“Ventitrè
infermieri degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria sono da anni utilizzati nei
vari reparti dell’Azienda senza aver mai sottoscritto un contratto. Una
situazione che oltre ad essere al di fuori della legge mortifica contratti e
regolamenti in tema di rapporto di lavoro”.
E’
quanto sottolinea il Segretario Questore del Consiglio regionale on. Giovanni
Nucera dopo aver incontrato una delegazione di lavoratori, che stamattina
protestava davanti all’ingresso degli Ospedali Riuniti, accompagnata dal rappresentante
sindacale, Nuccio Azzarà, della Uil-Sanità.
“Quella
che si sta verificando presso l’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria, ma che riguarda anche tanti
altri nosocomi della Regione, è davvero una situazione inconcepibile. Dopo anni
di lavoro, di presenza, professionalità e dedizione, questi lavoratori
rischiano di essere ora mandati a casa. In attesa di trovare le soluzioni
giuridiche più adatte – afferma l’on. Giovanni
Nucera – sarebbe necessario regolarizzare almeno le 23 posizioni di
questi lavoratori, ormai consolidate nei fatti.
Non è possibile che un servizio così importante all’interno dei vari
reparti sia messo in discussione e crei disagi e difficoltà ai malati e alla
stessa organizzazione della sanità”.
“Oggi
ho avuto modo di ascoltare le ragioni dei lavoratori in agitazione che ho
deciso di affiancare nella loro battaglia per i giusti diritti. Se entro fine
mese – anticipa Nucera – non sarà riconosciuta loro la proroga dei contratti,
mi rivolgerò al Prefetto della città, affinché decreti la precettazione di
questi lavoratori, per consentire loro di essere ammessi nelle rispettive
postazioni di lavoro, anche dopo il termine del 31 dicembre 2012, e per la
garanzia dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza così come definiti dai
protocolli regionali”.
“Sostenere la battaglia dell’intero comparto della sanità – conclude
Nucera – non solo deve rappresentare un bisogno sociale per garantire i giusti
diritti ai cittadini, ma anche la tranquillità ai lavoratori perché possano
continuare a vivere dignitosamente dopo anni di precariato e sacrifici.
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