DETRAZIONI PER I FIGLI, ECCO GLI AUMENTI
15 novembre 2012
L’emendamento sul fisco è stato depositato in commissione Bilancio, pronto per essere votato in maniera definitiva segnando finalmente una piccola svolta a favore delle famiglie, con l’aumento delle detrazioni per i figli a carico.
Rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri, infatti, la manovra non prevede più il tetto di 3.000 euro alle detrazioni né la franchigia di 250 euro sulle deduzioni che sarebbero scattati addirittura in maniera retroattiva sulle spese già effettuate quest’anno dai contribuenti. Cancellato anche l’aumento di un punto dell’Iva per l’aliquota ridotta del 10%, che grava su alcuni generi di largo consumo. Resta invece l’incremento sempre di un punto dell’aliquota Iva al 20% e soprattutto non verranno più ridotte di un punto le prime due aliquote Irpef come era stato appunto ipotizzato in un primo momento. «La scelta – spiega l’onorevole Gian Luca Galletti (Udc) – è stata quella di cercare di mirare meglio gli sconti sulle famiglie con figli, impegnando poco meno di 1 miliardo di euro per il 2013 e poco più di 2 miliardi per il biennio 2014-2015». L’emendamento prevede infatti l’aumento di 180 euro della detrazione-base per ogni figlio a carico. Attualmente la quota base è fissata a 800 euro l’anno, 900 euro se il bambino ha meno di 3 anni, che passano perciò rispettivamente a 980 e 1.080 euro l’anno. Si tratta però di una cifra “teorica”, perché la quota-base deve essere poi parametrata al reddito del singolo contribuente e cala al crescere del reddito stesso, fino ad azzerarsi.
La Consulta nazionale dei Caf ha calcolato i benefici per alcune tipologie di famiglia. Nei nuclei con un solo figlio, lo sconto andrà dagli 825 euro l’anno per i redditi annui pari a 15.000 euro fino ai 155 euro per i redditi familiari pari a 80.000 euro, con un aumento che va dal massimo di +152 euro per la fascia più bassa fino ai +28 euro per quella più alta. Con i nuovi parametri la detrazione si annulla per i redditi oltre i 95.000 euro in caso di un figlio, 110.000 con due figli e così in progressione di 15.000 euro per ogni figlio. Più vantaggi avranno quindi le famiglie numerose: per i redditi fino a 15.000 euro, infatti, lo sconto aggiuntivo vale 311 euro e con 4 figli la detrazione reale arriva a 3.500 euro l’anno, +643 euro sempre per la stessa fascia di reddito (vedi tabella sotto). Resta ovviamente il problema degli incapienti, cioè di coloro che non hanno un reddito tale da beneficiare delle detrazioni «ma per loro cercheremo di attingere al fondo di 900 milioni per le politiche sociali e la non autosufficienza», spiega ancora Galletti.
Positivo il commento del Forum delle associazioni familiari: «La novità del dato non sta tanto nel miglioramento in termini assoluti per ogni famiglia, anche se bisogna riconoscere che l’impegno complessivo è sicuramente importante, con una cifra stimata attorno a 1 miliardo di euro – spiega il presidente Francesco Belletti –. Ciò che ci sembra più virtuoso è la scelta di sostenere i carichi familiari con una misura tendenzialmente universalistica, assumendo cioè la prospettiva di investire sulla risorsa famiglia e sulle nuove generazioni, anziché cercare “categorie a rischio”. La consideriamo una primizia seria e affidabile di un orientamento che dovrà consolidarsi anche nei prossimi anni».
Rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri, infatti, la manovra non prevede più il tetto di 3.000 euro alle detrazioni né la franchigia di 250 euro sulle deduzioni che sarebbero scattati addirittura in maniera retroattiva sulle spese già effettuate quest’anno dai contribuenti. Cancellato anche l’aumento di un punto dell’Iva per l’aliquota ridotta del 10%, che grava su alcuni generi di largo consumo. Resta invece l’incremento sempre di un punto dell’aliquota Iva al 20% e soprattutto non verranno più ridotte di un punto le prime due aliquote Irpef come era stato appunto ipotizzato in un primo momento. «La scelta – spiega l’onorevole Gian Luca Galletti (Udc) – è stata quella di cercare di mirare meglio gli sconti sulle famiglie con figli, impegnando poco meno di 1 miliardo di euro per il 2013 e poco più di 2 miliardi per il biennio 2014-2015». L’emendamento prevede infatti l’aumento di 180 euro della detrazione-base per ogni figlio a carico. Attualmente la quota base è fissata a 800 euro l’anno, 900 euro se il bambino ha meno di 3 anni, che passano perciò rispettivamente a 980 e 1.080 euro l’anno. Si tratta però di una cifra “teorica”, perché la quota-base deve essere poi parametrata al reddito del singolo contribuente e cala al crescere del reddito stesso, fino ad azzerarsi.
La Consulta nazionale dei Caf ha calcolato i benefici per alcune tipologie di famiglia. Nei nuclei con un solo figlio, lo sconto andrà dagli 825 euro l’anno per i redditi annui pari a 15.000 euro fino ai 155 euro per i redditi familiari pari a 80.000 euro, con un aumento che va dal massimo di +152 euro per la fascia più bassa fino ai +28 euro per quella più alta. Con i nuovi parametri la detrazione si annulla per i redditi oltre i 95.000 euro in caso di un figlio, 110.000 con due figli e così in progressione di 15.000 euro per ogni figlio. Più vantaggi avranno quindi le famiglie numerose: per i redditi fino a 15.000 euro, infatti, lo sconto aggiuntivo vale 311 euro e con 4 figli la detrazione reale arriva a 3.500 euro l’anno, +643 euro sempre per la stessa fascia di reddito (vedi tabella sotto). Resta ovviamente il problema degli incapienti, cioè di coloro che non hanno un reddito tale da beneficiare delle detrazioni «ma per loro cercheremo di attingere al fondo di 900 milioni per le politiche sociali e la non autosufficienza», spiega ancora Galletti.
Positivo il commento del Forum delle associazioni familiari: «La novità del dato non sta tanto nel miglioramento in termini assoluti per ogni famiglia, anche se bisogna riconoscere che l’impegno complessivo è sicuramente importante, con una cifra stimata attorno a 1 miliardo di euro – spiega il presidente Francesco Belletti –. Ciò che ci sembra più virtuoso è la scelta di sostenere i carichi familiari con una misura tendenzialmente universalistica, assumendo cioè la prospettiva di investire sulla risorsa famiglia e sulle nuove generazioni, anziché cercare “categorie a rischio”. La consideriamo una primizia seria e affidabile di un orientamento che dovrà consolidarsi anche nei prossimi anni».
di Francesco Riccardi
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