Le recentissime novità investigative, emerse grazie all’encomiabile attività della Guardia di Finanza svolta di concerto con la DDA di Reggio Calabria, ci hanno consentito di conoscere la reale e dettagliata composizione societaria della Multiservizi, la famigerata società mista del Comune di Reggio Calabria. Un’indagine certosina che ha, inequivocabilmente, dimostrato che il presunto prestanome della cosca della ‘ndrangheta Tegano, Giuseppe Rechichi, attualmente in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, è, da sempre e ininterrottamente senza alcuna sosta, tra i soci della Multiservizi, poichè non è mai uscito dalla plancia di comando della società medesima. La Guardia di Finanza ha, infatti, scoperto l’esistenza di una scrittura privata, con la quale la formale uscita del citato Rechichi dalla compagine societaria della Multiservizi era soltanto un escamotage. Un espediente, ben congegnato, per tentare di celare l’effettiva verità. Un artificio, costruito scientemente nel lontano 2004, finalizzato a coprire la pericolosa situazione in cui, all’epoca, si venne a trovare il Rechichi. Infatti, Rechichi, per una serie di vicende, non era in condizione di ottenere l’indispensabile certificazione antimafia e, quindi, onde evitare eventuali conseguenze che sarebbero derivate alla stessa Multiservizi, si pensò di inventare uno stratagemma di alchimia societaria.
Un tentativo, smascherato dagli investigatori, di trasformare, metaforicamente, il Rechichi in un modernissimo sommergibile della “flotta Multiservizi”: sempre vicino e presente negli affari e nella gestione, ma ufficialmente invisibile o fantasma. Una ben studiata e finissima strategia condivisa che evidenzia la piena consapevolezza di tutti i protagonisti della vicenda, nessuno escluso, in un disegno teso a coprire la presenza di un socio che, secondo le indagini della DDA, sarebbe il prestanome della ‘ndrangheta nella Multiservizi. Quindi, invece, di denunciare alle Autorità la presenza delle cosche mafiose, i soci, secondo le risultanze investigative, si inventarono una scappatoia per mantenere in vita il sodalizio con il presunto prestanome dei Tegano: una follia enorme e un fatto di una gravità eccezionale.
Il Comune di Reggio è, quindi, nei fatti, in società con la ‘ndrangheta nella Multiservizi.
La scoperta investigativa fa, quindi, sciogliere come neve al sole, le incaute affermazioni che, dopo l’arresto di Rechichi, rilasciò l’Amministratore delegato e Direttore generale della Multiservizi, Paolo Vazzana, il quale, sostenne pubblicamente che il Rechichi non fosse assolutamente un socio della Multiservizi, ma semplicemente il “direttore operativo”(sic).
Tenuto conto dei puntuali accertamenti della Guardia di Finanza si può tranquillamente affermare che le gravissime dichiarazioni di Vazzana siano state alquanto improvvide e decisamente preoccupanti poiché la verità, come dimostrato dagli inquirenti, è una sola: la ‘ndrangheta fa parte a pieno titolo nella Multiservizi.
La situazione è, quindi, di assoluta emergenza: le società miste, come ripetiamo da mesi, sono un putrido letamaio. Questo nuovo episodio che riguarda la Multiservizi evidenzia la tragica realtà di Reggio Calabria che supera, di gran lunga, anche la più sfrenata fantasia.
Tutto ciò accade nell’assordante generalizzato silenzio (complice???). Un silenzio,in primis, del sindaco Arena che non ha sentito il dovere morale di assumere un’iniziativa finalizzata a porre fine a questo andazzo assurdo e vergognoso.
In tal senso, l’unica soluzione che il Comune di Reggio Calabria dovrebbe rapidamente adottare rapidamente è quella di salvaguardare tutti i posti di lavoro, nessuno escluso, e, un attimo dopo, uscire dalle società miste, Multiservizi in primis. Siamo consapevoli che la giunta Arena non farà nulla e, pertanto, ci appelliamo, ancora una volta, al Ministro dell’Interno, dott.ssa Anna Maria Cancellieri affinché assuma un provvedimento straordinario per riportare la legalità nella città e nel Comune di Reggio Calabria.
Cosa altro deve accadere per smuovere i palazzi del potere e mettere fine a questo spettacolo giocato con la pelle e, soprattutto, con il futuro di Reggio e della Calabria?
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