. È a costoro che dobbiamo chiedere il conto. Non possono metterci in croce per le loro nefandezze. Ricordiamolo quando, tra circa 2 mesi, andremo alle urne. L'unico lampo di luce del 2012 è arrivato dalla consultazione elettorale per la Regione Sicilia: circa il 50% si è astenuto e il resto ha scelto, in buona parte, il voto di protesta. Ricordiamo che il potere appartiene al popolo che delega dei rappresentanti per amministrarlo nell'interesse pubblico, non oligopolistico. Chiariamoci. No, non siamo pro-Grillo o grillini né facciamo campagna elettorale a chicchessia. Siamo per un cambiamento che deve arrivare dalla società italiana. Siamo per il senso del dovere, per il rispetto del prossimo, per le pari opportunità (non solo riferita alle donne) e per la meritocrazia. Perché è chi può e vuol dare qualcosa a questo Paese, in modo disinteressato, svolgendo con onestà e rettitudine il proprio lavoro, che deve andare avanti. Gli altri, si facciano cortesemente (ma anche scortesemente) da parte.
Caro 2013, noi di Italia Inchieste ti chiediamo questo. E che tu sia davvero, per tutti, un felice anno nuovo.

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