Benvenuto, caro 2013! Dal secondo
dopoguerra a oggi, sei certamente stato il "nuovo anno" tra i più
attesi, in Italia e nel mondo. Il tuo arrivo ha finalmente liberato tutti
dall'infausto 2012.
Abbiamo trascorso gli ultimi 365 giorni atterriti da spread,
crisi economiche, politiche e di Governo. Abbiamo visto l'Europa bacchettare
gli italiani e poi banchettare con le lobby economiche del Bel Paese. Siamo stati
tartassati da TG che, come cassandre, annunciavano nuovi tagli a spese e
servizi, tasse nuove o rincarate. Abbiamo assistito a proteste, sit-in,
scioperi, a chiusure di aziende e fabbriche.
Abbiamo visto i giovani deprimersi
per il loro utopico futuro e gli adulti togliersi la vita dopo aver perso
lavoro e dignità. Abbiamo visto gli ospedali chiudere e la povertà aumentare,
crollare strade e palazzi, città sommerse dai rifiuti.
Abbiamo ascoltato i soliti
politici dire le solite ovvietà mentre rubavano i soldi del popolo. Abbiamo sentito
i "soliti raccomandati" far la morale a chi ogni giorno lotta per
restare a galla.
Abbiamo assistito al primo commissariamento
di Giunta e Consiglio Comunale di un capoluogo di Provincia. Abbiamo visto
Equitalia azzannare al collo piccoli imprenditori in difficoltà perché
creditori disperati degli enti pubblici non hanno pagato tasse inique.
Abbiamo visto la FIAT provare a
scappare dall'Italia dopo che l'Italia l'ha tenuta su per decenni con i contributi
statali. E, dulcis in fundo, abbiamo atteso la fine del mondo annunciata dai
Maya ma siamo ancora qui. La fine del mondo...
Caro 2013, crediamo che tutto ciò
che l'Italia ha vissuto in questo ultimo anno sia abbastanza. A te il compito
di sovvertire le sorti di un Paese che, da troppo tempo, manca di forza e
coesione sociale. L'egoismo, l'individualismo, impera. La mano destra non sa
cosa fa la sinistra e neppure se ne interessa. Questo Paese cambierà quando
tutti capiranno che il nostro benessere deriva dal benessere del nostro
prossimo. Queste feste natalizie sono e sono state il termometro del nostro
declino: acquisti in picchiata e tavole più povere per pranzi e cene di festa,
negozi vuoti e commessi tristi.
Non sarà un'ulteriore aumento
della pressione fiscale a salvarci. Se ci sono stati sprechi, la responsabilità
è di chi ha amministrato il denaro pubblico. È a costoro che dobbiamo chiedere il
conto. Non possono metterci in croce per le loro nefandezze. Ricordiamolo
quando, tra circa 2 mesi, andremo alle urne. L'unico lampo di luce del 2012 è
arrivato dalla consultazione elettorale per la Regione Sicilia: circa il 50% si
è astenuto e il resto ha scelto, in buona parte, il voto di protesta. Ricordiamo
che il potere appartiene al popolo che delega dei rappresentanti per amministrarlo
nell'interesse pubblico, non oligopolistico. Chiariamoci. No, non siamo
pro-Grillo o grillini né facciamo campagna elettorale a chicchessia. Siamo per
un cambiamento che deve arrivare dalla società italiana. Siamo per il senso del
dovere, per il rispetto del prossimo, per le pari opportunità (non solo
riferita alle donne) e per la meritocrazia. Perché è chi può e vuol dare
qualcosa a questo Paese, in modo disinteressato, svolgendo con onestà e
rettitudine il proprio lavoro, che deve andare avanti. Gli altri, si facciano
cortesemente (ma anche scortesemente) da parte.
Caro 2013, noi di Italia Inchieste
ti chiediamo questo. E che tu sia davvero, per tutti, un felice anno nuovo.
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