La denuncia: dal water front di
Gallico a quello della Grecanica, passando per “il chilometro più imbrattato
d’Italia”, troppi interessi e troppi fallimenti
La proposta: spostare a
Saline Ioniche il Museo del Mediterraneo
Un
Lungomare della Reggio metropolitana. Un sogno antico che s’allontana sempre
più, un sogno infranto dalla dura realtà fotografata dal dossier Mare Monstrum
2012 di Legambiente. Quello che emerge puntualmente dal lavoro specialistico
degli ambientalisti del Cigno Verde non è la solita denuncia forestiera dei
fantomatici “nemici di Reggio”, tanto anonimi quanto facili da indicare al
pubblico disprezzo dalla propaganda istituzionale, ma un atto d’accusa con
tanto di nomi e cognomi che viene da chi ama queste terre e vorrebbe viverci in
armonia, senza essere costretto ad assistere allo scempio quotidiano, e spesso
irreversibile, delle bellezze di una Reggio che è stata “bella e gentile” ma
che oggi è sempre più sporca e volgare.
Una
occhiata rapida alle pagine del dossier ed emergono subito le criticità: il
nostro mare è malato, le coste inquinate, i depuratori non funzionano le città
in preda all’abusivismo edilizio. Soprattutto Reggio, tra le prime in Italia
nella speciale classifica degli immobili fantasma, cioè sconosciuti ai
sonnacchiosi e compiacenti catasti nostrani. Non è una novità: dalla ricerca
“Paesaggi e identità” curata dalla Regione Calabria nella passata legislatura,
dal rapporto della commissione d’inchiesta del consiglio comunale del 2009, e
dalla successiva inchiesta Urbanistica della procura di Reggio, emerge uno
spaccato inquietante, un partito traversale del cemento che aggrega poteri
forti, che ha gestito per anni e continua a gestire il mattone metropolitano
con particolare accanimento sulla fascia costiera.
Ecco
che la denuncia di Legambiente assume un significato ancora più profondo: dalla
bufala del waterfront, presto accantonato alle prime avvisaglie del naufragio
contabile, e dallo scempio del Lungomare Falcomatà, ormai il più imbrattato
chilometro d’Italia, passando per lo sventramento del Lungomare di Gallico, per
finire col progetto del waterfront di Saline Ioniche e dell’Area Grecanica, un
esempio di alternativa possibile che rischia di essere cancellato con un atto
d’imperio coloniale per far posto a una scellerata centrale a carbone. C’è un filo
che lega tutto ciò: c’è chi pensa a svendere città e cittadini in nome degli
affari, di un’area metropolitana che vuol dire cemento e speculazione invece
che valorizzazione ambientale e rilancio di un turismo che non sia di rapina.
E
invece c’è un’altra idea di una Reggio metropolitana: l’antico sogno di un polo
turistico urbano che va da Catona a Bocale e più su fino all’Area Grecanica da
un lato e a Scilla e Bagnara dall’altro. Un Lungomare attrezzato e aperto a
tutti, da vivere in armonia con l’ambiente, spostando magari a Saline quel
“Museo del Mediterraneo” previsto inopportunamente a Reggio. Dunque una
Corniche mediterranea che trasformerebbe davvero una città troppo provinciale
in un grande centro dalle ambizioni internazionali. Basta crederci.
Nicoletta Palladino, Presidente Circolo di Reggio Calabria
Cristina Riso, Segretaria Circolo di Reggio Calabria
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