Riceve cartella di Equitalia e si spara un colpo alla testa
5 maggio 2012
Riceve una cartella di Equitalia,
scrive una lettera di addio ai familiari e si spara un colpo alla testa.
E’ vivo ma in coma il settantenne Pietro Paganelli, titolare di una
officina nautica in via Fedro a Mergellina.
Secondo i primi accertamenti dei carabinieri e quanto ha raccontato suo figlio, ieri il padre era rimasto sconvolto dopo aver ricevuto l’avviso di pagamento dell’agenzia di riscossione per una somma di circa quindicimila euro. Stamattina è andato alla sua officina e si è sparato il colpo alla tempia con la pistola che aveva regolarmente denunciato.
“La dignità vale più della vita”. E’ quanto ha lasciato scritto su un biglietto Pietro Paganelli prima di spararsi un colpo di pistola alla testa. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, nello scorso ottobre il titolare dell’officina Pit Stop aveva ricevuto una cartella esattoriale di quindicimila euro. Aveva quindi provveduto a liberarsi della società a lui intestata e degli immobili, intestandoli a moglie e figlio.
Ma ieri il figlio aveva ricevuto la cartella di Equitalia per undicimila euro e, senza sapere del precedente, lo aveva detto al padre. Stamattina l’uomo ha detto alla famiglia che sarebbe andato a pescare, ma quando a casa hanno trovato le chiavi della barca e il cellulare hanno capito che qualcosa di grave era accaduto.
Il fratello dell’uomo, Umberto, parla di “debiti per 30 mila euro”. Secondo quanto raccontato dalla sorella dell’anziano, Paola Paganelli, “mesi fa ha ricevuto la prima cartella, esorbitante. Era stata determinata da un errore fatto, non da mio fratello, nella procedura di cessazione dell’attività”. “L’importo iniziale, in seguito ad un ricorso, era diminuito – ha aggiunto Paola – poi, però, sono arrivare altre cartelle”.
Sgomento anche Luca, il nipote di Paganelli. “L’ho incontrato circa 2 settimane fa – racconta davanti all’ospedale Loreto Mare dove lo zio è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto rianimazione – certo che anche con noi parlava delle sue difficoltà economiche, ognuno di noi riceve delle cartelle esattoriali. Ma nessuno di noi poteva mai pensare una cosa del genere”.
“Ama la vita mio zio – aggiunge – ama il mare. Sì, lui aveva ricevuto questa cartella esattoriale ma non era una persona depressa e davvero non ci aspettavamo che potesse accadere una cosa del genere”.
Secondo i primi accertamenti dei carabinieri e quanto ha raccontato suo figlio, ieri il padre era rimasto sconvolto dopo aver ricevuto l’avviso di pagamento dell’agenzia di riscossione per una somma di circa quindicimila euro. Stamattina è andato alla sua officina e si è sparato il colpo alla tempia con la pistola che aveva regolarmente denunciato.
“La dignità vale più della vita”. E’ quanto ha lasciato scritto su un biglietto Pietro Paganelli prima di spararsi un colpo di pistola alla testa. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, nello scorso ottobre il titolare dell’officina Pit Stop aveva ricevuto una cartella esattoriale di quindicimila euro. Aveva quindi provveduto a liberarsi della società a lui intestata e degli immobili, intestandoli a moglie e figlio.
Ma ieri il figlio aveva ricevuto la cartella di Equitalia per undicimila euro e, senza sapere del precedente, lo aveva detto al padre. Stamattina l’uomo ha detto alla famiglia che sarebbe andato a pescare, ma quando a casa hanno trovato le chiavi della barca e il cellulare hanno capito che qualcosa di grave era accaduto.
Il fratello dell’uomo, Umberto, parla di “debiti per 30 mila euro”. Secondo quanto raccontato dalla sorella dell’anziano, Paola Paganelli, “mesi fa ha ricevuto la prima cartella, esorbitante. Era stata determinata da un errore fatto, non da mio fratello, nella procedura di cessazione dell’attività”. “L’importo iniziale, in seguito ad un ricorso, era diminuito – ha aggiunto Paola – poi, però, sono arrivare altre cartelle”.
Sgomento anche Luca, il nipote di Paganelli. “L’ho incontrato circa 2 settimane fa – racconta davanti all’ospedale Loreto Mare dove lo zio è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto rianimazione – certo che anche con noi parlava delle sue difficoltà economiche, ognuno di noi riceve delle cartelle esattoriali. Ma nessuno di noi poteva mai pensare una cosa del genere”.
