Giudice del lavoro di Livorno solleva la questione di legittimità della norma quando prevede la decurtazione dello stipendio per i primi 10 giorni di malattia dei dipendenti pubblici
“Di fatto la malattia diventa un ‘lusso’ che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”. Il giudice del lavoro di Livorno Jacqueline Monica Magi ha sollevato con un’ordinanza la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 71 della legge 133/2008, la legge cosiddetta Brunetta, che prevede per i dipendenti pubblici una decurtazione dello stipendio per i primi 10 giorni di malattia.
L’ordinanza è del 5 agosto ma è stata resa nota oggi da Unicobas della Toscana che tramite l’avvocato Claudio Altini assiste 50 tra docenti e lavoratori Ata della provincia di Livorno, alcuni dei quali avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia, che hanno fatto ricorso al tribunale, sollevando eccezione di costituzionalità poi accolta. Secondo il segretario toscano di Unicobas Claudio Galatolo, “è la prima pronuncia in Italia. E’ la dimostrazione che lottare per i propri diritti alla fine paga”.
Per il giudice la norma presenta profili di incostituzionalità con riferimento agli articoli 3, 32, 36 e 38 della Costituzione. In particolare, riguardo all’articolo 3, nell’ordinanza si rileva “un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato”. Sul “diritto alla salute”di cui all’articolo 32 la norma “crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando così un vulnus a se stesso e al Paese”. Con riferimento all’articolo 36 in sostanza con la decurtazione il guadagno, “dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa”. “Privare durante la malattia un lavoratore di parte dello stipendio e della retribuzione globale di fatto – scrive infine il giudice con riferimento all’articolo 38 – integra esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro”.
L’ordinanza è del 5 agosto ma è stata resa nota oggi da Unicobas della Toscana che tramite l’avvocato Claudio Altini assiste 50 tra docenti e lavoratori Ata della provincia di Livorno, alcuni dei quali avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia, che hanno fatto ricorso al tribunale, sollevando eccezione di costituzionalità poi accolta. Secondo il segretario toscano di Unicobas Claudio Galatolo, “è la prima pronuncia in Italia. E’ la dimostrazione che lottare per i propri diritti alla fine paga”.
Per il giudice la norma presenta profili di incostituzionalità con riferimento agli articoli 3, 32, 36 e 38 della Costituzione. In particolare, riguardo all’articolo 3, nell’ordinanza si rileva “un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato”. Sul “diritto alla salute”di cui all’articolo 32 la norma “crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando così un vulnus a se stesso e al Paese”. Con riferimento all’articolo 36 in sostanza con la decurtazione il guadagno, “dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa”. “Privare durante la malattia un lavoratore di parte dello stipendio e della retribuzione globale di fatto – scrive infine il giudice con riferimento all’articolo 38 – integra esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro”.
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