(ANSA) - LOCRI (REGGIO CALABRIA), 15 SET - Aveva ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari per una grave forma di anoressia Antonio Pelle, il boss di San Luca, evaso dall'ospedale di Locri. A certificare la sua incompatibilita' con il regime carcerario era stato un perito nominato dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria che poi, nel luglio scorso, gli aveva confermato la condanna a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa inflittagli dal gup di Reggio nell'ambito del procedimento Fehida contro le cosche Pelle-Vottari e Nirta-Strangio. Secondo il perito, in una prima fase l'anoressia era stata autodeterminata, cioe' il detenuto rifiutava il cibo volontariamente, ma successivamente la malattia si era aggravata e si era manifestata nella forma classica. ''Era ridotto ad uno scheletro'' si ricorda oggi in ambienti inquirenti. Da qui la conclusione dell'incompatibilita' con il carcere e la concessione da parte della Corte d'assise d'appello, ad aprile scorso, degli arresti domiciliari. Che le sue condizioni fossero comunque gravi lo testimonierebbe il fatto che in alcune udienze in Corte d'appello per l'accusa di detenzione di stupefacenti relativa alla piantagione di canapa indiana trovata nel suo covo al momento dell'arresto, Pelle era stato portato in barella. Il processo per questo reato avrebbe dovuto riprendere il 29 ottobre prossimo.
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