“Ama la vita mio zio – aggiunge – ama il mare. Sì, lui aveva ricevuto questa cartella esattoriale ma non era una persona depressa e davvero non ci aspettavamo che potesse accadere una cosa del genere”.
di Irene De Arcangelis
fonte: repubblica.it
fonte: repubblica.it
Casting-truffa, si muove l’Antitrast: multate le società venditrici di sogni
5 maggio 2012
L’Antitrust contro la fabbrica delle
illusioni. Il Garante della concorrenza e del mercato accende i
riflettori sulle centinaia di agenzie di casting che promettono tutto e
non garantiscono nulla. Tre le società multate negli ultimi mesi. In
ballo un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro l’anno, tra corsi di
formazione, book fotografici e quote d’iscrizione. La torta è grossa:
ben 110.000 italiani affidano oggi i propri sogni ai database di queste
agenzie. “L’inchiesta di Repubblica – spiega il presidente
dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella – conferma la determinazione
dell’Autorità a colpire questi venditori di sogni. Chi specula sulle
speranze dei giovani e delle loro famiglie non può restare impunito. Noi
faremo la nostra parte, ma occorre che le vittime di queste pratiche
scorrette denuncino con prontezza anche attraverso le associazioni dei
consumatori”.
Tre le società colpite dal Garante con
una multa complessiva di oltre 50mila euro: New Line Diffusion, Mediaone
Italia e Top Production. La prima agenzia (multa da 10.500 euro),
pubblicizzandosi via posta e internet, prometteva un casting per
l’inserimento nel mondo dello spettacolo “senza spiegare con chiarezza
che l’attività svolta era un corso di formazione a pagamento, né forniva
informazioni sulle caratteristiche di tale corso (dal costo di 6mila
euro)”. Dalla documentazione acquisita dall’Antitrust non risulta poi
dimostrata alcuna disponibilità di “una rete stabile di contatti con
imprese operanti nel mondo della moda o dello spettacolo”. Nel caso
della Mediaone Italia (multa da 30mila euro) il Garante si è mosso su
denuncia di Adiconsum Marche.
L’agenzia promuoveva la partecipazione gratuita a una selezione per aspiranti fotomodelli, comparse televisive, ballerini e cantanti. “In realtà a coloro che si presentano nelle località indicate per la selezione viene proposto un corso di formazione del costo di 4.200 euro, con sottoscrizione del relativo contratto, previo versamento di 250 euro a titolo di parziale rimborso spese”. A segnalare il caso della Top Production (multa: 10mila euro) è stata invece la Rai. La società pubblicizzava una manifestazione canora chiamata “Oltre la musica” finalizzata alla selezione di giovani talenti che avrebbero dovuto partecipare a un evento finale: il “Gran Galà”. Secondo quanto indicato, la serata sarebbe stata trasmessa su Rai 2. In realtà è emerso che “la Rai non ha mai avuto rapporti commerciali con la Top Production, né ha fornito autorizzazioni all’utilizzo del proprio marchio, né tanto meno aveva in previsione di trasmettere il “Gran Galà” su Rai2″. Resta una regola per evitare fregature: non pagare mai un euro in anticipo. Perché le agenzie serie guadagnano solo in un modo: prendono una percentuale sui lavori effettivamente trovati.
L’agenzia promuoveva la partecipazione gratuita a una selezione per aspiranti fotomodelli, comparse televisive, ballerini e cantanti. “In realtà a coloro che si presentano nelle località indicate per la selezione viene proposto un corso di formazione del costo di 4.200 euro, con sottoscrizione del relativo contratto, previo versamento di 250 euro a titolo di parziale rimborso spese”. A segnalare il caso della Top Production (multa: 10mila euro) è stata invece la Rai. La società pubblicizzava una manifestazione canora chiamata “Oltre la musica” finalizzata alla selezione di giovani talenti che avrebbero dovuto partecipare a un evento finale: il “Gran Galà”. Secondo quanto indicato, la serata sarebbe stata trasmessa su Rai 2. In realtà è emerso che “la Rai non ha mai avuto rapporti commerciali con la Top Production, né ha fornito autorizzazioni all’utilizzo del proprio marchio, né tanto meno aveva in previsione di trasmettere il “Gran Galà” su Rai2″. Resta una regola per evitare fregature: non pagare mai un euro in anticipo. Perché le agenzie serie guadagnano solo in un modo: prendono una percentuale sui lavori effettivamente trovati.
Fonte: repubblica.it
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